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prigioniero giapponese isis tiene la foto del compagno decapitato
E' stato decapitato uno dei due ostaggi giapponesi nelle mani dell'Isis. Lo riferisce il Site, il sito Usa di monitoraggio dei jihadisti sul web. La vittima è Haruna Yukawa. Il Site riferisce di un video dove il secondo ostaggio, Kenji Goto Jogo, mostra l'immagine dell'esecuzione e implora per la sua vita presentando le nuove richieste dell'Isis.
"Guardate la foto del mio compagno di prigionia Haruna massacrato nella terra dell'Isis. Eravate stati avvertiti". Queste le parole pronunciate dal giornalista Kenji Goto Jogo, il secondo ostaggio giapponese ancora in vita nel video di cui riferisce il Site. L'ostaggio ucciso era un contractor. Nel video, che dura due minuti e 56 secondi, Kenji Goto Jogo presenta la nuova richiesta dei suoi rapitori: il rilascio di "Sajida al-Rishawi" in carcere in Giordania.
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ULTIMATUM SCADUTO
L'ultimatum sul pagamento di 200 milioni di dollari per il rilascio è scaduto. L'avviso online sull'inizio del "conto alla rovescia" per la loro messa a morte, postato da "un gruppo vicino all'Isis" su un forum popolare tra militanti e simpatizzanti islamici usato già in altre occasioni, rileva il ministero degli Esteri, aveva alimentato altra angoscia sulla vicenda.
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L'esecutivo nipponico "continua a lavorare alla liberazione e la situazione è ancora difficile", dice il portavoce Yoshihide Suga, al termine di una giornata ad altissima tensione aperta dall'appello disperato di Junko Ishido, madre del giornalista freelance Goto. "Kenji non è nemico dello Stato islamico", dice la donna spesso interrotta da un pianto composto, in un incontro con la stampa internazionale dopo il rilascio della dichiarazione in cui chiede al governo di Tokyo "di salvare la vita di Kenji", dato che "il tempo a disposizione sta scadendo". Descrive il figlio, 47 anni, come una persona con "un forte senso della giustizia" e che era entrato in una delle roccaforti dello Stato islamico a ottobre alla ricerca di Haruna Yukawa, 42 anni, l'altro ostaggio.
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"Sono giorni di pianto e pieni di tristezza", continua, ricordando che "la moglie di Kenji ha dato alla luce un bambino circa due settimane fa". Nella dichiarazione, la donna "si scusa profondamente con il popolo e il governo del Giappone, così come con altre persone di altri paesi, per quanto riguarda i problemi causati da Kenji" che ricorda come "un bambino con cuore gentile. Era solito dire che 'voleva salvare i bambini nelle zone di guerra' ed era sincero nel riferire le questioni sulla guerra. Alla gente dello Stato islamico: Kenji non è un nemico, vi prego di rilasciarlo". Ribadisce che il Giappone ha promesso "di non combattere una guerra come previsto dall'art.9 della Costituzione. Il Paese non è in guerra da 70 anni e non è nemico dei Paesi islamici, ha sempre avuto relazioni amichevoli con loro". E' "l'unico paese ad aver subito un bombardamento atomico con decine di migliaia di morti a Hiroshima e a Nagasaki quando gli Usa sganciarono gli ordigni. Abbiamo così poco tempo a disposizione. Al governo giapponese: vi prego, salvate la vita di Kenji".
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La comunita' musulmana di Tokyo, all'indomani della nota di solidarieta', ha pregato per il rilascio dei due ostaggi: circa 600 persone si sono riunite al Tokyo Camii, una delle più grandi moschee sul territorio nipponico, per ribadire che l'Islam "non tollera violenza e persecuzioni". Anzi, "l'uccisione di persone senza motivi giustificati è l'uccisione di tutta l'umanità". Pur se restano da chiarire aspetti del video sull'ultimatum di 72 ore per pagare il riscatto e sull'avviso del "conto alla rovescia" (nel messaggio si dice che il premier Shinzo Abe "sta ancora mentendo" e che "non ci sarà pietà per gli ostaggi"), il Giappone lavora a tutto campo contattando gli alleati (inclusa una telefonata tra il ministro degli Esteri Kishida e quello italiano Gentiloni) e puntando a risolvere la crisi avendo ad Amman, in Giordania, la sede operativa nell'area.
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IL DRAMMATICO APPELLO DI UNA MADRE - Junko Ishido, madre di Kenji Goto, uno dei due ostaggi in mano ai militanti dell'Isis, ha lanciato un appello per il suo rilascio in vista della scadenza dell'ultimatum sul pagamento del riscatto di 200 milioni di dollari. "Kenji non è nemico dello Stato islamico", ha detto la donna incontrando la stampa internazionale dopo aver rilasciato una dichiarazione in cui chiede al governo nipponico "di salvare la vita di Kenji. Il tempo a disposizione sta scadendo".
"Kenji - ha aggiunto la donna con commozione - ha un forte senso della giustizia" riferendosi al figlio giornalista, freelance di 47 anni, che "voleva salvare la vita dei bambini nelle zone di guerra" e che era entrato in una delle roccaforti dello Stato islamico a ottobre alla ricerca di Haruna Yukawa, 42 anni, l'altro ostaggio giapponese. "Sono giorni di pianto e pieni di tristezza", ha aggiunto, ricordando che "la moglie di Kenji ha dato alla luce un bambino circa due settimane fa". Nella dichiarazione, la donna "si scusa profondamente con il popolo e il governo del Giappone, così come con altre persone di altri paesi, per quanto riguarda i problemi causati da Kenji" e ricorda che "Kenji era un bambino con un cuore gentile da quando era piccolo. Era solito dire che 'voleva salvare i bambini nelle zone di guerra' ed era sincero nel riferire le questioni sulla guerra. Alla gente dello Stato islamico: Kenji non è un nemico, vi prego di rilasciarlo".
isis e giappone a ruoli invertiti
Il Giappone è un Paese che ha promesso "di non combattere una guerra come previsto dall'art.9 della Costituzione. Il Paese non è in guerra da 70 anni e non è nemico dei Paesi islamici, ha sempre avuto relazioni amichevoli con loro". Il Giappone, infine, "è l'unico paese ad aver subito un bombardamento atomico con decine di migliaia di persone morte a Hiroshima e a Nagasaki quando gli Stati Uniti sganciarono gli ordigni. Abbiamo così poco tempo a disposizione. Al governo giapponese: vi prego, salvate la vita di Kenji".
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