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1 - PARADISE PAPERS: L'ESPRESSO, 'LISTA SEGRETA' DEGLI ITALIANI
(ANSA) - Imprenditori, manager di grandi aziende, ricchi uomini d'affari. Avvocati e consulenti fiscali, che potrebbero agire in proprio oppure come fiduciari per conto di clienti che non vogliono comparire. Ma anche nobili, possidenti, sacerdoti, commissari giudiziari. E perfino piccoli artigiani o commercianti. Sono i primi nomi degli italiani nei Paradise Papers, i documenti riservati dei paradisi fiscali, pubblicati da L'Espresso nella versione online.
Sono soggetti registrati dallo studio Appleby - al centro della grande fuga di notizie ottenute dal consorzio giornalistico Icij - come azionisti o dirigenti di società offshore. In alcuni casi nei documenti delle Bermuda o di altri paradisi fiscali c'è solo un nome e un generico riferimento alla cittadinanza: Italy. Il settimanale pubblica l'elenco 'segreto' solo con i nomi delle persone che ha potuto 'identificare con certezza, confrontando i dati registrati da Appleby con le visure societarie italiane'.
Ma promette che la lista, nelle prossime settimane, 'si arricchirà di altri nomi', che al momento sta verificando. L'elenco è diviso per nome e cognome, città di provenienza, incarico, società e nazione in cui sono detenuti i conti offshore: dall'Isola di Man a Bermuda, da Jersey alle Cayman.
Fra i 'big' presenti nella lista Andrea Bonomi, presidente di Investindustrial; la famiglia Crociani (Camilla, Cristiana, Edoarda) della galassia Vitrociset; Marco Drago, presidente del Cda di De Agostini, controllata dalla 'sua' B&D Holding; Carlo Grosso e Federico Ceretti, finiti con la loro Fim dallo scandalo Madoff; numerosi Padulli, dal conte Luca Rinaldo Contardo azionista di Moleskine, a Eugenia Isabella e Luigi di Reale Compagnia Italiana, fino a Maria Maddalena e Maria Vittoria attive nel comparto finanziario. C'e' anche Umberto Silvestri, ex presidente di Telecom negli anni '90 pre-privatizzazione.
2 - PARADISE PAPERS: LEGIONARI CRISTO, NON ABBIAMO NULLA OFFSHORE
(ANSA) - In questo momento la "Legione di Cristo non possiede società offshore né possiede risorse in società offshore. Le società, alle Bermuda, Panama, Jersey e Virgin Islands, a cui articoli giornalistici fanno riferimento, sono state create ai tempi in cui padre Marcial Maciel è stato direttore generale e poi sono state chiuse". E' quanto afferma una nota dei Legionari di Cristo, replicando a notizie in merito alle società offshore. Padre Maciel, fondatore della congregazione, al centro di un lungo processo, portato a termine per iniziativa di Ratzinger, con accuse di aver avuto figli da più donne, molestato seminaristi, aver fatto fatto uso di droga.
I Legionari spiegano che "le società offshore che hanno avuto qualche relazione con la Congregazione o con i suoi membri, sono state gestite nel rispetto della legalità e non sono state società di comodo usate per attività illecite".
L'accusa secondo cui "oltre 300 milioni di dollari ogni anno sono stati canalizzati attraverso International Volunteer Services è falsa. Tale società non ha mai avuto fondi economici. La società offshore Oak Management Ltd che gestiva la raccolta di quote per le accademie internazionali è stata chiusa.
Le istituzioni, opere o attività promosse dalla Legione hanno, oggi, società che consentono di operare nel rispetto della legge vigente in quei paesi in cui svolgono la missione pastorale", prosegue la nota. Le opere educative che hanno relazioni con la Congregazione "agiscono con trasparenza, sono sottoposte ad audit e rispettano le disposizioni legali e fiscali dei rispettivi paesi. Non hanno relazioni né fanno operazioni con società offshore".
La Legione di Cristo è nata in Messico e si è "sviluppata in modo tale che la sua attività si estende in oltre venti paesi. Nel corso di questi anni, c'è stata solidarietà tra alcuni luoghi e altri per favorire lo sviluppo della missione. Negli anni '90, c'è stata una forte crescita dei centri educativi. A partire dall'anno 2000, gli investimenti sono stati fatti ricorrendo, in alcuni casi, a finanziamenti bancari".
Dopo la visita apostolica, disposta da Benedetto XVI, a seguito della vicenda di padre Maciel, il governo della congregazione è stato affidato al Delegato pontificio, card. Velasio De Paolis. Durante quel periodo, dal 2010 al 2014, si è costituita la Commissione per lo studio e la revisione della situazione economica della Congregazione. La relazione dalla Commissione (presentata nel 2014) ha sottolineato che "non sono state trovate malversazioni di denaro o altre irregolarità nella revisione contabile annuale", spiegando che "il primo aspetto urgente di cui occuparsi" era la "riduzione del debito bancario, risultato di diversi fattori: l'espansione troppo rapida delle opere della Congregazione, la crisi immobiliare mondiale e la riduzione delle donazioni.
In alcuni paesi il debito ammonta a una somma elevata, però è ancora gestibile con le entrate e i beni della Congregazione". D'altra parte, la Commissione ha segnalato la "necessità, e questo sarà compito del prossimo governo generale, di aggiustare e semplificare la struttura amministrativa per incoraggiare la responsabilità dei superiori territoriali, dei superiori locali, di entrambi i rami di membri consacrati del Regnum Christi e dei direttori delle opere di apostolato.
Il Capitolo generale, come autorità suprema della Congregazione, ha avuto a sua disposizione anche l'ampia e dettagliata documentazione preparata dall'amministratore generale e le relazioni degli audit interni ed esterni delle operazioni finanziarie della Congregazione in tutto il mondo", conclude la nota.
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