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1. PARIGI VIETA GLI SPETTACOLI DEL COMICO ANTISEMITA
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
Il ministro dell'Interno Manuel Valls ha emanato ieri pomeriggio una circolare in cui raccomanda ai sindaci e ai prefetti francesi di valutare se, tenuto conto delle esigenze di ordine pubblico, non sia il caso di vietare gli spettacoli teatrali di Dieudonné. E pochi minuti dopo il sindaco di Bordeaux Alain Juppé, già premier, ministro degli Esteri e padre nobile del centrodestra francese, è stato il primo a proibire l'esibizione prevista per il 26 gennaio.
Questo giovedì la tournée dovrebbe cominciare a Nantes, ma è quasi certo che anche lì le autorità locali seguiranno l'invito del governo. Anni di condanne per incitamento all'odio razziale e di multe salate non sono riuscite a fermare finora l'uomo che ha cominciato come comico popolare (nel 2001 recita con Monica Bellucci nel kolossal francese Asterix e Cleopatra ) per diventare poi un agitatore antisemita che riunisce e sfrutta tutti gli odi: contro gli ebrei, contro i francesi ex colonizzatori, contro gli americani, contro gli storici dell'Olocausto, contro i governi che a suo dire hanno organizzato l'11 settembre e via delirando.
Giustamente messo ai margini, Dieudonné si è ricavato un successo da «maledetto» riempiendo regolarmente i teatri e giocando a fare il perseguitato. Da un lato Dieudonné ha costruito un sistema finanziario che gli consente di figurare come nullatenente e quindi di non pagare le ammende, dall'altro fa soldi con i suoi spettacoli pieni di insulti e con la vendita di Dvd.
La sua ultima trovata è la «quenelle», una specie di saluto nazista alla rovescia, eseguito di recente allo stadio più o meno per incoscienza dal campione di calcio Anelka dopo un gol, e con maggiore consapevolezza da centinaia di persone - guarda caso - davanti alle sinagoghe, nei cimiteri ebraici, all'ingresso dei campi di concentramento, in un triste sbeffeggio al mondo che, naturalmente, Dieudonné e i suoi seguaci descrivono come dominato dal «pensiero unico» e dal «politicamente corretto».
Il ministro Valls sembra voler affrontare una volta per tutte il problema Dieudonné, smontando per prima cosa il meccanismo finanziario che gli permette di ignorare le condanne; poi, proibendo gli spettacoli, che non hanno più niente di comico ma sono i comizi di un politico pericoloso. Il rischio però è che Dieudonné usi la messa al bando per diventare ancora più affascinante, ancora più attraente perché antisistema. I suoi spettacoli sono ignobili, ma la censura potrebbe ancora una volta fare il suo gioco, rendendogli più facile recitare la parte del martire.
2. ANTISEMITA, RAZZISTA E POLITICAMENTE SCORRETTO DIEUDONNÃ, L'UOMO CHE LA FRANCIA VUOLE PROIBIRE
Anais Ginori per "la Repubblica"
I biglietti per i prossimi spettacoli sono già esauriti. Il Théâtre de la Main d'or, dietro a Bastille, ha chiuso le vendite. «Ci saranno nuove date» promette un funzionario della biglietteria. Nella sala parigina in cui si esibisce abitualmente Dieudonné M'bala M'bala c'è un bar, "Hezbollah Club", nel quale si può ordinare un cocktail "Mahmud", in onore all'ex presidente iraniano Ahmadinejad. Sono in vendita magliette e spille "Boycott Israel", mentre un cartello invita a fare donazioni per pagare la sanzione di un tribunale francese contro la canzone "Shoananas", parodia intorno all'Olocausto.
Lo show non dovrebbe andare avanti. Almeno così ha deciso il ministro dell'Interno Manuel Valls, pronto a diramare una circolare a prefetti e sindaci per chiedere di bloccare la tournée del nuovo show Le Mur dell'umorista meno divertente del momento. Una censura giustificata da «questioni di ordine pubblico», spiega il governo. In passato, altri ricorsi contro la produzione di Dieudonné per "istigazione all'odio razziale" o "negazione di crimini contro l'umanità ", sono stati respinti dalla giustizia in nome della libertà di espressione.
Nel lungo monologo, Dieudonné racconta di apprezzare il maresciallo Pétain, che collaborò con i nazisti, riproponendo il solito attacco contro la «lobby ebraica» che vuole «governare il mondo». E conclude: «Io piscio sul Muro del Pianto».
La prima tappa della tournée è prevista a Nantes, giovedì sera. Serge e Beate Klarsfeld, la mitica coppia di cacciatori di nazisti, hanno annunciato una manifestazione contro lo spettacolo. Chissà se il governo riuscirà finalmente a fermare il "buffone patetico", come lo ha definito la ministra della Giustizia, Christiane Taubira. Ma Dieudonné è qualcosa di più. à lo spettro di un antisemitismo moderno e ridanciano, che va a risvegliare i peggiori istinti in un paese che ha conosciuto l'affaire Dreyfus.
Quarantasette anni, figlio di una madre bretone e un padre camerunese, cresciuto nella banlieue parigina, il comico ha cominciato la sua carriera in coppia con l'amico d'infanzia Elie Semoun, ebreo con origini marocchine. Negli Anni â80 avevano inventato due personaggi antitetici: Bokassa, nero un po' ignorante, e Cohen, giovane ebreo molto sicuro di sé. I due amici si separano per ragioni economiche nel 1997.
Intorno alla sua verve antisemita, Dieudonné ha costruito un piccolo impero ora in mano alla moglie, la produttrice Noémie Montagne, madre di quattro dei suoi
sette figli. à lei, bianca e di classe media francese, come tanti spettatori paganti, a finanziare gli spettacoli che teorizzano una sorta di supremazia dei neri, accusando gli «ebrei negrieri» di essere stati prima «oppressori» e ora «neocolonialisti».
Mischiando ironia, falsi storici e rivendicazioni politiche, Dieudonné è stato persino candidato, all'inizio degli anni Duemila, in una lista dei Verdi. L'abbaglio di certa gauche si è poi infranto davanti alla svolta "iraniana" di Dieudonné, diventato aperto sostenitore di Hezbollah e Ahmadinejad, che ha incontrato più volte, in nome della comune battaglia "antisionista". All'ex presidente iraniano ha anche dedicato un film.
In un'altra pellicola, Teheran Times, Dieudonné ha fatto recitare lo storico negazionista Robert Faurisson. La maschera del comico è servita a sdoganare personaggi e idee di estrema destra, come le tesi del saggista Alain Soral, già amico di Jean-Marie Le Pen. Soral e Dieudonné si sono candidati insieme alle europee del 2009, con la "Lista antisionista". Sul manifesto esibivano la "Quenelle", il saluto nazista alla rovescia, ora ripreso in tanti video e adottato anche da alcuni calciatori, come Nicolas Anelka. Di provocazione in provocazione, Dieudonné ha messo finora in scacco la République, e i suoi valori.
3. IL DIRETTORE DI "LIBÃRATION" NICOLAS DEMORAND: "RISCHIAMO DI FARE ALTRA PUBBLICITÃ ALLE SUE IDEE"
Anais Ginori per "la Repubblica"
«Siamo finiti in una trappola. Se non facciamo nulla siamo considerati dei vigliacchi, ma se agiamo incrementiamo la pubblicità alle idee terribili di Dieudonné». Nicolas Demorand, direttore editoriale di Libération, vede i pericoli della censura che sta per abbattersi sul nuovo spettacolo dell'umorista francese.
Vietare o non vietare lo show?
«Si potrebbe seguire la tradizione anglosassone secondo cui è meglio non vietare un iniziativa culturale e politica, combattendola invece con la forza degli atti e delle parole. Pensare di risolvere tutto con delle leggi, che pure ci sono, non risolve tutto. Abbiamo già purtroppo visto che i ricorsi in giustizia non hanno finora fermato Dieudonné».
Sbaglia il ministro Manuel Valls?
«Ha ragione nel voler tracciare una linea rossa per definire ciò che è inaccettabile dire in una democrazia. Ci sono dei valori che vanno difesi. E' successo anche in altri casi, per esempio quando Jean-Marie Le Pen ha fatto dichiarazioni negazioniste sulle camere a gas. Ma non illudiamoci che basti».
Il successo di Dieudonné è il segnale di una recrudescenza dell'antisemitismo?
«Se dobbiamo giudicare dalle battute dell'umorista, e dal seguito che hanno in un certo pubblico, possiamo temere che questa immondizia intellettuale sia stata in qualche modo sdoganata. Un pericolo c'è. Dietro al paravento delle critiche al sionismo, Dieudonné esprime un nuovo antisemitismo, molto più insidioso e difficile da combattere che in passato ».
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