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1 - «IL SUO GHIGNO MI TERRORIZZAVA IN QUEL BUNKER PENSAVO DI MORIRE»
Andrea Galli per il “Corriere della Sera”
Fuori verbale. Il Corriere ha parlato con l'imprenditrice di 56 anni vittima del giornalista Mediaset ed ex assessore comunale di centrodestra Paolo Massari, 54 anni. L'ha fatto mentre la donna andava prima nell'ospedale che l'ha curata dopo i quaranta minuti di pestaggi e di stupro sabato sera, per incontrare la psicologa, e poi negli uffici della questura che indaga sulle violenze nei cinquanta metri quadrati di seminterrato in Porta Venezia, abitazione di Massari, separato e due figli (la famiglia era al mare), dalla notte di domenica nel carcere di San Vittore, controllato a vista nel timore di gesti estremi.
Massari, che oggi sarà interrogato, si è da subito professato, con decisione, innocente. Questo è il racconto dell'imprenditrice, la quale conferma in ogni singolo dettaglio il resoconto rilasciato agli agenti che l'hanno soccorsa mentre correva completamente nuda in strada, invocando aiuto. Partiamo proprio da qui.
«Ho sentito e mi hanno riferito strane voci che stanno circolando negli ambienti mediatici e non soltanto in quelli. Voci secondo le quali mi starei inventando tutto, poiché il rapporto sarebbe stato consenziente, starei esagerando in relazione a chissà quale perfida macchinazione... Ma scusate un po', il tutto a quale vantaggio? Quale? Io tremo all'idea che possa uscire il mio nome, che i miei genitori vengano a saperlo, che la mia famiglia...
Certo, ero così consenziente che avanzavo senza vestiti alle dieci di sera, non a notte fonda, cioè senza nessuno in giro, e la cosa neanche mi interessava... Ero terrorizzata, volevo soltanto scappare... C'erano passanti, automobilisti, e io me ne fregavo, di essere nuda, capisce? Proprio non me ne vergognavo, non ci badavo affatto... Dovevo andarmene il più lontano possibile da lui e da quel posto orribile. Non era un appartamento, era un bunker.
Ho avuto questa sensazione, quando ci sono entrata: un bunker. Una prigione dove anche se avessi urlato non mi avrebbero sentita. Dove sarei morta ammazzata. Sì, venire uccisa: è stato questo il pensiero che avevo, non tanto e non soltanto - e mi fanno enormemente paura, queste parole che le dico - per la violenza in sé, quanto per eventuali peggiori conseguenze... I minuti trascorrevano lentamente, e nella mia testa hanno cominciato a formarsi gli incubi: "Mi fa fuori". Non era suggestione, era una presa d'atto... Ero prigioniera, non scorgevo una minima via di uscita».
Le 20 di sabato, bar Basso di viale Abruzzi. Il luogo dell'incontro, il punto d'origine. «Sono imprenditrice e Paolo aveva proposto un articolo di approfondimento sul mio mondo. Come molti, come moltissimi, sto pagando un prezzo alto alla pandemia, il lavoro non c'è, si fa fatica, le prospettive sono preoccupanti... Ci conosciamo da quand'eravamo adolescenti, con Paolo, abbiamo frequentato il liceo Parini. Un tipo di conoscenza che rimane, nella vita, non ti vedi e non ti senti per anni poi capita che ci si ritrovi. Ho accettato l'invito all'aperitivo e, l'ammetto, è stato un bell'aperitivo. Un momento piacevole.
Il mio primo aperitivo dopo tutti questi mesi di isolamento in casa. Non c'è stato niente, in quei momenti al bar, che mi facesse immaginare un finale del genere... Ad ambedue andava di proseguire con una cena al ristorante. Paolo ha detto che siccome il tempo non era buono, era meglio prendere la macchina lasciando lo scooter a casa sua, lì vicino. Ci siamo andati, e una volta nel seminterrato è sceso il buio. Qualcuno pensa che abbia commesso un errore, che in un certo senso me la sia andata a cercare... A me, che una donna debba difendersi come se fosse lei la colpevole, che debba giustificarsi, fa schifo».
Le risultanze della polizia e le convinzioni della Procura basano l'accusa sulla testimonianza della donna, sui referti medici, sulle evidenti tracce di sangue sul divano, il luogo delle violenze, e intorno allo stesso, sul pavimento del seminterrato. «Sono una persona diretta, pratica. Ho l'età che ho, sono abituata alle frasi e alle mosse degli uomini... Sono sempre riuscita a fermarli subito...
Quando un uomo supera i cinquant' anni, entra in una dimensione nuova, quasi che ogni donna gli tocchi per diritto, poveretto, il fisico gli cede, la moglie l'annoia, i figli non li sopporta, e soprattutto non riesce più a corteggiare e avere, diciamo così, riscontri... Paolo ha avuto una velocissima metamorfosi, ha iniziato a dare ordini e pretendere che li eseguissi, mi ha umiliata, voleva che fossi la sua schiava... Aveva quel ghigno, quel ghigno... Ero da un lato bloccata, paralizzata, e dall'altro ho deciso di gestire la situazione, di cercare di controllarla per quanto potessi, avevo quel pensiero fisso, sempre lo stesso: "Mi ammazza".
All'improvviso, forse appagato, si è fermato e ha acceso una sigaretta. La saracinesca del box, adiacente il seminterrato, aveva un pertugio alla base, non so neanche come sia riuscita a passarci, ma ci sono riuscita, ho percorso un vialetto, sono sbucata in strada... Lui era alle mie spalle, sullo sfondo. Calmo, rilassato. Ripeteva: "Rientra, non far la matta". Non mi stupirei se ci fossero state altre donne. Che non hanno denunciato».
2 - IL GIORNALISTA IN CELLA, OGGI L'INTERROGATORIO
L'interrogatorio di garanzia è in programma per oggi. Il 54enne Paolo Massari, dalla notte tra sabato e domenica detenuto nel carcere di San Vittore, avrà la possibilità di difendersi e fornire la sua versione dei fatti. Già nei momenti dell'arresto, avvenuto nella sua abitazione, un seminterrato in via Nino Bixio, nella zona di Porta Venezia, l'ex assessore all'Ambiente del Comune di Milano aveva professato la propria innocenza, parlando di un rapporto consenziente con la donna 56enne che invece sostiene di essere stata picchiata e violentata, e aveva ribadito che l'imprenditrice aveva deciso di sua volontà di seguirlo all'interno di quell'appartamento.
L'incontro era cominciato alle 20 nel bar Basso di viale Abruzzi, ed era proseguito nei locali dove Massari vive. I poliziotti e i magistrati sono convinti della colpevolezza del giornalista in considerazione sia del racconto circostanziato e preciso della donna, sia dei referti medici dell'ospedale dove l'imprenditrice è stata trasportata, referti che evidenziano la presenza di ferite in più parti del corpo.
Nelle ultime ore, sui social, amici di Massari hanno pubblicamente preso posizione dicendosi convinti che la verità emergerà in tutti i suoi contorni. Dieci anni fa, il 54enne era finito nei guai in seguito alla denuncia di una donna che nel corso di una cena organizzata dal consolato norvegese aveva subìto, a suo dire, molestie da parte di Massari, il quale, nel corso dell'iter giudiziario, era uscito con la sua posizione notevolmente alleggerita. Da allora, il giornalista andava ripetendo d'esser stato lui la vittima, e che quei fatti gli hanno rovinato l'esistenza. Massari, che ha due figli, è separato dalla moglie.
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