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Capezzone vs Raimo: non si sa dove finisce l’intolleranza pic.twitter.com/ddSg9LEtJ3
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Dall’account facebook di Christian Raimo
Stasera sono stato per un'oretta e mezza ospite a Quarta Repubblica, la trasmissione di Nicola Porro su Rete4, e lo spettacolo è quello che sappiamo, tutto un teatrino logoro, cameratesco, moscissimo, da viagra scaduto, orrificamente mediocre, sul fatto che in Italia c'è la dittatura del politicamente corretto, che non si può dire negro con un po' di gusto, c'è Edward Luttwak che dice in America che occorre anche stare attenti alle violenze dei neri contro la polizia, c'è Marco Gervasoni che insulta il sé stesso storico difendendo l'orgoglio suprematista italico,
c'è Daniele Capezzone che dice l'unico razzismo italiano è l'autorazzismo, una trasmissione intera in cui a parlare di razzismo siamo solo bianchi, di cui più della metà suprematisti e contenti di esserlo, due donne messe lì in quotina rosa davvero inadeguate a un'argomentazione minimamente articolata, sedicenti attiviste contro la violenza contro le donne, che la cosa più interessante che hanno detto è che è brutto sporcare.
Non si tratta solo di una trasmissione di destra, non si tratta nemmeno solo di una trasmissione ostentatamente fascistoide, si tratta di un danno. Un danno. È il giornalismo fatto senza fonti, la storia raccontata mescolando sparate a caso, è il grado zero del discorso, è la violenza al pensiero. È solo un danno.
Non c'è un contraltare a questa roba, non c'è un antitodo; si può solo pensare la mattina dopo di ridurlo il danno, e l'unico luogo rimasto che ha la stessa capacità di educazione di massa è la scuola, l'unica cosa che si può fare è continuare a studiare, cercare di insegnare l'analisi del testo, la capacità di padroneggiare i fenomeni storici, ispirare il pensiero critico, far leggere le femministe, i pensatori postcolonialisti, insegnare a distinguere le forme di violenza simbolica e reale.
A un certo punto me ne sono andato, me ne sono andato da Porro a Capezzone, dalle donne attiviste succubi del maschilismo più vieto, dai ghigni di Luttwak, me ne sono andato quando si era arrivati a dire che c'è stupro e stupro, e va valutato lo stupratore nel suo complesso. Lo stupro va valutato, sporcare le statue è il vero reato. Ne avevo abbastanza. La morale di un'ora e mezza di trasmissione è stato un inno al suprematismo italiano - d'importazione o autoctono - e un grande omaggio corale alla cultura dello stupro.
La mia sedia vuota è rimasta lì, come forma della vergogna.
RAIMO
Nervi tesissimi a Quarta Repubblica: lo scrittore di sinistra Christian Raimo, prima di abbandonare il collegamento, ha avuto un lungo e violento confronto con gli altri ospiti di Nicola Porro su Indro Montanelli, razzismo e rivolte negli Stati Uniti. Uno dei vertici del "confronto" lo si tocca quando Raimo spiega: "Montanelli è stato uno stupratore reo confesso, pedofilo dichiarato ed un assassino.
Per parlare dei diritti dei neri possono venire dei neri a parlarne?". Oltre alla statua del fondatore del Giornale, a Raimo non va giù che Porro abbia invitato "sei bianchi" per parlare del tema: "In Italia c'è un lungo problema razziale certo, perché abbiamo un passato colonialista che non abbiamo mai affrontato e nella televisione italiana non ci sono persone nere".
Frasi a cui ribattono gli altri interlocutori. "Abbiamo assistito a questo sfregio e vilipendio di un cadavere. Stai offendendo un uomo che non può risponderti. Ma che uomo sei?", lo "saluta" Daniele Capezzone, che prima ancora accusava:
"Credo che ci sia a sinistra un auto-razzismo contro gli italiani, nelle case degli italiani le persone più care sono affidati alle persone straniere, la vostra emergenza non esiste!". Sprezzante risposta di Raimo: "Io l'auto-razzismo lo capirei solo se fosse Capezzone, fa parte di una visione suprematista". Com'è democratico lei.
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