DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
1 - LE MINORENNI DAL LICEO AI NIGHT "LA VITA È UNA, BISOGNA VIVERLA"
Lodovico Poletto per “la Stampa”
Le ragazze cresciute troppo in fretta avevano gli iPhone 5 quando il 3 ancora era uno status symbol. Avevano il corpo da bambine ma i vestiti attillati, i tacchi alti, le pose da chi la sa lunga. E soldi. Le guardi nelle foto dell' istituto alberghiero e vedi donne già grandi, tra bamboccioni brufolosi.
«La chiamano attrazione fisica perché "ti sbatterei al muro ogni volta che mi guardi anche per sbaglio" era troppo diretto» scrivevano sui social. Le ragazze cresciute in fretta andavano a scuola in città e in provincia: erano in otto. Fotocopie l'una dell'altra. Belle, ma bambine. Finite a fare le ragazze immagine nelle discoteche, scaraventate - consenzienti - nei letti, nei privé e sui sedili posteriori delle Bmw e dei suv di chi pagava: da 100 a 700 euro.
Una parte per loro e una per chi procacciava l'affare. Baby squillo le hanno chiamate nell'inchiesta della Squadra Mobile di Torino. Che racconta storie di due anni fa. Ora sono maggiorenni. Chi all'epoca ha pagato per andare con loro è finito nei guai. Chi organizzava e consentiva il tutto nei locali per scambi di coppie, nei night è in galera. E le ragazze? Sono rimaste le «femme fatale» di allora: un po' più grandi, un po' più accorte, ma senza pentimenti.
Guardi le carte e trovi il solito mondo di certa gioventù bruciata troppo in fretta. Qualcuna aveva un amore nel 2015: «Sei una persona fantastica, e te lo dico con il cuore, sei una di quelle persone che se non c' e ne senti la mancanza» ma chiusa la porta, e spento l'iPhone c'era l'altra vita nei privè. C'era per la ragazza che sognava di diventare chef. E c'era per le sue amiche.
La marocchina, la romena, le altre italiane. «Non sono una brava ragazza, del mondo me ne fotto e la libertà è il mio unico vizio, mi innamoro di chi é come me ma riesce a tenermi testa, dei cattivi ragazzi insomma, quelli che non sono d'accordo con le regole perché la vita è una e bisogna viverla».
C'era quella che ascoltava Justin Biber e metteva i cuoricini e a scuola già l'avevano bollata. Certe voci corrono e quando arrivano i soldi dove prima ce n'erano pochi, si notavano. E sui social qualcuno attaccava: «Mettiti anche nuda se puoi troia già a questa età, sei penosa vai a battere va!!!» Bambine che sognavano il mondo dei ricchi. Come quel'uomo importante figlio di imprenditori che andava con loro e ora il suo nome è sulla bocca di tutti. Rampollo di una famiglia che lavora nel mondo dell' automotive: Mario Ginatta. Il suo avvocato: «Un solo episodio lo riguarda. Staremo a vedere dopo aver consultato le carte». Lo hanno denunciato.
E qualcuno dice che la Torino bene trema. Poi vai a vedere e scopri che nell' elenco c'è poco: un avvocato, pare, un architetto, forse un consulente. Un commerciante. Pagavano per portarle in auto e nei privé. Un po' di sesso e senza sapere - hanno detto - che le ragazze erano minorenni. Che tornate a casa si toglievano il tacco alto, s' infilavano le sneakers e andavano al professionale.
Con gli occhi truccati, le maglie vedo-non vedo, le frasi strong sui social: «Quanto mi piace scopare». Il giro è finito quando è arrivata la polizia. Qualcuno ha parlato. Sono rimaste le macerie di vite in frantumi. O di vite che sono cambiate. Una continua a fare la ragazza immagine. «Ho voglia di altro inchiostro sul mio corpo» si sfoga la modella con il corpo coperto di disegni. «Non me ne parlare» replica la sua amica di night, sempre più nuda sulle immagini sui social. Qualcuna è tornata alla vita normale. Un fidanzato.
Le vacanze in Grecia, i cuoricini i vestiti da ragazzina. Fin troppo banale. Qualcuna è sparita dai radar. ha parlato con la polizia poi ha cancellato tutto. È stata una parentesi di soldi e di vita: «Se vai con i ragazzini il giorno dopo quelli ti sputano. Se vai coi grandi pagano e si fanno i fatti loro» diceva una baby squillo due anni fa a Cuneo. Ecco, anche qui era così.
2 - "COSÌ CI VENDEVANO NEI NIGHT CHI DICEVA NO PERDEVA IL LAVORO"
Estratto dell’articolo di Federica Cravero per “la Repubblica”
[…]
Come si entra nel giro?
«Per soldi. Ma non per le borse o gli abiti firmati. Io vivo con i miei nonni, che hanno una pensione minima. Io lo vedevo che per loro tante volte era un problema anche fare la spesa e volevo contribuire».
Quanti anni aveva?
«Ho iniziato tre anni fa, ne avevo 17 […]».
Non era un problema che lei fosse minorenne?
«Se me lo avessero chiesto, avrei dovuto dire che ero maggiorenne. Ma lui diceva che i titolari non mi avrebbero chiesto i documenti perché si fidavano. E comunque a me mancava solo un mese ai 18 anni. Invece a una ragazza più piccola, di 16 anni, hanno proposto di trattenerle i soldi che le dovevano per procurarle dei documenti falsi».
[…] «una persona mi ha chiesto se volevo lavorare come ragazza immagine in un locale. […] dovevo solo ballare con top e pantaloncini […] vedevo le altre ragazze che si sedevano sulle gambe dei clienti. […] e mi dicevano che ero troppo vestita. Molte di loro facevano uso di droghe, anche pesantemente. […]
[…] Prendevo 200 euro a settimana, […] c'erano vasche idromassaggio e salette per i privé. È stato chiaro che avrei dovuto avere rapporti con i clienti, […] Per ogni rapporto erano 130 euro, ma 30 andavano all' intermediario che mi aveva portato. […] molte ragazze andavano con i clienti fuori: era lì che venivano pagate tantissimo, anche 4 mila euro per un fine settimana in barca a Montecarlo».
Chi erano i clienti?
«C'era di tutto, ma io non andavo con chiunque. Piuttosto non guadagnavo tanto ma non andavo per esempio con quelli di una certa età. Ma ho subito capito che c' era anche un giro di persone importanti che però non passavano dal locale. […] ».
3 - BABY SQUILLO, INDAGATO IL FIGLIO DEL PATRON DI BLUTEC E SOCIO DI ANDREA AGNELLI. “600 EURO PER UN POMERIGGIO DI SESSO”
Da https://www.ilfattoquotidiano.it
Venivano assunte come ragazze immagine nei locali e nei club e poi venivano fatte prostituire. La squadra mobile di Torino ha smantellato un giro di prostituzione di giovani e giovanissime gestito da quattro persone, già note alle forze dell’ordine, che si occupavano di procacciare i clienti. Devono rispondere di sfruttamento della prostituzione, anche minorile.
Nella stessa inchiesta, nome in codice “Tacco 12”, sono indagate altre quattro persone tra cui Mario Ginatta, il figlio 36enne dell’imprenditore Roberto Ginatta, socio di Andrea Agnelli nella Investimenti Industriali e patron della Blutec. Ovvero l’azienda del gruppo piemontese del settore automotive Metec Sola che ha rilevato l’ex impianto Fiat di Termini Imerese ma è in ritardo sull’attuazione del piano di rilancio. Ginatta, ex socio di Lapo Elkann in LA Holding, era già finito nei guai con la giustizia nel 2015 per detenzione illegale di animali esotici: teneva due cuccioli di puma nel parco della villa di famiglia, all’interno della Mandria di Venaria.
Secondo il Corriere della Sera il pm di Torino Fabiola D’Errico accusa ora Ginatta di aver avuto rapporti con squillo minorenni. Il prezzo per un rapporto in un locale “ordinario” era di 100 euro, 250 euro era la tariffa per il “solo guardare”, mentre saliva a 600 euro il costo di un intero pomeriggio di sesso con il giovane imprenditore e altri clienti vip.
Il compito di organizzare gli incontri, da quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe stato affidato a Vincenzo Lillo (dipendente di Ginatta e anche lui indagato) che doveva anche curare “gli spostamenti delle minorenni” procurate dall’organizzazione. Lillo, secondo la Procura, aveva il compito di capire e interpretare i “gusti di Ginatta” in fatto di donne. Una terza persona, Ignazio D’Angelo, “eseguiva i trasporti con un taxi”. Il prezzo pagato per la corsa dal centro di Torino a Venaria era di ben 450 euro.
Ai vertici dell’organizzazione c’era secondo gli inquirenti Enrico Marchesi, detto “The King”, che selezionava le ragazze, quasi tutte tra i 15 e i 17 anni. E’ finito in carcere insieme a Felice Iammola e Angela Tuffariello, gestori di locali, che avrebbero organizzato festini a sfondo sessuale anche in night club frequentati da scambisti.
Ai domiciliari, invece, è finita una quarta persona. Indagati anche i clienti, per ora quattro, che avrebbero fatto sesso a pagamento con le ragazzine, tra cui appunto Ginatta. Nessun dubbio, per i pm, sul fatto che i clienti sapessero che le ragazze non avevano ancora compiuto 18 anni. “I documenti venivano falsificati – ha fatto mettere a verbale un testimone – ma Marchesi sapeva benissimo quanti anni avevano”.
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