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Marco Fagandini Tommaso Fregatti per “la Stampa”
Javier Alfredo Miranda Romero sotto casa di Evaristo Scalco
Mezzanotte passata, piazza De Franchi, cuore dei vicoli. L'omicidio da far west a colpi di arco e frecce nato da un mix di follia, rabbia ed esasperazione di chi nei vicoli la notte non riesce più a dormire a causa di un centro storico sempre più in balia di pusher, ubriaconi, balordi e mala movida, si consuma in quelle che le forze dell'ordine etichettano da mesi come "quadrilatero dello spaccio". E che comprende vico Mele, piazza delle Vigne, via San Luca e piazzetta San Sepolcro.
Lì dove capannelli di pusher centroafricani vendono a tutte le ore del giorno e della notte dosi di cocaina, crack e eroina. Javier Alfredo Miranda Romero ha 41 anni, è nato in Perù e di professione fa l'operaio edile. Ha trascorso la serata con alcuni amici in un bar dei via dei Quattro Canti di San Francesco, assistendo alla partita di Champions League tra il Napoli e il Liverpool.
Ha bevuto un po' troppo e cammina a fatica quando passa davanti al civico 8 della piazza. Javier e i suoi amici gridano, danno colpi ad una saracinesca. «Mi sono affacciata - racconterà poco una - per le urla e il baccano. Lì ho visto un uomo a terra colpito da una freccia».
Evaristo Scalco, per tutti "Evi", maestro d'ascia di 63 anni nato a Genova ma da anni trasferitosi nel Varesotto, la passione per archi e frecce, abita in quel palazzo di piazza De Franchi da poco più di un mese. Da quando ha ottenuto l'ingaggio come artigiano di coperta per il Kirribilli, il super yacht dell'archistar genovese Renzo Piano, in rimessaggio a Genova. Non riesce a dormire Evaristo, incensurato.
Ai carabinieri racconterà di essere rientrato la sera prima da Malta con un'imbarcazione a vela. «Volevo dormire ma quelle urla me lo impedivano», sottolineerà. Nel video delle telecamere del sistema di sorveglianza di vico Mele si vede prima una moto passare e poi Javier Miranda andare sotto l'abitazione di quello che sarà il suo assassino. Discutere, litigare e riprenderlo con il telefonino. «Gli gridava insulti razzisti, per quello lo riprendeva», metterà a verbale il suo amico che aggiungerà come sia stato lo stesso Scalco a provocarli: «Sentiva musica a tutto volume dalla sua casa ed era ubriaco».
Il sessantenne prende l'arco che si è costruito da solo e lancia la freccia. Romero Miranda viene colpito al fegato. Barcolla, perde sangue. Ma resta in piedi per più di un minuto, mentre l'amico chiama i soccorsi. Poi rovina a terra davanti alle telecamere. Il resto della sequenza è drammatico.
Si vede il maestro d'ascia scendere in strada, tentare un soccorso al ferito - cerca di estrarre la freccia con una pinza e uno straccio - e poi venire aggredito dagli amici dello stesso. Che qualche minuto dopo lo consegnano ai carabinieri del nucleo radiomobile, che lo arrestano.
Miranda Romero morirà dopo sette ore di agonia e un secondo disperato tentativo di trapianto di fegato all'ospedale San Martino, poco prima delle 14. L'accusa per Scalco si tramuta in quella di omicidio volontario aggravato. L'uomo finisce in carcere. I carabinieri sequestrano in casa sua tre archi e 60 frecce.
Lui rende dichiarazioni spontanee ai militari e cerca di giustificarsi: «Volevo solo dormire. Ho perso la testa quando li ho visti urinare contro il muro. Ho gridato loro incivili e mi hanno lanciato contro uno o due petardi. Non ho capito cosa fossero, mi sono spaventato. Per questo ho usato l'arco, ma non volevo uccidere».
Parole che dovranno essere confermate nell'interrogatorio davanti al giudice e al sostituto procuratore Arianna Ciavattini. I vicoli di Genova e in particolare la zona di San Luca e vico Mele sono al centro di un allarme per lo spaccio di droga.
Negli ultimi mesi è stato denunciato dai residenti come nel "quadrilatero" si formino capannelli di spacciatori di giorno e di notte. Gli abitanti, esasperati, hanno fornito ai militari terrazzi e finestre per documentare lo spaccio. E per vendetta gli stessi sono stati bersagliati dai pusher con lanci di pietre, bottiglie e petardi contro le finestre.
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