GUIDAVA I TORNADO, MA È DIVENTATO EROE SU UN BOEING: PARLA IL PILOTA CHE HA SALVATO 151 PASSEGGERI SUL MADRID-ROMA DI ALITALIA

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Lucio Cillis per "La Repubblica"

Se lo chiamate eroe lui si chiude a riccio. Al massimo replica con un secco «è soltanto il mio lavoro». Ma agli occhi e nel cuore di 151 passeggeri e del suo stesso equipaggio, Bruno D'Agata resterà per sempre un eroe. L'eroe del volo Madrid-Roma.

Parla per la prima volta il comandante D'Agata, l'ex pilota militare di F104 prima e di Tornado poi, che ha salvato loro la vita posando sulla pista di Fiumicino come fosse una piuma, il "suo" Boeing A320 Alitalia con un carrello guasto.

Alle sue spalle 20 anni di aviazione militare, 15 anni in Air One e nella nuova Alitalia, e un mucchio di ore di esperienza in cabina. Bruno D'Agata racconta quegli interminabili 1.500 secondi di tensione a poche ore dall'incidente che poteva costare, e molto, ai 151 rannicchiati sui sedili, mani incrociate sulla testa.

Lei è un eroe, se lo lasci dire comandante. La pensano così i passeggeri che ha salvato e che le hanno riservato ieri notte applausi e abbracci.
«Guardi sono lusingato. Posso rispondere solamente di essere molto contento di aver concluso in sicurezza il volo, senza che nessuno si facesse del male e procurando anche pochissimi danni all'aeromobile».

È stato un volo di routine che improvvisamente si è trasformato in un incubo: cosa ha pensato quando le luci che segnalano il carrello abbassato erano rosse invece del solito, rassicurante verde? Ha provato paura o timore per la sorte dei passeggeri?
«No, davvero, nessuna esitazione, non c'è nemmeno il tempo per avere dei tentennamenti. In certi momenti si pensa solo a come superare il problema. Mi spiego. La testa si concentra sulle procedure di emergenza, sulla lista dei controlli e del come effettuare un atterraggio in totale sicurezza con la massima attenzione.

Si pensa solo a come portare l'aereo sulla pista senza causare danni ai passeggeri e, se possibile, alla "macchina". Nel momento più critico non c'è spazio per pensare ad altro».

Ci racconti cosa è accaduto in cabina e tra i passeggeri in quei momenti. Qualcuno ha raccontato di aver pianto.
«Dal momento della segnalazione delle spie sul pannello all'atterraggio, sono passati circa 25 minuti durante i quali abbiamo effettuato la lista dei controlli previsti in questo caso e che in Alitalia ripetiamo spesso al simulatore».

Ci sono state scene di panico a bordo?
«Panico? No. Attimi di tensione sì, in particolare quando abbiamo improvvisamente accelerato e iniziato le procedure per riportare in quota il velivolo. Poi abbiamo consumato il carburante facendo attenzione a svuotare maggiormente il cherosene presente nell'ala destra, quella sopra il carrello guasto.

Poi i minuti finali e... beh, il resto lo sappiamo. Vorrei però ringraziare l'equipaggio, il primo ufficiale, gli assistenti di volo: tutti hanno contribuito in maniera professionale alla riuscita dell'atterraggio e hanno gestito al meglio l'emergenza e le comprensibili paure dei passeggeri».

E lei? Nessuna ansia? Nemmeno una volta sceso dall'aereo?
«Devo ammettere che una volta atterrati, quando sei sano e salvo e con te tutti i passeggeri, qualcosa ti passa per la testa. Tiri un sospiro di sollievo. Ma la paura non può fare parte del nostro lavoro, serve tanta, tanta concentrazione. Anche perché passiamo molte ore sui simulatori della compagnia e questo tipo di imprevisti fanno parte dell'addestramento. E mi lasci anche dire che i piloti italiani sono tra i migliori al mondo, non c'è dubbio, sono un fiore all'occhiello di questo Paese».

Ci dica qualcosa in più della sua vita comandante: lei è stato pilota militare. Ha mai partecipato ad azioni di guerra? E come mai ha scelto di passare all'aviazione civile, entrando in Air One prima e in Alitalia nel 2009?
«Sì sono un ex pilota militare ma non ho mai partecipato ad azioni di guerra. E ho fatto il "salto" in una compagnia perché la voglia di continuare a volare e di fare questo mestiere anche dopo una certa età non ti abbandona mai».

Ora dopo qualche ora di riposo, tornerà di nuovo al suo posto, in cabina di pilotaggio.
«Sì. E non vedo l'ora di ricominciare a lavorare».

 

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