DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1 – «TUTTI I POLITICI MI CERCAVANO E IO VERSAVO SOLDI» `
Michela Allegri e Sara Menafra per “il Messaggero”
La politica lo cercava, sempre, in modo maniacale, costringendolo alla fuga se l' interlocutore non gli interessava. Nei quattro verbali consegnati alla procura e costellati di omissis - perché sui finanziamenti ai politici nazionali c' è un altro fascicolo ancora in indagine - l' imprenditore Luca Parnasi è molto esplicito sui suoi rapporti con i partiti: un legame storico con il partito democratico, ma nuovi rapporti, a livello nazionale con la Lega e con Giorgia Meloni, visto che sia lei sia il candidato a Milano Stefano Parisi erano sostenuti da un' associazione lautamente finanziata dall' imprenditore.
A Roma, soprattutto, c' è l' idea di legarsi anche con il mondo a cinque stelle. «Guardi, quando arrivano le elezioni io ricevo 100 WhatsApp, 100 telefonate, vediamoci, vediamoci, vediamoci, a pioggia, ovviamente cerco di filtrare», spiega il costruttore ai magistrati romani che lo accusano di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
I FINANZIAMENTI AL PD
Il rapporto più importante di Parnasi, è lui stesso a dirlo, è quello col Partito democratico: «Nel corso della storia della nostra famiglia, del nostro gruppo imprenditoriale, prima mio padre e poi il mio, noi abbiamo sempre sostenuto in maniera ufficiale il partito democratico per somme anche rilevanti, 50.000, 30.000». Con l' ultima campagna elettorale, invece, succede «un fatto diametralmente opposto».
Si presenta qualcuno dell' associazione Eyu: «Mi fu offerto questo studio, questo rapporto sulla casa, è un volume piuttosto corposo ... ovviamente per onestà intellettuale io non avrei mai comprato questo volumotto sulla casa se non fosse stato legato al rapporto con il partito democratico». Parnasi invece lo compra, dice, «come fosse un quadro», per assicurare un finanziamento al Pd.
christiane filangieri elisabeth felkel luca parnasi
Non sa di quante pagine sia composto, «non ho mai visto il volume acquistato da Eyu, non me ne sono interessato e non so se sia stato consegnato o meno. Immagino che si tratti di un volume su supporto cartaceo ma non ho seguito».
Era un modo per fare arrivare soldi al Pd, chiedono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin? «Esattamente». In generale, i pagamenti alla politica sono cambiati nel corso del tempo: «Quando il mercato immobiliare girava ...prima della crisi del 2013, i pagamenti alla politica erano molto più alti, rispetto ad oggi direi in rapporto di 1 a 3».
FRATELLI D' ITALIA
Un finanziamento consistente, Parnasi lo dà all' associazione Più voci. Un' organizzazione di area leghista, ammette, ma solo al terzo interrogatorio con i pm: «Ero molto interessato a poter sostenere quest' associazione perché evidentemente mi avrebbe dato accesso a quello che era un po' il mio proposito imprenditoriale, cioè di muovermi da Roma verso Milano».
Un progetto in cantiere già c' era del resto, e non di poco conto: lo stadio del Milan. Parnasi dice di aver partecipato ad entrambe le cene pre-elettorali. Da un lato, a Roma, dove il candidato da sostenere è «la Meloni», dall' altro a Milano, per Parisi. Nei confronti di Fratelli d' Italia ci sono stati anche finanziamenti «in chiaro», non a caso il tesoriere del partito chiede alla Pentapigna, una delle società usate dal gruppo per mascherare i pagamenti, i «giustificativi» per il finanziamento di 50mila euro alle elezioni del marzo scorso.
LEGA
In totale, l' associazione riceve 250mila euro. Parnasi ammette solo dopo lungo interrogatorio quanto per lui fosse importante sostenere la Lega. Ai primi interrogatori spiega che far arrivare soldi a questa associazione «sostanzialmente, probabilmente, non è diverso da quanto fatto col Pd».
Nel verbale del 14 luglio la versione cambia: «Dopo aver sostenuto l' associazione Piu Voci, io avevo concordato con Andrea Manzoni, che incontrai all' Hotel Gallia a Milano... avevo pensato ad un ulteriore finanziamento di 100.000 a Radio Padania (ed altri 100.000 euro ad altra società) ma questi soldi erano chiaramente destinati alla Lega. Il mio intento era solo quello di sostenere la Lega», oltre alla radio l' idea era di «mi pare un' altra società che faceva cose similari, per altri 100mila».
La dichiarazione è attorniata da omissis, anche ampi, si dice solo che ci sono anche acconti dati da società non direttamente riconducibili al gruppo Parnasi, come la Capital holding.
I CINQUE STELLE
Il rapporto più complicato, per il costruttore romano, è quello con i Cinque stelle che riesce ad annodare soprattutto grazie all' avvocato Luca Lanzalone, consulente informale eppure potentissimo del comune di Roma nel caso stadio. Lui e il suo studio «per me erano dei tramiti per poter, come dire, avere un accesso al Movimento Cinque Stelle, che non avrei avuto in alcun modo, per essere proprio precisi».
Un nuovo rapporto di amicizia è con l' assessore allo Sport, Daniele Frongia, che avrebbe anche segnalato una ragazza, dipendente del Comune, come possibile assunzione per le società del gruppo Parnasi.
Con Frongia «andai a parlare, anche una settimana prima del mio arresto», per spiegargli l'«idea che avevo avuto di realizzare un potenziale impianto per il basket, presso la sede della ex Fiera di Roma». Prima, Frongia era stato invitato nella sede della nuova società di Parnasi, la Ampersad, «mi parlò di questo progetto che stava facendo di Campo Testaccio e di un' idea Labaro», poi «mi diede un curriculum»: «Ricordo che successe presso l' ufficio del Campidoglio quando lo andai a trovare, mi parlò di questa ragazza, di cui non ricordo il nome, che però ho incontrato nel mio ufficio, le ho fatto fare un colloquio anche con l' ingegnere che si occupa del personale... poi però non c' è stato nessun seguito».
LE NOMINE DI GOVERNO
Nel rapporto privilegiato tra Parnasi e l' avvocato Luca Lanzalone, pesa anche l' idea che il secondo possa diventare un esponente in una delle società partecipate del governo. Parnasi si offre di presentargli Giancarlo Giorgetti e Lanzalone, che sarebbe stato comunque contattato dalla parte pentastellata della nuova compagine governativa, gli confessa le sue difficoltà: «L' unica cosa - dice il 7 giugno, quando il governo è appena nato - è che Siri - Armando, senatore leghista, ndr - si sta allargando. Non è che posso chiudergli la porta in faccia, tutti vogliono gestire la partita». Parnasi chiede: «Senti sui ministri della giustizia, come state?» e Lanzalone risponde: «Quella partita lì non so veramente che fare...».
Anche nei giorni successivi, Parnasi è ottimista: «Io parlo con Giancarlo e lo esorto a parlargli», Lanzalone tende ad essere prudenti: «Ci parlo più che altro per dirgli guarda che io... se ritieni coordiniamoci, c' è chi spende parole diverse, sbaglia. Quello è tutto possibile, resta il fatto che è proprio una garanzia Luigi direttamente»
DE VITO E RAGGI
Parnasi chiede anche indicazioni su come muoversi nella galassia pentastellata. La conversazione tra i due, sempre ai primi di giugno, è particolarmente significativa: «Senti, io ho un rapporto che mi ha presentato ...questi me li ha presentati, come si chiama? Marcello De Vito, questo Daniele Piva (che poi riceverà un finanziamento per la campagna elettorale ndr)».
Lanzalone commenta sarcastico «grande potenza ... » Parnasi dice: «Chiacchiera tanto lo sai?»; Lanzalone: «Chiacchiera tanto, è uno poi che ti prende in giro ...inizia a dire ah io sai che faccio questo per quello per quell' altro»; Parnasi: «È uno che fa affermazioni a gogò, lui vende Luigi come e fosse suo migliore amico, ma è così?»; Lanzalone smentisce: «No ma lui fa con tutti così per cercare di accreditarsi... e di ottenere cosa? Secondo me, io gli ho detto più volte occhio create un casino»; Parnasi: «Vabbè... no, per fare quello che fai tu... ci vuole il manico»; Lanzalone: «Più che altro quello lì ci vuole riservatezza, la Raggi se l' è portata, questa è brava, poi il giorno dopo andava fuori...».
LE NOMINE AL MEF
Gli interessi dal punto di vista di Parnasi sono molti. L' imprenditore chiede da chi dipenda la nomina di Ferrovie, Lanzalone dice «dal Mef» e, quindi, da Tria. Parnasi, particolarmente interessato al settore delle comunicazioni e a Telecom, vuole una dritta. Lanzalone si sente sicuro anche di questo settore: «Se tutto va bene, il viceministro lo farà la Castelli, Laura Castelli, che è personale amica mia e quindi dobbiamo fare questo lavoro fatto bene, se no non ti conviene dare, devi alleggerire».
I FINANZIAMENTI IN CHIARO
Parnasi, nel corso degli interrogatori consegna ai magistrati anche due elenchi di pagamenti alla politica, passati attraverso due società della sua galassia: «Candidati Minucci, Agostini, Polverini, Buonasorte, Francesco Maria Giro, Ciocchetti, Simone Augello... e le erogazioni da Figepa: Polverini, Ciocchetti, Piva, Vaglio, Ferro, Mancini, Agostini».
IL PONTE DI TRAIANO
I rapporti con la politica di Parnasi oscillano costantemente tra interessi nazionali e locali. Il dg della Roma, Baldissoni, ad esempio, lo contatta a luglio del 2017 assicurandogli che l' allora ministro allo Sport, Luca Lotti, può dare una mano a concludere l' affare: «Baldissoni - si legge nel brogliaccio riassunto dai Carabinieri del nucleo investigativo - segnala che Lotti gli ha detto che può spostare i soldi del Cipe dal ponte dei Congressi al ponte di Traiano, e ci mette un minuto, ma glielo devono chiedere. Baldissoni aggiunge che oggi Michele Civita gli ha detto che sono concordi anche Lotti e Zingaretti e che vogliono un tavolo politico serio».
2 – «HABEMUS STADIUM», «SEI IL VERO TOTTI» COSÌ ESULTAVANO IL COSTRUTTORE E IL LEGALE
Michela Allegri e Sara Menafra per “il Messaggero”
Messaggi quotidiani, consigli sull' affaire stadio, favori. La rete di contatti tra politici e funzionari, costruita a suon di tangenti e gentilezze illegali, permetteva a Luca Parnasi di essere sempre un passo avanti. Notizie rivelate in anticipo, aiuti nel risolvere cavilli burocratici. Quando l' assemblea capitolina, nel giugno 2017, approva la delibera sul progetto Tor di Valle, per esempio, Parnasi lo scopre in tempo reale: «Approvata! Habemus stadium!», gli scrive l' avvocato Luca Lanzalone, super consulente della sindaca Virginia Raggi, remunerato dall' imprenditore con consulenze lucrose. Lo scambio su whatsapp è agli atti dell' inchiesta.
Parnasi è incontenibile: «Sei stato un fenomeno. Il vero Totti fuori dal campo». È solo una delle centinaia di conversazioni tra i due captate dai carabinieri. Il 22 maggio scorso, per esempio, Parnasi chiede dell' assessore allo Sport Daniele Frongia e Lanzalone spiega «che può essere utile». Per gestire altri progetti in cantiere, andrebbe invece «fatto un passaggio con Montuori - assessore all' Urbanistica, ndr - come è stato fatto con... sul discorso Mercati Generali, che in tre mesi si è sbloccata una cosa ferma da 10 anni», spiega il superconsulente. Parnasi chiede: «Ci parli tu?». «Gliel' ho già accennato - risponde Lanzalone - se ritieni faccio da raccordo». Parnasi punta anche a realizzare il palazzetto del basket a Roma e Lanzalone è ancora disponibile a dargli una mano, suggerisce di parlarne alla sindaca in caso di feedback positivo con l' assessore: «La devo vedere e glielo accenno».
«CONTROINFORMAZIONE»
VIRGINIA RAGGI STADIO DELLA ROMA
Il 22 febbraio 2017, Parnasi commenta stizzito la dichiarazione appena fatta da Beppe Grillo: «Sì allo stadio, ma non a Tor di Valle». L' imprenditore scrive: «Abbiamo fatto il botto». Ma Lanzalone lo rassicura: «Lascia perdere Grillo... manteniamo la linea concordata».
«Stasera vedo Giampaoletti - il dg del Comune, ndr - poi facciamo un po' di controinformazione», dice l' imprenditore commentando un articolo che non gli è piaciuto. Più avanti, è a Boston e grazie a Lanzalone incontra Pallotta. «Sei stato un grande innesto», scrive all' amico. In cambio dei favori, oltre alle consulenze, Parnasi procura all' avvocato anche agganci che contano: «Se vuoi conoscere un po' il mondo della Chiesa ti presenterei Monsignor Liberio Andreatta, rettore dell' Opera romana Pellegrinaggi».
Lanzalone, però, è solo uno dei personaggi influenti che fanno parte della rete dell' imprenditore.
D' altronde per il gruppo Parnasi fare favori e pagare in cambio di agevolazioni - almeno per l' accusa - era una prassi. «Che assessorato devo scegliere?», gli chiede Adriano Palozzi, ex vicepresidente del consiglio regionale, accusato di corruzione.
IL VINCOLO
È invece Luca Caporilli, uno dei collaboratori di Parnasi, a raccontare ai pm di altri legami e altre gentilezze illegali. Ricostruisce come il gruppo Eurnova decise di conferire un incarico - inutile - da 200mila euro a Paolo Desideri, datore di lavoro della figlia del Soprintendente Francesco Prosperetti.
Quest' ultimo, in cambio, avrebbe proposto l' archiviazione del procedimento di apposizione del vincolo sull' ippodromo di Tor di Valle, che avrebbe bloccato il progetto. «Desideri venne nei nostri uffici e ci disse che il Soprintendente gli aveva detto che avremmo dovuto ricostruire parte delle tribune.
Ci fece capire che avrebbe dovuto progettare lui la ricostruzione - spiega Caporilli - apparve chiaro che l' idea proveniva da Prosperetti... l' abbiamo vista come una cosa che dovevamo fare per venire incontro alle richieste della Soprintendenza, che abbiamo ritenuto di dovere soddisfare per non scontentare Prosperetti».
3 – PARNASI: UN VOLUMOTTO PER FINANZIARE IL PD. QUEI SOLDI A PIÙ VOCI? DESTINATI ALLA LEGA
Ilaria Sacchettoni e Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Per fare affari aveva scommesso sulla politica. Da anni finanziava il Partito democratico, ma negli ultimi tempi - ben prima che arrivassero al potere - aveva individuato i canali per elargire soldi anche alla Lega, al Movimento 5 Stelle e a Fratelli d' Italia. Non badava a spese l' imprenditore Luca Parnasi, arrestato il 13 giugno scorso nell' inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio di Roma. E negli ultimi verbali, finora inediti, ammette che il rapporto con le fondazioni era soltanto un modo per «pagare i partiti».
Accusa che ha portato all' iscrizione nel registro degli indagati dell' ex tesoriere del Pd Francesco Bonifazi e quello del Carroccio Giulio Centemero per finanziamento illecito. Le indagini su questo versante sono tuttora in corso. L' estate scorsa Parnasi fa sapere ai pm di voler collaborare. Viene interrogato per decine di ore e ore. I verbali vengono secretati fino al deposito avvenuto ieri.
Parnasi: La fondazione Eyu l' ho conosciuta circa tre o quattro anni fa quando era una dei soci dell' Unità. Nel corso della storia della nostra famiglia, del nostro gruppo imprenditoriale, prima mio padre e poi io abbiamo sempre sostenuto in maniera ufficiale il Pd attraverso i canali ufficiali per somme anche rilevanti, 50 mila, 30 mila. Sono ovviamente tutte operazioni fatte, legittime, con delibere.
In questo caso con la fondazione Eyu è avvenuto un fatto diametralmente opposto... Mi fu offerto uno studio, questo rapporto sulla casa, è un volume piuttosto corposo ovviamente per onestà intellettuale... io non avrei mai comprato questo volumotto sulla casa se non fosse stato legato al rapporto con il Pd.
Pm Ielo: Questi soldi servivano al Pd, alla fondazione...
Parnasi: Mi viene proposta questa operazione con la fondazione. Io francamente anche con un po' di superficialità ho pensato che fosse veramente una fondazione legata al Pd, quindi non c' ho visto nulla di male.
Pm Ielo: Qual è il valore di questa...
Parnasi: 150 mila euro.
Pm Ielo: Questo volumotto di quante pagine è?
Parnasi: Boh, 50? 100?
Pm Ielo: Quindi lei ha pagato 150 mila euro per 100 pagine... È un modo per far arrivare soldi al Pd, questo è il concetto?
Parnasi: Esattamente.
L' altro capitolo affrontato riguarda i soldi concessi a «Più Voci», fondazione gestita da Centemero.
Pm Ielo: È una situazione simile a quella del Pd... Quindi era un modo per far arrivare i soldi alla Lega voglio dire.
Parnasi: Beh diciamo che...
Ielo: Qual è la differenza rispetto all' operazione del Pd?
Che ha organizzato due cene?
Parnasi: La differenza formale è questa, sostanzialmente probabilmente non c' è una differenza.
virginia raggi sindaca di roma (3)
Pm Ielo: Nessuna differenza: un modo per far arrivare soldi alla Lega, giusto?
Parnasi: Probabilmente sì.
Pm Ielo: Manzoni è la persona con cui lei concorda questo finanziamento.
Parnasi: Io ho parlato con entrambi (l'altro sarebbe Centemero, ndr). Non mi ricordo chi era il rappresentante formale dell' associazione.
Uno dei capitoli degli atti depositati riguarda i rapporti con il Campidoglio e il ruolo di Luca Lanzalone, ex presidente di Acea e delegato dalla sindaca Virginia Raggi a gestire l' affare stadio. Arrestato all' inizio dell' inchiesta con l' accusa di corruzione.
Pm Zuin: In un incontro Frongia (assessore e fedelissimo di Raggi, ndr) le dice «guarda c' è questa ragazza potrebbe fare al caso tuo»?
Parnasi: Esattamente, ma non mi ha mai detto «assumimi questa persona perché è amica mia, mi interessa» o cose di questo genere... Mi ha dato il curriculum e poi io credo che la mia segretaria abbia organizzato l' incontro ed è venuta nel mio ufficio... L' ho incontrata e poi l'ho presentata al direttore del Personale che gli ha fatto un altro pezzo di colloquio.
Con Lanzalone il rapporto è continuo perché, spiega Parnasi, «lui era il canale con i 5 Stelle». È Lanzalone a comunicargli che la delibera del Comune per il via libera allo stadio è pronta: «Approvata. Habemus stadium!!», esulta.
Ma l' allora presidente di Acea ha anche il compito di introdurre il costruttore ai segreti della politica di governo. Così, ad esempio, spiega a Parnasi tutta la partita delle nomine. Il loro colloquio è ricostruito in un' informativa dei carabinieri del nucleo investigativo: «Parnasi chiede da chi dipenda la nomina delle Ferrovie e Lanzalone dice dal Mef e quindi da Tria.
Parnasi chiede chi sarà al settore Telecom? E Lanzalone dice: «Se tutto va bene il viceministro lo farà Laura Castelli» e dice «è personale amica mia». Nella stessa occasione Lanzalone censura il comportamento di Armando Siri che diventerà sottosegretario alle infrastrutture: «L' unica cosa è che Siri si sta allargando».
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