DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
cri.gen. per Il Mattino di Padova
Ora la parola passa alla Curia di Roma. Anzi è già passata con la trasmissione degli atti - compresa la relazione del vescovo Claudio Cipolla - alla Congregazione del Clero, chiamata a decidere la dimissione dallo stato clericale (o riduzione allo stato laicale) di don Andrea Contin, l’ex parroco di San Lazzaro protagonista dello scandalo luci rosse che ha sconvolto la Chiesa padovana, già sospeso a divinis a febbraio dal presule.
A breve è prevista la chiusura dell’inchiesta penale in mano al procuratore Matteo Stuccilli e al pm Roberto Piccione: il 48enne prete, originario di Busiago di Campo San Martino, è indagato per violenza privata e favoreggiamento della prostituzione dopo la denuncia di un’ex amante. Ma non sono escluse altre contestazioni visto che la Guardia di Finanza ha pure passato al setaccio la contabilità di casetta Michelino, il centro diurno per anziani, da lui creato e amministrato fino a dicembre.
LA PARROCCHIA DI SAN LAZZARO DI PADOVA DI DON ANDREA CONTIN
Ed è proprio il 21 dicembre 2016 quando i carabinieri mettono a segno il blitz in canonica scoprendo la stanza dei giochi erotici dove tra orge e incontri con l’amante di turno, Contin si dedicava al sesso spesso sotto l’occhio della telecamera. Tanto che sono stati pure sequestrati filmini schedati con i nomi dei Pontefici. Il filone penale va avanti.
Intanto la Diocesi si attiva in piena autonomia: “rimuove” il parroco (a febbraio è stato sospeso) e lo invita a dimettersi da sacerdote per evitare ulteriori ripercussioni mediatiche. Una proposta rifiutata da Contin. Il motivo? Lui ha ammesso gli errori da uomo spiegando di essere in cura, ma ha difeso il proprio operato da parroco e da prete. Ora se possa continuare a esercitare il ministero pastorale, lo deciderà la Congregazione del Clero sulla base degli atti della Diocesi (la relazione vescovile è tutt’altro che favorevole a Contin).
Nel 2009 papa Benedetto XVI ha semplificato la procedura: il provvedimento finale (di tipo amministrativo) non dovrà neppure essere firmato dal Papa per avere applicazione. E non potrà essere impugnato in appello, in caso di pronuncia sfavorevole, anche se un prete resta tale per tutta la vita: la «sacra ordinazione, una volta validamente ricevuta, non diviene mai nulla» sostiene il diritto canonico in quanto il sacerdozio è un sacramento e le dimissioni dispensano solo dallo stile di vita proprio del prete. È prevista - passato del tempo - la possibilità di chiedere una sorta di “grazia” per essere riammessi al sacerdozio.
Ora Contin è di nuovo lontano dal Padovano in attesa degli sviluppi. Si trova in una comunità per seguire un percorso di recupero, invece, don Andrea Cavazzana, ex cappellano a San Lazzaro poi parroco a Carbonara di Rovolon, che aveva condiviso con il collega alcuni incontri a luci rosse. Aveva chiesto perdono. E il perdono gli è stato concesso.
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