DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1. DUROV RINVIATO A GIUDIZIO
Estratto dell’articolo di Alessandra Coppola per il “Corriere della Sera”
Scaduti i termini della custodia cautelare, alle 15 di ieri Pavel «Pasha» Durov viene accompagnato al Palazzo di Giustizia di Parigi. E lì resta per un interrogatorio-fiume, di primo grado. Dal quale emerge in serata rinviato a giudizio e in libertà vigilata: cauzione di 5 milioni di euro, obbligo di presentarsi in commissariato due volte alla settimana e divieto di lasciare la Francia.
Sei i capi di imputazione (sui 12 ipotizzati): avrebbe consentito che sulla sua piattaforma Telegram si commettessero reati dal narcotraffico alla frode. In più, dossier laterali contribuiscono a creare un quadro fosco (e intricato). Alla France Presse arriva l’informazione che il Tribunale dei minori avrebbe aperto un fascicolo su Durov per «gravi violenze» nei confronti di un figlio, nato nel 2017. La denuncia sarebbe stata presentata dalla mamma nel 2023 in Svizzera, dove la donna ora vive con il bambino, ma il fatto si riferirebbe a quando il piccolo era a Parigi.
In aggiunta, fonti del media Politico indicano che un filone di indagini sul capo di Telegram sarebbe stato avviato già il 25 marzo a partire da un caso specifico di diffusione di materiale pedopornografico, sul quale Pavel non sarebbe stato disponibile a collaborare fornendo i dati del presunto criminale. L’accusa riguarderebbe anche il fratello Nikolai in quanto cofondatore della piattaforma, ora ricercato.
[…] è chiaro che un personaggio come Durov apre scenari e suggestioni più vasti. A cui contribuiscono le rivelazioni di Le Monde: prima di essere naturalizzato francese, Durov ha incontrato «a più riprese» il presidente Emmanuel Macron. L’Eliseo risponde che al massimo sono state un paio d’occasioni. E che non è un mistero il filo diretto tra il boss di Telegram e il capo di Stato, addirittura menzionato nella richiesta di cittadinanza, presentata al consolato francese di Dubai.
La stessa concessione del doppio passaporto, però, nel 2021, all’imprenditore russo è il risultato di una procedura eccezionale e molto politica: Durov è stato riconosciuto «straniero emerito» per aver «contribuito allo splendore della Francia». In che modo? Quel che emerge dietro le quinte è che il capo dell’Eliseo avrebbe provato a convincerlo a trasferire la sede legale di Telegram a Parigi, rivelazione del quotidiano Usa Wall Street Journal.
Cosa che non è avvenuta perché la società è rimasta a Dubai. E che nello stesso pranzo del 2018 Pavel avrebbe fatto esplicita richiesta a Macron dei documenti. In cambio di che cosa? […]
2. DUROV INCRIMINATO LIBERO SU CAUZIONE “NON LASCI LA FRANCIA”
Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”
Pavel Durov, fondatore e capo dell’app di messaggistica Telegram, è ora a tutti gli effetti sotto accusa in Francia. Lo ha comunicato ieri sera la procura di Parigi, allo scadere delle 96 ore in cui l’imprenditore fermato sabato sera all’aeroporto della capitale francese poteva essere trattenuto. Viene rilasciato, ma è una libertà condizionata: dovrà rimanere nel Paese e presentarsi due volte a settimana in commissariato in attesa di ulteriori indagini, oltre a versare una cauzione di 5 milioni di euro.
Le imputazioni preliminari nei suoi confronti sono gravi: complicità con i crimini commessi sulla sua piattaforma come truffa, riciclaggio, traffico di droga e materiale pedopornografico; mancata risposta alle richieste di informazioni delle autorità sui relativi profili; gestione di un servizio di crittografia non registrato.
[…]
Il 39enne nato in Russia, residente nel porto franco di Dubai e collezionista di passaporti, ha sempre presentato se stesso e la sua applicazione come baluardi per privacy e sicurezza degli utenti, contro ogni ingerenza delle autorità (anche se l’effettiva sicurezza di Telegram è contestata da molti esperti).
Il suo fermo di sabato scorso ha scatenato un fuoco di accuse contro la Francia da parte di esponenti della destra ultralibertaria come Elon Musk, in nome del “free speech”, e quelle molto ipocrite di un processo “politico” da parte della Russia, Paese che Durov ha lasciato dopo le pressioni subite dal regime. Telegram, il cui quartier generale è a Dubai, viene usata da quasi un miliardo di utenti, e la sua promessa di comunicazioni riservate - vera o presunta - l’ha resa uno strumento sia per attivisti che per criminali.
Il processo diventerà ora un banco di prova decisivo per i tentativi di vari governi, e della Ue, di imporre alle grandi piattaforme tecnologiche una maggiore responsabilità per i contenuti che veicolano. Anche se l’incriminazione del capo (o capi) di una di queste aziende, senza precedenti, rappresenta un salto legale non banale, che spetterà alla magistratura francese provare.
[…]
Ieri sono emersi nuovi dettagli sulle indagini, riportati da Politico. Il primo è che il mandato di arresto per Durov era stato emesso già a marzo, particolare che lascia intendere come le investigazioni fossero iniziate da tempo e possano aver scavato in profondità. Il secondo è che un mandato è stato emesso anche per il fratello maggiore Nikolaj, genio informatico rimasto negli anni più lontano dai riflettori, ma considerato la vera mente tecnologica dietro a Telegram. […]
IL DITO MEDIO DI PAVEL DUROV A VLADIMIR PUTIN NEL 2011
La vicenda, di portata geopolitica vista anche la centralità di Telegram nel conflitto russo-ucraino, continua a presentare diversi punti oscuri, che alimentano congetture e dietrologie. Primo fra tutti il motivo per cui Durov, sembra a conoscenza del mandato di arresto, abbia deciso comunque di mettere in piede in Francia. Il suo passaporto transalpino, e il fatto che non possa essere estradato, ha fatto ipotizzare alcuni che in realtà lo abbia fatto di proposito, forse spaventato dalla prospettiva di essere fermato in altri meno garantisti aeroporti.
EMMANUEL MACRON OLIMPIADI PARIGI
Ma quel passaporto costituisce anche un imbarazzo per il presidente Macron, dopo che il Wall Street Journal ha rivelato che nel 2018 il presidente francese ha incontrato Durov e provato a convincerlo a spostare la sede di Telegram in Francia. […]
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