cesare ragazzi

“I PELATI SONO BRUTTI, NON CREDETE A CHI AFFERMA IL CONTRARIO” – PAROLE, OPERE E PARRUCCHINI DI CESARE RAGAZZI, L’UOMO “CON UNA MERAVIGLIOSA IDEA IN TESTA” – ALBERTO MATTIOLI: “FU L'UOMO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO. ERANO GLI ANNI DELLA MILANO DA BERE, DELLE TIVÙ PRIVATE, DELL'’EDONISMO REAGANIANO’ DI ROBERTO D'AGOSTINO” – “I SETTANTA ERANO STATI ANCHE TRICOLOGICAMENTE ESTREMISTI: O GLI ULTIMI CAPELLONI POSTSESSANTOTTINI O LE LUGUBRI CALVIZIE DEL COMITATO CENTRALE DEL PCI. ED ECCO CHE COMPARE RAGAZZI” – “ERANO ANNI COSÌ, CULMINATI NELLA PELATA ANCORA SOVIETICA DI GORBACIOV E…”

 

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Un Cesare per capello

Morto ieri a 83 anni Ragazzi Garantiva chiome fluenti con un trapianto nei suoi centri Aveva monopolizzato gli spot nelle televisioni degli Anni 80 aprendo la stagione dei testimonial

Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “La Stampa”

 

CESARE RAGAZZI - LO SPOT CON LA SIRENA

Formidabili quegli anni Ottanta. Margaret Thatcher, Ronald Reagan e Giovanni Paolo II sconfiggevano il comunismo; Cesare Ragazzi, la calvizie. Certo, c'è un abisso fra la grande Storia e quella senza maiuscola, ben più piccola, domestica, quotidiana, sottile come un capello. Ma a chiunque sia cresciuto nei favolosi Eighties a pane, meglio: a paninari, e tivù private ieri è sovvenuta la stessa frase, come una madeleine tricologica: «Salve, sono Cesare Ragazzi e ho una meravigliosa idea in testa».

 

Il Ragazzi di quando eravamo ragazzi, come vedete è sempre questione di maiuscole, non cambiò certo il mondo, al massimo guarnì qualche pelata. Però in quegli anni accendevi la tivù con il primo telecomando, o meraviglia, e immancabilmente spuntava lui che ammiccava dallo schermo in compagnia di un'improbabile sirena che gli accarezzava la testa, pubblicizzando il suo sistema Tf con relativi centri. Oppure emergeva dalla piscina, mostrando la resistenza all'acqua del bulbo trapiantato.

 

CESARE RAGAZZI

In quella fase storica post-Carosello dove la réclame si era tramutata in spot, fu uno dei primi a metterci la faccia, a diventare testimonial di sé stesso: dopo Nico Ciccarelli (dentifricio) e Vittorio Gancia (spumante) ma prima di altre due star minori dell'epoca come Guido Angeli («Provare per credere», morto nel 2009 dopo decenni di Aiazzone e altri mobilifici) e l'ansimatore seriale Roberto Da Crema, ancora felicemente fra noi ma nel frattempo un po' scomparso dai radar.

 

Ragazzi è mancato ieri a Bologna, a 83 anni. Sul suo impero del capello trapiantato, 900 mila clienti nel momento di maggior splendore, il più celebre dei quali fu Lucio Dalla le cui variazioni tricologiche meriterebbero uno studio scientifico, il sole era tramontato da tempo: fallimento sentenziato nel 2009, peccato.

 

LO SPOT CON LA SIRENA - CESARE RAGAZZI

Ragazzi era nato a Bazzano, sempre Emilia felix, nel 1941. Iniziò come chitarrista nella band "I vagabondi", poi diventò commerciante in parrucche. La svolta arrivò dopo un piccolo dramma che tocca a molti: la perdita dei capelli. Lui ebbe una reazione normale, si fece crescere i baffi come compensazione pilifera, e una del tutto inusuale: non si rassegnò.

 

Studiò attentamente il problema e trovò anche una soluzione, non saprei dire quanto convincente: il trapianto non invasivo, in pratica, per citare una sentenza della Cassazione, «un parrucchino applicato sul cuoio capelluto con un nastro bioadesivo», ma di capelli naturali, attenzione, come specificato dalla Suprema Corte, perché al Cesare nulla dava fastidio come essere definito il "re dei capelli finti".

 

dago e renzo arbore quelli della notte 9

[…]

 

Il primo laboratorio fu aperto nel 1968, ma il grande successo arrivò negli anni Ottanta. Ed è qui che bisogna fare un po' di sociologia prêt-à-porter, perché Ragazzi fu l'uomo giusto al momento giusto […]. L'Italia si era appena lasciata alle spalle i cupi anni Settanta delle utopie sanguinarie, con la P38 che ci dava il nostro morto quotidiano. Riscopriva il privato e l'economia, leggeva Capital, giocava in Borsa, guardava "Dallas", sostituiva all'aspirazione al comunismo quella al consumismo, celebrava la moda e investiva sull'estetica, già pronta per i fasti berlusconiani a venire.

 

CESARE RAGAZZI

Erano gli anni della Milano da bere, delle tivù private, di Craxi che sfidava il Pci, delle copertine affollate di modelle con pochi vestiti e di imprenditori con molti debiti, dell'"edonismo reaganiano", ovvero «il piedino di porco per penetrare nella Weltanschauung degli Ottanta», come lo definì il suo inventore, Roberto D'Agostino.

 

I Settanta erano stati anni anche tricologicamente estremisti: o gli ultimi capelloni postsessantottini o le lugubri calvizie di fronti inutilmente spaziose impegnate nella decifrazione dei comunicati del Comitato centrale del Pci.

 

Ed ecco che compare Ragazzi a spiegare con sano realismo emiliano che «i pelati sono brutti, non credete a chi afferma il contrario. Anche la volpe dice che non le piace l'uva perché non riesce a coglierla». Quindi quando compariva qualche conoscente con la testa improvvisamente capelluta veniva spontaneo chiedergli se fosse ricorso, anche lui, a Cesare Ragazzi.

 

LO SPOT CON LA SIRENA - CESARE RAGAZZI

Il quale nel frattempo faceva il salto da persona a personaggio, consacrato da apparizioni televisive, citazioni e parodie. Compare, purtroppo non in prima persona, in "Arrapaho" degli Squallor, la pellicola più folle del cinema italiano, dove all'indiano appena scotennato fornisce subito una chioma di riserva. E viene citato da Billo, alias Jerry Calà, in "Vacanze di Natale" dei Vanzina Bros. Erano anni così, di un ottimismo vitalistico e un po' incosciente (tutto quel debito pubblico…), culminati nella pelata ancora sovietica di Gorbaciov e nel Muro di Berlino che viene finalmente giù. Formidabili quegli anni, appunto. Anche se con il senno di poi, e senza spaccare il capello in quattro, bisogna pur ammettere che la Storia non finì lì, con il comunismo finalmente debellato. E nemmeno la calvizie, in effetti.

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