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DA QUI ALL’ETERNIT – PENA RIDOTTA PER STEPHAN SCHMIDHEINY, MAGNATE SVIZZERO E UNICO IMPUTATO NEL PROCESSO ETERNIT BIS – L’IMPRENDITORE 77ENNE È STATO CONDANNATO A 9 ANNI E 6 MESI PER L’OMICIDIO COLPOSO DELLE VITTIME DELL’AMIANTO A CASALE MONFERRATO – IN PRIMO GRADO GLI ERANO STATI INFLITTI 12 ANNI – L’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI: “LA CONFERMA DELLA CONDANNA È IL DATO PIÙ RILEVANTE, 9 O 12 ANNI È UN DATO RELATIVO: QUESTO SIGNIFICA CHE LA GIUSTIZIA SI AFFERMA. SIAMO SODDISFATTI…”
Sentenza a Torino per le morti a Casale Monferrato: Stephan Schmidheiny, magnate svizzero e unico imputato nel processo Eternit bis, è stato condannato a 9 anni e sei mesi di reclusione per omicidio colposo. Lo ha deciso la Corte d’Assise d’Appello di Torino che lo ha assolto per i reati già prescritti: 199 casi dichiarati tali a cui si aggiungono 46 assoluzioni per assenza di nesso causale tra morte e amianto. L'imprenditore svizzero era accusato della morte di 392 persone a Casale Monferrato, tra cittadini e lavoratori, per effetto dell'amianto.
La Procura generale chiedeva una condanna per omicidio con dolo eventuale ma i giudici d'Appello, come i colleghi di primo grado, hanno riconosciuto l'imputato responsabile di omicidio colposo. Per la difesa, rappresentata dai legali Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva, "il processo penale non è lo strumento adeguato per affrontare la questione dell’amianto". Il cuore dell’arringa è ruotato attorno a due parole: oggettività e nesso causale. "Serve rigore – ha insistito Alleva –. Sulla diagnosi di mesotelioma non possiamo permetterci dubbi. Ma soprattutto serve dimostrare che l’esposizione sia collegata direttamente all’attività dell’imputato".
"La conferma della condanna è il dato più rilevante, 9 o 12 anni è un dato relativo: questo significa che la giustizia si afferma. Siamo soddisfatti", commenta a Bruno Pesce, cofondatore dell'Associazione dei familiari delle vittime dell'amianto AFeVa, parte civile nel procedimento. "Aspettiamo le motivazioni per capire il perché delle esclusioni ma è importante che sia stata confermata la condanna. Ora - conclude Pesce - ci auguriamo che tenga anche in Cassazione".
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STEPHAN ERNEST SCHMIDHEINY
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