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L'ULTIMO DONO DA
Masolino D'Amico per “la Stampa”
Con che piacere si rivisita nella rielaborazione di Peppe Barra e Lamberto Lambertini anche regista, La cantata dei pastori. Questa è un punto fermo del Natale non solo napoletano da quando, ormai svariati decenni fa, fu riscoperta e riscritta da Roberto De Simone. L'origine settecentesca della rappresentazione da eseguirsi nella notte dell'Avvento pare fosse ecclesiastica, i preti volendo offrire al popolino uno intrattenimento semireligioso in opposizione a quelli secolari allora in voga. Ma può essere vero anche il contrario.
Un testo in origine sacro (dall'episodio evangelico della visita dei pastori) potrebbe essersi progressivamente arricchito di elementi profani fino alla prevalenza di questi. Anche le statuine del presepe col tempo si moltiplicarono fino a rischiare di mettere l'avvenimento principale in secondo piano. Nella Cantata campeggiano le peregrinazioni e gli incontri di due clown, lo scrivano Razzullo e il mariuolo Sarchiapone, anche se ogni tanto passano Giuseppe e Maria in cerca di un asilo per la notte, e un diavolo e un angelo si sfidano a distanza.
L'incanto dello spettacolo consiste nell'equilibrio tra sacro e profano, raggiunto in chiave di ostentata ingenuità a partire dalla scenografia davvero indovinata di Carlo De Marino, con bosco, grotta, fiume e via dicendo realizzati in fondali di carta a vari strati onde dare il senso della profondità. I personaggi seri parlano e cantano in un italiano aulico ma cordiale, mentre quelli comici si esprimono, naturalmente, in partenopeo.
PEPPE BARRA NELLA CANTATA DEI PASTORI
Gli scherzi sono, più che scontati, disarmanti, vertendo in parte sull'atavico tema della fame, in parte sul contrasto tra lingua artificiale e pomposa e dialetto vivace e espressivo. Non ci sarebbe molto da ridere, ma come resistere agli ammiccamenti del sornione Peppe Barra e agli sfoghi della spiritata Lalla Esposito «en travesti»? Più ancora dell'estro di questi due però è vincente l'invito a tornare bambini e a meravigliarci di cose semplici, che scopriamo non dimenticate, solo accantonate. Così il pubblico è entusiasta e partecipe come se fosse, per dire, a teatro.
LA CANTATA DEI PASTORI - PEPPE BARRA E LALLA ESPOSITOLA CANTATA DEI PASTORI - PEPPE BARRA E LALLA ESPOSITOLA CANTATA DEI PASTORI - PEPPE BARRA E LALLA ESPOSITO
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