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Bettina Bush per LA REPUBBLICA - GENOVA
In una Portofino grigia e piovosa non si fa altro che parlare delle tensioni tra Chiesa e Comune, culminate con la denuncia presentata da Don Alessandro Giosso, parroco del borgo, per il via libera degli scavi, a pochi metri della Chiesa di San Martino. Si tratta di due gallerie, e la posa di due ascensori interrati per due immobili a ridosso della parrocchia del borgo: uno per uso privato, di Vittorio Malacalza, imprenditore, ex azionista Pirelli e socio di maggioranza di Banca Carige; il secondo per l’ex asilo comunale, realizzato dal Comune in cambio dei permessi per il primo.
La vicenda è già finita al Tribunale Civile di Genova, che ha ordinato la comparizione delle parti per il 28 gennaio prossimo.
A complicare la questione, è la zona, per Don Alessandro Giosso entrambi gli ascensori “ ricadono in un corpo di frana complessa stabilizzata”. Al tutto si aggiunge che anche l’edificio comunale, l’ex asilo, come la chiesa, presentano un diffuso stato lesionativo, che potrebbe peggiorare in seguito agli scavi. Il tutto ampiamente documentato dalle perizie geologiche di Rosa Maria Di Maggio, e Gianni Santus.
Per Portofino la chiesa di San Martino è un bene culturale del XII secolo di indiscussa importanza storica, artistica e sociale, che si trova a soli 6 metri dall’ascensore che collegherebbe l’abitazione di Malacalza. La zona interessata ai lavori, oltre al vincolo paesaggistico, è soggetta a vincolo idrogeologico, e secondo la perizia il nulla- osta ai lavori di scavo concesso dall’ufficio tecnico del Comune non è adeguata alla normativa tecnica e urbanistica vigente, anche in relazione al contesto geomorfologico estremamente delicato dove si andrebbe ad operare, e nemmeno conforme al Puc ( Piano Urbanistico Comunale) di Portofino.
Non commenta l’architetto Maria Carla Gentoso, responsabile dell’ufficio tecnico, che è in ferie, come anche il suo vice, l’architetto Fabio Gandini, che raggiunto telefonicamente,dice di non conoscere la pratica.
Don Giosso non ha perso tempo, forte delle perizie geologiche, con il benestare della Diocesi di Chiavari, ha deciso di farsi assistere dagli avvocati Daniele Rovelli e Antonino Bongiorno Gallegra, e ha trasmesso un’istanza al Comune di Portofino, alla Soprintendenza di Genova, all’Ente Parco di Portofino, al Comitato di Gestione Provvisorio del Parco Nazionale di Portofino e al Servizio Tutela del Paesaggio della Regione Liguria. Con richiesta di immediata sospensione o annullamento dei lavori, ma specifica anche: “ In sé l’opera non è avversa dalla Parrocchia, ma a generare forti perplessità sono appunto le modalità esecutive e l’assenza di idonee cautele”.
Il Sindaco, Matteo Viacava, per il momento non si sbilancia: « Ho appreso tutto dalla stampa, sto andando a un appuntamento con il Vescovo di Chiavari Giampio Luigi Devasini, con cui ho un ottimo rapporto, per capire le problematiche emerse».Intanto, nella zona è massima allerta: « Non abbiamo ancora tutti i documenti - spiega Riccardo Romano dell’Associazione per il Monte di Portofino - sicuramente la chiesa è un monumento da tutelare con la massima cura, per adesso ci asteniamo da altri commenti». Per Francesco Faccini, presidente del Comitato di Gestione Provvisorio del Parco Nazionale di Portofino la questione va seguita nella sua evoluzione: « Sappiamo poco, come geologo dico che è un contenzioso tecnico, che ha bisogno di approfondimento, non vedo problematiche di inedificabilità » . Più critico Ermete Boggetti, presidente del Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino: « Abbiamo visto che Don Giosso ha agito nel modo migliore, si è mosso a 360° per tutelare il bene. Come coordinamento notiamo che nel Parco si continua a scavare, a realizzare opere, purtroppo non sono sorpreso e sono convinto che solo il Parco Nazionale potrebbe generare una svolta » . Siamo solo all’inizio di una lunga vicenda che non escluderà altri colpi di scena.
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