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PER ASPERA AD ASTRA…ZENECA - TUTTI I PASSI FALSI DEL VACCINO DI OXFORD - DAI FLOP DEI TEST, I DUBBI SULL’EFFICACIA DELLA DOPPIA DOSE, AGLI IMPEGNI NON RISPETTATI CON L'UE PER LE FORNITURE (DI 120 MILIONI DI DOSI PATTUITE NEL PRIMO TRIMESTRE SI E’ SCESI 30 E ORA LA COMMISSIONE PARLA DI 18 MILIONI) - IL SOSPETTO È CHE DIETRO L'ANNUNCIO DEI CONTINUI RITARDI NELLE CONSEGNE CI SIA LA SCELTA DI FAVORIRE ALTRI PAESI EXTRA UE, A COMINCIARE DAL REGNO UNITO...
Niccolò Carratelli per “la Stampa”
C'è stato un momento, nel 2014, in cui il vaccino AstraZeneca ha rischiato di non vedere la luce. È stato quando Pfizer voleva comprare e assorbire la multinazionale, nata nel 1999 dalla fusione di Astra AB, storica casa farmaceutica svedese, e Zeneca, giovane gruppo britannico impegnato per lo più nella produzione di farmaci anti-tumorali. Quando il colosso americano ha tentato l'assalto, Londra era ancora nell'Unione Europea e Bruxelles si è mossa per bloccare la nascita di un gigante farmaceutico al di sopra di ogni norma antitrust.
L'affare è saltato e così AstraZeneca oggi prova a fare concorrenza a Pfizer su un terreno per lei sconosciuto: la produzione di un vaccino, mai tentata prima, per la quale ha stretto un'alleanza molto solida con l'università di Oxford e con il governo britannico. E sulla quale si è giocata il suo futuro. Le falle del vaccino Il vaccino, basato sulla tecnologia adenovirale (da un virus degli scimpanzé), è partito subito male, con la pubblicazione dei primi risultati, lo scorso autunno.
L'efficacia contro i contagi cresceva iniettando una dose e mezzo, e non due, per un "errore" nelle somministrazioni, ha spiegato AstraZeneca, tra i dubbi degli esperti. Dubbi che, a distanza di mesi, non sono passati, visto il recente scontro con le autorità americane sull'affidabilità dei dati dell'ultima sperimentazione negli Stati Uniti: i livelli di efficacia, dopo due dosi, a seconda delle fasce di età, sono stati contestati, ma l'azienda li ha confermati.
Nel frattempo, c'è stata la clamorosa sospensione delle vaccinazioni, per alcuni giorni e in molti Paesi europei, dopo i casi di trombosi in persone appena vaccinate con AstraZeneca. L'Agenzia europea dei medicinali ha poi ribadito la sicurezza del vaccino, pur annunciando un approfondimento: lunedì si riunirà un gruppo di esperti esterni, per formulare un ulteriore parere sugli eventi osservati e i fattori di rischio e arrivare ad una raccomandazione aggiornata dell'Ema.
LE FORNITURE TRADITE
Se la sicurezza del vaccino in sé sembra garantita, quella di ricevere le dosi pattuite non riusciamo ad averla. L'azienda anglo svedese, da contratto, si era impegnata a consegnare 120 milioni di dosi nel primo trimestre dell'anno. Poi ha unilateralmente tagliato di tre quarti, portando il totale atteso a 30 milioni.
Ora dalla Commissione di Bruxelles hanno fatto sapere che in tutto arriveranno 18 milioni di dosi (in Italia 2 milioni e mezzo scarsi) e che «c'è ancora un grande divario sulle dosi concordate». I tagli, infatti, riguardano anche il secondo trimestre: l'azienda anglo-svedese ha annunciato qualche giorno fa che sarà in grado di consegnare solo 70 dei 180 milioni di dosi previsti.
Il sospetto, ormai pubblico, dei governi europei è che dietro l'annuncio dei continui e imprevisti ritardi nelle consegne di AstraZeneca ci sia la scelta di favorire altri Paesi extra Ue, a cominciare dal Regno Unito. Ma le polemiche fanno male fino a un certo punto: AstraZeneca ha il vaccino anti-Covid che costa di meno ed è più facilmente conservabile, quindi ha comunque un mercato enorme, soprattutto nei Paesi più poveri. Non a caso, nonostante la produzione sia ufficialmente no-profit, grazie alla crescita delle azioni il 2020 è stato un ottimo anno per la multinazionale anglo-svedese, con 4 miliardi e mezzo di profitti (al netto delle tasse) contro 1,8 miliardi dell'anno prima.
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