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Andrea Pasqualetto per il "Corriere della Sera"
Un bestione di un metro e novanta, 53 anni, pluripregiudicato. Professione: picchiatore. E ora, per gli inquirenti di Ravenna, anche assassino. Sarebbe lui, Pierluigi Barbieri di Rubiera (Reggio Emilia), il killer di Ilenia Fabbri, uccisa il 6 febbraio nella sua abitazione di Faenza. Lui il tassello mancante al delitto che vedeva già indagato come mandante l' ex marito di Ilenia, il meccanico Claudio Nanni.
Sono stati entrambi arrestati ieri notte dalla polizia dopo che il gip romagnolo ha accolto la richiesta della Procura fatta qualche giorno fa, una volta raccolti diversi indizi a carico di entrambi. Svolta dell'indagine, dunque, che fa tirare un sospiro di sollievo a Faenza, soprattutto alle amiche di Ilenia scese in campo ad accusare l'ex marito, ma anche ai vari testimoni, dai quali è emerso il movente, di natura economica: su tutto, una causa civile che poteva costringere Nanni a versare 100 mila euro a Ilenia per il suo lavoro nell' azienda di famiglia.
Nanni e Barbieri, uno incensurato, l'altro con una fedina penale non proprio candida, rapine, estorsioni, pestaggi. Entrambi appassionati di moto, qualche volta uscivano insieme. «Barbieri è accreditato nell' ambiente malavitoso come soggetto disponibile a partecipare a spedizioni punitive - scrive il gip -. Capace per compenso di qualsiasi violenza». E il procuratore di Ravenna: «Stiamo vedendo i conti bancari, non pensiamo a una cifra alta».
L'anno scorso era finito in galera per aver rotto le ossa a un disabile di Predappio, sempre su commissione. Ne era uscito in agosto, dopo 4 mesi. E appena uscito ha preso contatto con l' amico. A incastrarlo sono stati innanzitutto i tabulati telefonici: 36 contatti con Nanni da settembre, che hanno indotto gli uomini della Mobile e del Servizio centrale operativo della polizia a vederci chiaro. Da lì sono state solo conferme.
Lo scorso 10 dicembre, l' ex marito, costretto a casa dal Covid, rassicurava l' amico: «Una volta che esco... dai... dopo si fan tutte le cose che bisogna fare, ok?». Uscito dalla malattia, hanno preso a vedersi. Agli inquirenti risultano tre incontri a ridosso del delitto: il 19 gennaio a Rubiera, da Barbieri, il 20 e il 29 successivi a Faenza, all' autofficina di Nanni.
ilenia fabbri con claudio nanni
Questi ultimi ripresi dalle telecamere del vicino distributore di benzina. A chiudere il cerchio le immagini della mattina del delitto. L' auto della moglie di Barbieri, una Toyota Yaris grigia, è stata vista circolare per Faenza poco dopo le 5 del mattino (il delitto è delle 6). Entra a Faenza alle 5.10 ed esce alle 6.40. È stata immortalata da una telecamera non distante dalla casa di Ilenia, mentre la targa è stata fotografata dagli impianti di video sorveglianza della città e lui è stato ripreso a piedi, dopo aver parcheggiato.
Voleva essere un piano perfetto, è stato disastroso. A partire dal fatto che Nanni non faceva mistero del suo odio per la moglie. «Se vinci la causa ti ammazzo». «Prima o poi le mando qualcuno». Ma a far saltare il programma è stata soprattutto la presenza a casa di Ilenia della fidanzata di sua figlia Arianna. Questo Nanni non l' aveva previsto. «Quel giorno le due ragazze festeggiavano i 3 anni della loro relazione e avevano deciso di trascorrere insieme anche il venerdì (normalmente solo sabato e domenica)».
ILENIA FABBRI CON IL MARITO CLAUDIO
E così, quando Barbieri è entrato in azione alle 6 del mattino, subito dopo che Nanni era passato a prendere a casa la figlia per andare a Milano, la fidanzata ha dato l' allarme. Prima ha chiamato Arianna e poi lo stesso Nanni, che avevano appena superato il casello di Faenza. La conversazione, registrata, è considerata una «confessione involontaria» del meccanico. «Che si chiuda in camera!... Arianna non sto bene». «Ma sei deficiente babbo? Vai veloce! metti gli abbaglianti, suona». Per gli inquirenti lui sapeva cosa stava succedendo lì dentro ed era sconvolto dalla situazione. «Un uomo avido - conclude il gip -. Odiava la madre di sua figlia e l' ha voluta annientare. Lei che non era colpevole di nulla se non di chiedere quanto le spettava».
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