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COSA ACCADRÀ AI SETTE TERRORISTI ARRESTATI IN FRANCIA UNA VOLTA RIENTRATI IN ITALIA? INNANZITUTTO SARÀ GUERRA LEGALE ANCHE PER L’ESTRADIZIONE, NONOSTANTE LA FRANCIA ABBIA ADERITO ALLA CONVENZIONE SUL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO. MA POI IL VERO TEMA È LA PRESCRIZIONE: PER TORNAGHI, LA PETRELLA E MANENTI, CONDANNATI ALL’ERGASTOLO, IL PROBLEMA NON SI PONE, PERÒ LE PENE DEGLI ALTRI QUATTRO POTREBBERO ESTINGUERSI “TRA L’8 APRILE E IL 10 MAGGIO”: SIAMO QUASI FUORI TEMPO MASSIMO...
Luca Fazzo per "il Giornale"
Procuratore, adesso tanti diranno che sono passati decenni, gli individui sono cambiati, e i loro crimini vanno calati nel contesto dell'epoca... «Per adesso io mi concentro sul fatto che questi signori come la normativa impone siano portati qui e le pene siano eseguite». In carceri di massima sicurezza? «Visti i reati di cui sono accusati, direi proprio di sì».
Francesca Nanni, procuratore generale a Milano, sul tavolo ha due fascicoli alti una spanna: sono quelli di due tra i più in vista dei sette terroristi arrestati poche ore prima a Parigi, Giorgio Pietrostefani e Sergio Tornaghi.
Sono ore febbrili, in attesa di notizie dalla Francia, ma con la convinzione che una caccia durata decenni ai responsabili di delitti orrendi sta per concludersi. Anche se intorno agli ex fuggiaschi sta muovendosi una pattuglia di legali decisi a ostacolare in ogni modo la loro riconsegna all’Italia.
«Bloccheremo l'estradizione - tuona da Parigi il legale Irene Terrel - sono indignata e non ho parole per descrivere questa operazione».
LUIGI BERGAMIN CESARE BATTISTI
In realtà, come si spiega negli ambienti giudiziari, perché i sette arrivino materialmente da questa parte delle Alpi non serve un provvedimento di estradizione, poiché la Francia ha aderito alla convenzione sul Mandato d'arresto europeo (Mae), uno strumento semplificato che consente la consegna rapida di ricercati tra i paesi membri.
Saranno necessari ancora alcuni passaggi che ritarderanno l'operazione, ma nel giro di una o due settimane la comitiva dei refugé dovrebbe approdare in Italia: senza, garantiscono al ministero della Giustizia, che questo diventi uno show mediatico come accadde per il loro compagno Cesare Battisti.
La vera domanda che in queste ore cerca una risposta è: cosa accadrà dei sette una volta rientrati in Italia? A rendere il tema complicato c'è il tempo trascorso dai fatti e dai processi che li hanno visti protagonisti e condannati.
Il codice penale prevede infatti che le condanne si prescrivano una volta trascorso il doppio del loro importo, e comunque entro trent'anni. Fa eccezione la condanna all'ergastolo, che non si prescrive mai.
ex terroristi maurizio di marzio
Per i tre condannati in via definitiva al carcere a vita, dunque, il problema non si pone. Sono Tornaghi, la Petrella e Manenti: carcere del circuito As (Alta sorveglianza) e uniche speranze di tornare in circolazione affidate ad una eventuale istanza di conversione della pena.
Ci provò già Battisti e gli andò male, e anche nel loro caso la lunga fuga all'estero non contribuirà ad un trattamento indulgente.
Diverso è il caso per gli altri quattro, condannati a pene tra i dieci e i vent'anni, che potrebbero venire dichiarate prescritte. Nelle scorse settimane da Parigi era emerso che per due dei ricercati dall'Italia, Luigi Bergamin e Maurizio Di Marzio, la prescrizione della pena era stata calcolata «tra l'8 aprile e il 10 maggio». Siamo, come si vede, quasi fuori tempo massimo, e proprio questo ha portato probabilmente ad accelerare la retata.
ex terroristi giorgio pietrostefani
Sono temi che comunque andranno affrontati in fase di esecuzione della pena, una volta che i sette (e, si spera, i tre che mancano ancora all'appello) saranno tornati in patria. E a quel punto a togliere almeno ad alcuni dei condannati le possibilità di annullare l'arresto potrebbe essere proprio la scelta di fuggire: «La prescrizione della pena - spiega infatti Francesca Nanni - decorre dalla condanna definitiva o dal momento in cui ci si dà alla latitanza».
ovidio bompressi giorgio pietrostefani
Nel caso per esempio di Giorgio Pietrostefani, condannato per il delitto Calabresi, il calcolo partirebbe dal 24 gennaio 2000: quando, dopo essere stato scarcerato in attesa del processo di revisione, si diede alla macchia un'ora prima della sentenza.
adriano sofri, il suo avvocato massimo di noia e giorgio pietrostefani
«Voglio le scuse del Paese», aveva detto l'ex capo dell'ala militare di Lotta Continua prima della sentenza. Quando andarono a cercarlo dopo la condanna, i carabinieri non trovarono neanche lo spazzolino da denti. È durata vent'anni.
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