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1 - SAMUELE GIÙ DAL BALCONE FERMATO IL DOMESTICO IL PRESAGIO IN UN VIDEO
Giuseppe Crimaldi per “il Messaggero”
«Io ti butto giù nel vuoto perché sei una lota». Suona come un'agghiacciante premonizione il video postato su Facebook che ritrae il piccolo Samuele Gargiulo ripreso con un cellulare mentre pronuncia parole di cui forse nemmeno comprende il significato compiuto. Qualcuno aveva filmato il bimbo di quattro anni precipitato nel vuoto dalla casa al terzo piano di via Foria, a Napoli, nella quale viveva con mamma e papà, e poi aveva riversato quelle immagini su TikTok. Quel video, quella frase «Io te votto a copp' abbasce» mette oggi i brividi alla luce di quello che è poi realmente accaduto. Quelle immagini sono ora state acquisite dalla Polizia per i necessari approfondimenti.
Il filmato si chiude con Samuele che si arresta di colpo, come se non volesse farsi ascoltare da qualcuno. La svolta nelle indagini sulla morte di Samuele è arrivata l'altra notte. Dopo un interrogatorio durato un'ora e mezzo la Procura decide di emettere un fermo a carico di un uomo: Mariano Cannio, 38enne incensurato residente a Forcella, viene indagato con l'accusa di omicidio. Per gli inquirenti avrebbe lanciato nel vuoto il bimbo, un'accusa terribile dalla quale lui si difende sostenendo la sua versione: «Non ho lanciato Samuele nel vuoto, è stata una tragica fatalità: io lo tenevo in braccio sul balcone».
L'uomo che compare improvvisamente nelle indagini si trovava in casa Gargiulo per sbrigare alcune faccende domestiche e aiutare la mamma del bimbo, che è in stato interessante. Gli investigatori della Squadra mobile, anche sulla base della testimonianza della mamma del piccolo, avevano subito concentrato la loro attenzione sul domestico.
L'INTERROGATORIO
Cannio è entrato in Questura da uomo libero per essere interrogato dal sostituto Barbara Aprea poco dopo le 21 e ne è uscito in manette alle 23,20. Ora si trova in isolamento nel carcere di Poggioreale, in attesa di domani mattina, quando comparirà davanti al gip chiamato a convalidare l'arresto. Il 38enne, che si arrangiava svolgendo lavori domestici, ha ammesso, durante l'interrogatorio, di soffrire di disturbi psichici.
Assistito dall'avvocato d'ufficio ha fatto solo parziali ammissioni sugli ultimi istanti di vita di Samuele, respingendo l'accusa di averlo spinto nel vuoto. Ed è su questo che si giocherà la partita giudiziaria di questa tragedia: omicidio volontario o, piuttosto, omicidio colposo? Dal fittissimo riserbo investigativo emergono però alcuni particolari: in questa triste storia sarebbero esclusi ipotetici risvolti legati alla pedofilia o a una vendetta nei confronti dei familiari della giovanissima vittima.
La notizia del fermo di Mariano Cannio si diffonde in un battibaleno, proprio mentre sul luogo in cui Samuele ha perso la vita è in corso il pellegrinaggio di gente che posa fiori bianchi e pelouches sul ciglio della strada. E così monta la reazione rabbiosa della gente. C'è chi invoca la pena di morte, chi invece urla: «Consegnatelo a noi, questo bastardo: faremo noi giustizia!».
Un'esplosione di furia incontrollata. Il quartiere ha probabilmente già emesso la sua sentenza e in questo clima di tensioni crescenti c'è spazio anche per un tentativo di aggressione ai danni di chi fa il proprio lavoro d'informazione: giornalisti, fotografi e cineoperatori. Due uomini ordinano a muso duro e con minacce esplicite a chi viene visto come indesiderato di andare via immediatamente.
2 - LA MORTE ASSURDA DI SAMUELE PRECIPITATO NEL VUOTO DAL TERZO PIANO
Grazia Longo per “la Stampa”
Il corpo sdraiato sul marciapiede tra le candele, i peluche, i fiori lasciati per il piccolo Samuele, le mani aggrappate alla sua piccola maglietta del Napoli con il numero 10 di Maradona, quasi a respirarne ancora l'odore. E quell'urlo lancinante ripetuto all'infinito: «Pecché t' hanno acciso? Pecché t' hanno acciso?». È una disperazione che strazia il cuore quella di Giuseppe Gargiulo, 24 anni, garagista e commerciante nei negozi degli zii, padre del bimbo di 4 anni buttato giù dal balcone al terzo piano della sua casa che affaccia su via Foria, a San Carlo all'Arena quartiere popolare di Napoli.
Un volo di 18 metri per cui è stato arrestato dalla polizia, con l'accusa di omicidio, Mariano Cannio, 38 anni, domestico a ore della famiglia Gargiulo. L'uomo, che soffre di problemi psichici, ha fatto parziali ammissioni durante un primo interrogatorio: «Tenevo in braccio Samuele, poi non so com' è successo che è caduto giù. Non so cosa mi ha detto la testa in quel momento».
Difeso dall'avvocato Carmen Moscarella, Cannio ha confermato di avere un disturbo della personalità per cui era in cura al Centro di igiene mentale di Napoli. Aveva da poco terminato una cura ed era in procinto di iniziarne un'altra. Forse in questi ultimi giorni non ha assunto le medicine? La squadra mobile di Napoli, coordinata dalla pm Barbara Aprea, sta indagando per far luce su quello che è accaduto giovedì intorno all'ora di pranzo ma non solo. Su indicazioni della procura guidata da Giovanni Melillo, si punta a chiarire anche le reali condizioni di salute psichica del presunto assassino.
Una circostanza che fa infuriare i parenti e gli amici dei genitori di Samuele. L'amico Raffaele lo dice chiaro: «Non solo quell'assassino ha ammazzato una creatura innocente, ma ora vuole passare per pazzo, così evita una condanna esemplare». Al momento della morte del bimbo in casa c'era la mamma, Carmen Razzano, 22 anni, incinta di 8 mesi, che si è allontanata pochi minuti per andare in bagno. Samuele è finito in braccio a Cannio e si è consumata la tragedia. Un raptus covato nella mancata assunzione dei farmaci?
Il gesto improvviso di un folle? Il domestico non aveva mai manifestato segnali di squilibrio o di aggressività, ma ora suonano come un triste presagio le parole che il piccolo Samuele pronuncia in un video. «Io ti butto là sotto perché sei una lota (una schifezza in dialetto napoletano)». Perché Samuele dice proprio quelle parole? Forse le aveva sentite proprio da Cannio e pensava fosse uno scherzo? Interrogativi ancora senza risposta.
Come senza risposta sono, al momento, le domande circa le condizioni psichiche di Mariano Cannio. Un uomo che ha tra i suoi antenati anche Enrico Cannio, l'autore della musica della nota canzone napoletana «O surdato nnamurato», ma anche un padre con disavventure giudiziarie legate al mondo della droga che hanno determinato una situazione complicata. Mariano Cannio, infatti, da bambino è cresciuto per alcuni periodi in altre famiglie e ha avuto un'infanzia e un'adolescenza difficile. Ma in via Foria nessuno vuole sentire parlare dei suoi guai.
«Meno male che l'hanno arrestato - dice Gennaro, un amico dei Gargiulo - perché se lo beccava qualcuno di noi chissà che gli poteva succedere». Il collaboratore domestico, dopo la morte di Samuele, è uscito dall'alloggio. Quando è arrivata la polizia, allertata dalla madre del bimbo, lei era sola in casa e, a causa dello choc, c'è voluto un po' di tempo perché realizzasse che fino a poco prima in casa c'era anche Cannio.
In un primo momento, infatti, si pensava che Samuele si fosse arrampicato da solo sulla ringhiera del balcone e fosse caduto. Ma sul balcone non c'erano appigli di alcun genere. E poi, è poi emersa la presenza di Cannio. Domattina si svolgerà l'udienza di convalida del fermo, mentre il tratto del marciapiede di via Foria all'angolo di via Piazzi, è diventato un altarino a cielo aperto. Tra i vari messaggi confusi in mezzo ai fiori un bigliettino recita: «Adesso giochi con gli angeli». -
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