DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"
Alla fine sembra siano passati cinque minuti, non quarantacinque. Eppure la telecamera è sempre stata fissa sul volto dell' intervistato. Non ci sono immagini di repertorio. L' intervistatore, Walter Veltroni, non si vede mai. Si sentono solo le domande e, in risposta, la voce di un uomo di 87 anni, resa ancora più affascinante da un accento vagamente straniero, che racconta la propria storia di sopravvissuto.
Sami Modiano fu portato via da Rodi quand' era poco più che bambino. La madre era morta da un anno, «e ringrazio il Padreterno che se la sia presa prima, senza farle soffrire quel che abbiamo sofferto noi». Il padre lo catturarono con l' inganno: «I capifamiglia furono chiamati a presentarsi al Kommandatur il 18 luglio.
Non tornarono a casa. Il giorno dopo toccò a noi figli. Avevo una sorella bellissima, Lucia, di sedici anni, con i capelli lunghi. Mi faceva un po' da mamma. Dopo un mese di lager - magra, il pigiama a righe, il cranio rasato - non la riconoscevo più». Il viaggio avviene prima su navi-bestiame, ancora sporche di escrementi - «ci fecero capire subito che ci consideravamo come animali, come cose» -, poi in treno.
Arrivati a Birkenau, uomini e donne vengono separati. Il padre tenta di difendere la figlia e viene massacrato di botte: «Una cosa che non potrò mai dimenticare. Tutto davanti a questi occhi» dice Modiano, in quello che diventa il refrain e il titolo del suo straordinario racconto. Con la sorella si vedono ogni notte, separati dal reticolato.
sami modiano e walter veltroni
Una sera lui le porta in dono una fetta di pane, avvolta in un panno; lei gli restituisce l' involto con due fette di pane; aveva avuto la stessa idea, «anche nel campo di sterminio continuava a farmi da madre». Quando però Lucia smette di venire, Sami intuisce che per lei è finita.
Il dolore è insopportabile: il padre decide di presentarsi all' ambulatorio, cioè di andare nella camere a gas. Sami si inginocchia per ricevere la benedizione, il papà gli impone le mani sul capo, poi punta il dito e dice: «Tu ce la devi fare».
E Sami ce la farà, pur arrivando a pesare ventitré chili, ridotto a uno scheletro, salvato prima da altri prigionieri che lo gettano tra i cadaveri per evitargli il colpo di grazia dei nazisti in fuga, poi da una dottoressa russa. «Per tutta la vita mi sono chiesto - conclude Modiano - perché proprio io sono sopravvissuto. Da undici anni a questa parte ho trovato la risposta: per raccontare.
Ho giurato che fino a quando Dio mi darà la forza di farlo non smetterò di raccontare la mia storia ai ragazzi.
Sono felice di quello che sto facendo e i ragazzi hanno bisogno di me. Devono sapere. Quando io non ci sarò più ci saranno loro». Gli applausi e le lacrime di centinaia di ragazzi, all' anteprima davanti al presidente Mattarella, hanno confermato che la sofferenza di Sami Modiano non è stata vana.
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