FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
Luca Telese per Liberoquotidiano
Scusatemi, oggi parlo da papà, per fatto personale. La prima reazione che mi attraversa, alla notizia del figlio che ha denunciato suo padre ai carabinieri per uno scapaccione rivelando che stava coltivando marijuana in terrazzo, è un istinto di autoprotezione viscerale, corporativo e feroce.
Mi viene voglia, cioè, di iniziare a coltivare cannabis (pur non avendo mai fumato un solo spinello in tutta la mia vita), e mi vien voglia di dare uno scapaccione sonoro e terapeutico a mio figlio Enrico (malgrado sia del tutto incolpevole, e non abbia mai ricevuto un solo malrovescio nei primi dieci anni della sua intensissima e vivace esistenza).
Il punto di questa storia tristissima è: sappiamo poco o nulla di un gesto così traumatico e devastante, non conosciamo l' identità della famiglia, ma la dinamica rivelata dai Carabinieri non segnala una particolare situazione di sopruso, e nemmeno di violenza reiterata e brutale da parte del genitore indagato. Sappiamo che il baby-spione ha 13 anni, e che è figlio di genitori separati.
Sappiamo che ha deciso di procedere alla denuncia del padre dopo essere stato colpito da questo scapaccione. Si tratta, insomma, di un fallo di reazione, di una delazione vendicativa. E si tratta poi - in tutta evidenza - di una reazione zelante e spropositata - l' uomo, dopo aver mostrato imbarazzato le quindici piantine, adesso è accusato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio - rispetto alla gravità dell' episodio che l' ha generata.
A 13 anni, però, non sei più un pupo: a quell' età hai già in mano i codici per decrittare il mondo, hai già delle rudimentali ma efficaci nozioni legislative, conosci il peso dei segreti, avverti un fascino per il proibito, e sicuramente conosci a memoria le parole e il significato di "Maria Salvador" di J-Ax (un ridanciano inno alle drogheria leggere che ha scalato le classifiche) e hai riso quando hai sentito la storia della nonna che ha messo nella torta l' erba coltivata in terrazzo («Le ho detto/ questo è un nuovo rosmarino dall' Olanda/ E lei ha fatto la pasta/ per il pranzo di Pasqua/ L' ha portata in parrocchia/ se la sono scofanata»).
In una parola, siccome sai cosa succede quando vai dalla polizia e denunci un reato così grave, significa che vuoi rovinare tuo padre, e sai come farlo.
La prima domanda da farsi per noi genitori è ovviamente un' altra: questo ragazzino si è risoluto ad un gesto così devastante perché ha avuto troppi schiaffoni o perché ne ha avuti troppo pochi? Propendo, laicamente, per la seconda ipotesi.
Ma provo a farmi una domanda in più su come stanno cambiando i rapporti di forza intergenerazionali: i nostri nonni davano ai loro padri del "lei", e vivevano come una ferita formativa questo eccesso di distanza e questo deficit di confidenza.
Per scoprire cosa era il sesso dovevano andare al casino. Poi è arrivata l' eta della grande contestazione dei genitori (per un effetto di reazione) e ha prodotto la generazione smidollata dei padri post-sessantottini. Padri un po' scellerati che vogliono esserti fratello o amico, e sono in competizione con te, come quelli del primo film di Gabriele Muccino, "Come te nessuno mai": «Questi vogliono prendere il sacco a pelo e occupare insieme a te».
Noi subcinquantenni, se possibile, stiamo facendo peggio: questo tredicenne delatore tratta un adulto come se fosse un fratello minore da denunciare alla forza pubblica. Il fatto è che siamo neopadri stressati, problematici (spesso vessati dalle nostre mogli quando non buttati fuori di casa), e se tuo figlio ti si rivolge con un affettuoso «Papà!», uno di quei vocativi che aprono il cuore, è perché sta per chiederti: «Mi presti l' iPhone per giocare a Clash of clans?».
Quando vuole condividere emozioni importanti, poi, ti dice: «Sai, oggi è un giorno importante per me: sono in municipio 8!», intendendo una fase del giochino in questione. Tu ovviamente hai nozioni così rudimentali che confondi "Clash of Clans" con "Clash Royal", non conosci i poteri della "Valchiria" e del "gigante", non hai la più pallida idea di cosa sia un "mini-Pekka" e pensi ancora che il municipio sia quello dove sta la Raggi.
Stai leggendo sul giornale, divertito, di un povero demente che è stato fermato contromano perché cercava un Pokemon, e vedi che tuo figlio e tua nipote si stanno arrampicando su uno scoglio scosceso per fare altrettanto. Stai provando a fare una voce seria per formulare un severo rimprovero, e tuo figlio, per nulla turbato già ti psicanalizza: «Dài, papà: ti vedo in crisi. Faccio finta di non sentire quello che hai detto».
A casa fuoco incrociato: «Gli hai asciugato i capelli? Avete studiato pagina 35. Avete finito il quiz di geografia sui laghi?». Chiaro che poi diventi un po' frustrato. Adesso, però, sono serio: non so se era giusto il ceffone al baby-delatore. Ma uno al padre che coltiva marijuana e lo racconta orgoglioso al figlio, tanto male non avrebbe fatto.
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