DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
P.B. per “la Repubblica”
Otto ore in ostaggio senza che i sequestratori si accorgano di te. Otto ore dentro un cartone, in un angolo del laboratorio, mentre fuori lanciano granate e svuotano i caricatori dei mitra. Tutto il mondo che teme una nuova strage e tu lì, terrorizzato ma con il sangue freddo: quanto basta per beffare due terroristi addestrati in Siria e arruolati da Al Qaeda. «Sono vivo per miracolo, pensavo che mi avrebbero trovato...», ha raccontato a sera, stremato, agli agenti che l’hanno portato a Parigi in elicottero.
Resterà alle cronache come “l’ostaggio nello scatolone”. Si chiama Lilian, ha 27 anni, fa il grafico. A Dammartin lo conoscono per la sua efficenza professionale e per la cortesia. Quando ieri mattina alle 9 Said e Chérif Kouachi si sono barricati nella tipografia, lui, che di quel posto conosce ogni angolo, si è nascosto in uno sgabuzzino di tre metri quadrati ricavato al primo piano dell’edificio. Ha aperto un grosso scatolone, di quelli usati per le consegne della merce, ed è rimasto lì finché l’inferno non è finito.
I genitori lo cercavano al cellulare. Suonava a vuoto. Poi dal telefono è partito un messaggio: «Mi sono nascosto al primo piano, credo abbiano ucciso tutti. Dite alla polizia di intervenire ». «Tutti» sarebbero i suoi quattro colleghi, il titolare della Creation Tendance Decouverte, Michel Catalano, suo figlio Valentin, e due stampatori. Se i Kouachi fossero piombati nella tipografia mezz’ora più tardi ci sarebbero stati tutti. Invece c’era solo lui, Lilian. L’ostaggio invisibile.
Uno capace di fare “sponda” con la polizia, la stessa polizia che per due giorni é andata in affanno sulle tracce di due fantasmi che sembravano imprendibili nonostante avessero commesso errori madornali. Ha avuto contatti con gli agenti dell’antiterrorismo Lilian, durante le otto ore dentro il cartone: almeno tre telefonate, dicono fonti vicine alle indagini. Tre contatti preziosissimi per chi, là fuori e in un’area di un chilometro, aspettava il momento giusto per fare irruzione all’interno della stamperia in rue Clement.
«La notizia che i due attentatori avevano con loro un ostaggio è stato un vero incubo — racconta Luca, originario di Caserta, da trent’anni a Dammartin — Cconosco bene Lilian, temevo che i due assassini si accorgessero di non essere soli in quel piccolo edificio. Temevo gli facessero fare la stessa fine dei poveri vignettisti. E invece ce l’ha fatta, e ha pure aiutato i poliziotti a fermare la follia dei terroristi».
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