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Paolo Manzo per "lastampa.it"
Il Perù è oggi in pole position nella produzione di foglie di coca d cui, grazie a un processo di lavorazione che prevede l'aggiunta di sostanze chimiche, si ricava la cocaina, droga ormai radicata nei mercati europei e statunitensi. Il Paese andino ha infatti superato del 20 per cento - con 60mila e quattrocento ettari - la Colombia, che nel 2012 ha coltivato a coca "appena" 48mila ettari. Sul gradino più basso del podio la Bolivia.
A metterlo in luce è l'ultimo rapporto dell'UNDOC, l'ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine. Nel testo si sottolinea come le politiche antidroga siano, comunque, riuscite a ridurre del 3.4 per cento le coltivazioni in Perù dal 2011 al 2012.
Ma questo dato, evidentemente, non è bastato a frenare l'impressionante ascesa del Paese nel panorama mondiale per quanto riguarda la produzione della materia prima della cocaina, appunto le foglie di coca.
"Rimane però un dato importante - spiega Flavio Mirella, dell'UNDOC Perù - dopo sette anni, grazie alla collaborazione del governo del presidente Ollanta Humala, siamo riusciti a portare a casa una riduzione delle coltivazioni".
Sono tredici le aree nel paese interessate alla produzione, come hanno rilevato i monitoraggi satellitari. In particolare le zone più sensibili sono quella di Cusco, di Ayacucho e di Huanuco, nel centro del paese. Se una seppur piccola riduzione delle coltivazioni c'è stata, è dovuta, sostiene il Palazzo di Vetro, all'arresto di Artemio, il leader dell'organizzazione terrorista Sentiero Luminoso. Questo ha spinto molti contadini a scegliere coltivazioni alternative a quelle della coca.
Il tema delle coltivazioni nel Paese rimane comunque oggetto di opinioni contrastanti. Per le popolazioni andine, infatti, masticare la foglia di coca, oltre a essere un'antica tradizione, è una necessità . Le proprietà della foglia aiutano infatti i contadini delle Ande a sopportare l'altitudine, il freddo e i morsi della fame.
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