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TERRA ARATA – POCO PIÙ DI UN ANNO FA L’IMPRENDITORE CHE INGUAIA SIRI ANDÒ NEGLI UFFICI DELLA DIA DI TRAPANI PER SEGNALARE DI AVER INCROCIATO VITO NICASTRI E FINSE DI NON CONOSCERLO – MA ERA UN BLUFF, CHE LUI E “IL SIGNORE DEL VENTO”, VICINO A MESSINA DENARO SI CONOSCESSERO E CHE FOSSERO SOCI DA ANNI, LO RIVELA LO STESSO ARATA NELLE INTERCETTAZIONI…
Valentina Errante per “il Messaggero”
Non è chiaro se Paolo Arata sperasse di scoprire qualcosa sulle indagini in corso o tentasse di proteggere se stesso dalla bufera giudiziaria che ha finito per travolgerlo. Di certo non è stata l' ingenua mossa di un imprenditore del nord Italia a spingere, poco più di un anno fa, il professore genovese, ex parlamentare di Forza Italia con contatti ad altissimi livelli istituzionali, sino agli uffici della Dia di Trapani.
francesco arata con manlio e vito nicastri
Arata è indagato a Roma per la presunta tangente di 30mila euro al sottosegretario leghista Armando Siri che, su disposizione del suo sponsor, presentava emendamenti al Def tentando di assicurare aiuti di Stato alle aziende che facevano capo a Vito Nicastri, accusato di avere finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro. Eppure il professore vicino a Matteo Salvini agli investigatori voleva segnalare di avere incrociato l' imprenditore di Alcamo sul lavoro e di essere molto preoccupato.
Nicastri, il suo socio occulto era costretto dalle circostanze a non comparire negli assetti societari delle aziende di Arata, nel 2010 era stato destinatario di sequestro colossale: un miliardo e mezzo di euro di titoli, quote societarie, denaro liquido, terreni e abitazioni. Così agli atti dell' inchiesta di Palermo, che vede Arata indagato per intestazione fittizia di beni aggravata dal favoreggiamento alla mafia, è finita anche quella relazione di servizio della Dia di Trapani, nella quale sono riportate le preoccupazioni del professore genovese per il casuale incontro con Nicastri.
Un chiaro bluff. Le conversazioni captate dagli investigatori e la bonifica eseguita da Arata nella sua auto non lasciano margini di dubbio sulla malafede del professore, da anni socio del re dell' eolico, col quale parlava al telefono anche durante i domiciliari. «Prima o poi la giustizia trionfa», gli diceva.
Nei prossimi giorni Arata potrebbe rispondere ai pm che hanno già depositato l' intercettazione nella quale Paolo Arata parla con il figlio Francesco del prezzo del politico. In più di un' occasione, durante le indagini, gli investigatori hanno scelto di spegnere i microfoni del trojan, installato sul cellulare del professore, per evitare di captare la voce di Siri, protetto dall' immunità parlamentare, rendendo le registrazioni inutilizzabili. Dai documenti depositati al Riesame, al quale è probabile che l' avvocato di Arata, Gaetano Scalise, rinunci, risultano anche le strette relazioni dell' ex parlamentare con politici e rappresentanti delle istituzioni.
LE INTERCETTAZIONI
Che Arata e l' imprenditore vicino a Matteo Messina Denaro fossero soci è lo stesso Arata a rivelarlo nelle intercettazioni. Il 22 gennaio 2019 dice a Manlio Nicastri, figlio di Vito: «Tutta questa situazione è nata nel 2015, io nel 2015 ho dato trecentomila euro a tuo papà, basandomi su un rapporto di fiducia, ed è stato il più grande errore della mia vita, poi glielo dirò in faccia a tuo papà, più grande errore nella tua vita... nella mia vita, io non ho mai fatto un errore del genere, e li tuo papà. Ho adesso l' impressione che mi reputa un coglione, gli succhiamo tutto il sangue che è possibile, tanto è del nord».
E ancora, il 12 settembre scorso, parlando con un avvocato: «Qui stiamo parlando in camera caritatis. Io sono socio di Nicastri al 50 per cento. Formalmente non abbiamo nessun accordo.. nella sostanza abbiamo un accordo societario diciamo di co-partecipazione». Sarà difficile dunque dimostrare la buona fede dell' ex parlamentare che, agli investigatori che indagavano sul suo business in Sicilia, voleva far credere di non sapere chi fosse Nicastri.
Paolo Arata
danilo toninelli armando siri
armando siri 2
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ARMANDO SIRI
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