DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell’articolo di Clemente Pistilli per https://roma.repubblica.it/
maurizio cocco e la moglie assunta
“Cinquanta giorni dopo l’arresto di Maurizio avevo chiesto se fosse stata sentita la moglie e sono stato accusato di aver chiesto informazioni sulle indagini. Se andrò in Tribunale dovrò dire la verità e dirò la verità. Ho passato gli ultimi sei mesi più brutti della mia vita”.
Parole inquietanti quelle di un militare, che ha parlato con persone vicine alla famiglia di Maurizio Cocco, ingegnere di Fiuggi, da due anni in carcere in Costa d’Avorio, dove continua a restare sepolto vivo nonostante sia stato prosciolto dalle accuse di essere parte di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico e al riciclaggio e sia accusato soltanto di una frode fiscale, che gli è stata contestata successivamente senza esibire alcuna prova del reato.
maurizio cocco e la moglie assunta
Il professionista, in una lettera, ha descritto l’inferno che sta vivendo nel carcere ivoriano, da cui sostiene potrebbe uscire solo pagando una cauzione monstre di 500 milioni di euro: “Qui si vive in camere da 50 metri quadrati in più di 200 persone, con un buco a terra per i bisogni. Si paga qualsiasi cosa, anche se vuoi il posto per allungarti devi pagare. La droga e la prostituzione la fanno da padroni e i più giovani si prostituiscono per 50 centesimi”.
Il suo avvocato, Pasquale Cirillo, ha chiesto di intervenire al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, e ai ministri della giustizia Carlo Nordio, degli esteri Antonio Tajani e degli interni Matteo Piantedosi […]
Ora le inquietanti parole del militare che lavorava in Costa d’Avorio quando Cocco venne arrestato. Un investigatore che punta il dito contro “i Pcm”, precisando che si tratta di “persone della Presidenza del consiglio dei ministri che pagano riscatti se sequestrano un italiano”, uomini “dei servizi”. “Mi ero preoccupato per un italiano – ha affermato – ma mi hanno preso in ambasciata e messo a confronto”.
Infine dubbi anche su chi ha condotto le indagini sul narcotraffico. Parlando di un dirigente della Direzione centrale dei servizi antidroga, il militare ha detto: “Ha fatto un casino per questioni di carriera”. Una vicenda ancora tutta da chiarire.
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