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Ivan Fossati per "la Stampa"
Sarà un lunedì intenso per le indagini sulla funivia del Mottarone. A quindici giorni dalla tragedia, costata la vita a quattordici persone, questa mattina si incrociano più decisioni.
La procuratrice di Verbania Olimpia Bossi, con il pool di investigatori che la affiancano, presenterà - salvo cambi di strategia dell' ultimo minuto - ricorso al tribunale del Riesame contro la mancata convalida dei fermi da parte del gip.
Il difensore di uno degli indagati avvierà l' istanza per un incidente probatorio sul luogo del disastro, l' esperto incaricato dalla Procura (il docente del Politecnico di Torino Giorgio Chiandussi) sarà sulle pendici del Mottarone per una nuova analisi visiva dei reperti, e nello stesso luogo tornerà il comandante provinciale dei carabinieri Alberto Cicognani con il collega dei vigili del fuoco Roberto Marchioni per iniziare a studiare la rimozione della cabina. Saranno presenti al sopralluogo anche degli elicotteristi, con i quali si valuteranno le varie opzioni.
strage funivia del mottarone 2
La cabina 3 è sotto sequestro, così come la fune e tutto ciò che è rimasto sulle pendici della montagna. La vettura sarà trasferita in un deposito, ma il problema è sollevarla senza doverla smontare.
Si trova molto vicina ad alberi di alto fusto e pochi metri dall' altra parte ci sono le funi, quelle che non hanno ceduto: la portante e quella di soccorso.
La fune traente, quella appoggiata ai prati, è invece al centro del lavoro dei tecnici.
Si dovrà dare risposta a una domanda che ricorre dal pomeriggio di domenica 23 maggio: perché si è strappata? Se è chiaro che la tragedia è da imputare al mancato funzionamento dei freni di emergenza, è altrettanto vero che l' incidente nasce dalla rottura di quell' intreccio di fili lungo quasi cinque chilometri che gestiva la salita e la discesa delle cabine.
FUNIVIA DEL MOTTARONE - SECONDO FORCHETTONE
Sul capitolo freni ci sono tre indagati. Luigi Nerini, titolare della società di gestione dell' impianto pubblico, la Ferrovie del Mottarone srl, Gabriele Tadini, il capo degli operai, che materialmente dava l' ordine di inserire i «forchettoni» che impedivano ai freni di funzionare, ed Enrico Perocchio, il responsabile della sicurezza.
Tutti e tre erano stati portati in carcere la notte tra il 25 e il 26 maggio, e il fermo era stato annullato sabato 29. Con lo stesso atto il gip aveva disposto gli arresti domiciliari per Tadini, l' unico che fino ad ora ha ammesso di aver fatto viaggiare la funivia con il sistema d' emergenza inibito.
Le linee difensive dei tre sono ampiamente divergenti, ma per tutti la Procura ritiene di avere elementi di prova importanti, anche se sarà differente il livello delle responsabilità. Intanto in settimana erano emersi altri particolari, come la foto che dimostra che domenica 9 maggio la cabina 4, gemella di quella precipitata, pure aveva viaggiato con i freni bloccati.
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