amazon piacenza

CI FANNO UN “AMAZON” COSÌ - VI CHIEDETE PERCHE’ I DIPENDENTI DI BEZOS A PIACENZA SCIOPERANO NEI GIORNI DEL “BLACK FRIDAY”? I SINDACATI: “L'AZIENDA NON CI RISPONDE. QUI SIAMO AGLI ANNI '50” - IL RACCONTO DI UN “PICKER”: “OGNI GIORNO FACCIO 20 CHILOMETRI. NIENTE PAUSA CAFFÈ. PER ANDARE IN BAGNO DEVO CHIEDERE IL PERMESSO” - LE PATOLOGIE A TUNNEL CARPALE, SCHIENA E COLONNA VERTEBRALE NON SI CONTANO: “QUANDO UNO SI INFORTUNA FANNO PRESSIONE PER NON SCRIVERE CHE..."

AMAZON PIACENZA

Fabio Poletti per “la Stampa”

 

Il lavoratore interinale con badge verde ha poca voglia di parlare ma idee chiarissime: «Se dobbiamo fare sciopero, tanto vale farlo quando fa male». Rischia di fare malissimo ad Amazon lo sciopero di 24 ore indetto per venerdì 24 novembre, il giorno del Black Friday e dei megasconti, dai 4 mila dipendenti del centro di distribuzione di Castel San Giovanni vicino a Piacenza, la megastruttura di cemento grande come 15 campi di calcio che non si fermava mai.

 

AMAZON PIACENZA

Questo è il primo sciopero nella filiale italiana del colosso di Seattle. Indetto proprio nel giorno più ricco per Jeff Bezos, quando qui si aspettano un po' più del milione e 100 mila ordini, 12 al secondo, arrivati per il Black Friday dell'anno scorso. Anche se da Amazon promettono: «Siamo focalizzati a mantenere i tempi di consegna». Alla base delle rivendicazioni le richieste economiche non sono nemmeno la cosa più importante. Anche se il clima tra i capannoni che qui chiamano l'«Astronave» certo non aiuta.

 

AMAZON PIACENZA

Beatrice Moia è una packer, addetta a inscatolare le merci da reinviare ai rivenditori esterni: «L'altro giorno è venuto il mio capo in reparto. Ci ha detto che eravamo stati bravi perché avevamo movimentato 1 milione e mezzo di pacchi. Ha accennato un applauso e se ne è andato. Forse "bravo" è un po' poco per il mazzo che ci facciamo».

 

Per otto ore al giorno, assai graditi gli straordinari facoltativi oltre a quelli obbligatori, una packer come lei prende 1200 euro al mese. Tutti i mesi. Anche a settembre quando la catena di imballaggio va al massimo con la consegna dei libri di scuola. O dal Black Friday fino a Natale, quando Amazon fa il fatturato e offre ai dipendenti un bonus natalizio assai simbolico che non vuole nessuno.

 

AMAZON PIACENZA

Il segno più è la costante a Castel San Giovanni. Nel 2011 quando è stato aperto il centro di distribuzione ci lavoravano in 60. Adesso sono in 4 mila, metà a tempo indeterminato col badge blu, l' altra metà interinali, anzi con contratto di lavoro somministrato, come chiamano con una bruttissima parola i precari che difficilmente sciopereranno tutti. Il Gruppo nel suo complesso non è che se la passi male. Il bilancio 2016 si è chiuso con un fatturato di 136 miliardi di dollari Usa. Il terzo trimestre 2017 vale 43,7 miliardi di dollari Usa con un notevolissimo +34%.

AMAZON PIACENZA

 

«L' unica cosa che non aumentano sono gli stipendi. Ma quello che è peggio sono le condizioni di lavoro», sibila Pino de Rosa della Ugl che insieme a Cgil Cisl e Uil ha deciso di iniziare la battaglia del Black Friday. «E' l' unica azienda al mondo dove si applica solo il contratto nazionale e non c' è un contratto di secondo livello. Non abbiamo nemmeno quantificato le richieste economiche. Abbiamo detto: fissiamo degli obiettivi poi stabiliamo il premio di produzione. L' azienda non ci ha mai risposto. Qui siamo agli Anni Cinquanta».

AMAZON PIACENZA

 

In azienda il clima è brutto e molti non vogliono apparire. Lui è un picker. Viene dal Senegal. Il suo compito è andare a prendere gli oggetti negli scaffali e portarli ai packer: «Ogni giorno faccio una mezza maratona di 20 chilometri. Niente pausa per il caffè. Per andare in bagno devo chiedere il permesso. Adesso sto facendo il turno di notte. Lavoro 6 ore e mezzo a notte più gli straordinari per sei giorni alla settimana. Il settimo mi riposo. Così per quattro settimane».

 

AMAZON PIACENZA

Dire che il lavoro è ripetitivo è un eufemismo. Le patologie al tunnel carpale, alla schiena e alla colonna vertebrale non si contano. «Quando uno si infortuna ci fanno pressione per non scrivere che è a causa della produzione». Dal Gruppo replicano che negli anni si è lavorato molto per la sicurezza, il salario sta nella fascia alta della logistica, ci sono agevolazioni come l' assistenza medica privata e alla fine quelli che mollano sono pochissimi. ML' azienda offre pure un assegno a chi vuole andarsene dopo 5 anni di lavoro. L' incentivo lo prendono in pochissimi: «Preferiscono pagare per mandarci via, piuttosto che tenerci dopo averci spremuto come limoni».