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Giovanni D’Alò per “la Repubblica”
Minigonne attillate, tacchi altissimi, spacchi vertiginosi. Con le sue mise più da red carpet che da austere sale da concerto, Yuja Wang si è guadagnata il titolo di pianista più sexy del mondo. Eppure niente in lei è più lontano dall’immagine di una “femme fatale”.
«Scelgo gli abiti in base a quello che suono. Se il brano è vivace, il vestito è più sobrio. Se invece è serio, gioco con i contrasti. La musica trasmette emozioni e il look può esaltarle», ha dichiarato. Se parliamo dell’aspetto di questa giovane pianista cinese (28 anni compiuti ieri) è perché sul suo talento è già stato detto tutto. Claudio Abbado, con cui si è esibita al Festival di Lucerna e con cui ha fatto una tournée in Cina, la adorava.
Antonio Pappano, che l’ha diretta più volte (l’ultima l’anno scorso a Santa Cecilia nel Secondo Concerto di Bartók), l’ha definita “una bomba”. Venerdì 13 alle ore 20.30 l’Accademia di Santa Cecilia torna ad ospitarla al Parco della Musica, non con l’orchestra ma in un recital solistico che prevede due Lieder di Schubert trascritti per pianoforte da Liszt, la Terza Sonata di Chopin, “Islamey” di Milij Balakirev e altre pagine di scuola russa firmate da Aleksandr Skrjabin (una scelta di Preludi, i 2 Poemi op. 63 e l’esoterica Sonata n. 9 intitolata “Messa nera”).
Romanticismo e virtuosismo, dunque, per un’interprete che alcuni hanno definito la versione femminile di Lang Lang. In effetti i due musicisti cinesi hanno condiviso per un certo periodo lo stesso insegnante a Philadelphia, Gary Graffman, ma soprattutto hanno entrambi portato in un mondo solitamente paludato un tocco di vivacità e freschezza e quel tanto di glamour che, se da un lato fa storcere il naso al pubblico più tradizionale, dall’altro aggancia quello più giovane abbassando di molto l’età media degli spettatori. Anche lei molto attiva sui social, in fatto di ascolti non ha preclusioni e la sua playlist incamera brani che vanno da Bach a Lady Gaga. Il suo repertorio invece privilegia i romantici e il ’900 storico.
Ma sul talento non si discute e parlano le sue collaborazioni con direttori del calibro di Pinchas Zukerman (con cui debuttò nel 2005), Daniel Barenboim, Gustavo Dudamel, Esa-Pekka Salonen, Valery Gergiev, Lorin Maazel e Zubin Mehta, tanto per fare dei nomi. Mentre in ambito cameristico, è collaudata la sua intesa con il violinista Leonidas Kavakos. Tra poche settimane sarà in tournée negli Stati Uniti con la London Symphony Orchestra e Michael Tilson Thomas e poi l’attende il debutto con i Berliner Philharmoniker.
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