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DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN…
(ANSA) - Con un valore di 156,9 miliardi di euro ed esportazioni per oltre 107,4 miliardi, quello dell'Unione Europea, nel 2013, è stato il maggiore mercato di farmaci, mentre quella farmaceutica una delle industrie europee a più alta produttività, con un fatturato di 220 miliardi nel 2012. Proprio in virtù di questi numeri servono, a livello comunitario, "poche regole, ma certe e ineludibili, che siano etiche e trasparenti, nell'interesse di tutti", perché "proprio nelle maglie della deregolamentazione, si annidano i pericoli più insidiosi".
Così Luca Pani, direttore dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), commenta il documento d'analisi della Commissione Europea "L'industria farmaceutica: un settore strategico per l'economia europea". In un contesto 'ultraglobalizzato' come quello attuale, però, il mondo del farmaco "muta in modo radicale", sottolinea Pani. Bisogna "fare i conti con nuove terapie farmacologiche, spesso molto più costose", così come con i "progressi nella conoscenza del genoma umano, nella biotecnologia e nella medicina di precisione".
Ma anche con "l'aumento della concorrenza", quella tradizionale di Stati Uniti e Giappone, e, ora sempre più, anche asiatica. Per questo, sostiene, "dobbiamo mettere i nostri produttori nelle condizioni di competere con questi concorrenti senza mai abdicare al nostro ruolo di tutela della salute".
Anzi, "consolidare il sistema regolatorio europeo e potenziare i rapporti con le autorità pubbliche dei nuovi e dei vecchi competitors extra-europei costituirà anche uno scudo alle continue minacce alla salute che provengono dalle reti illegali di vendita". Infine, tra le sfide, il delicato processo di Ricerca e Sviluppo, i cui costi sono in continuo aumento: se oggi sono di un miliardo di euro per ogni nuovo farmaco che entra in commercio, nel 1975 ammontavano a 150 milioni, mentre dal 2010 al 2012 il costo per portare un principio attivo dalla scoperta al lancio sul mercato è aumentato del 18%.
"Non sempre però tali sforzi si traducono in un esito positivo, facendo venire il sospetto - conclude - che forse il modello della Ricerca e Sviluppo sia da rifondare radicalmente".
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