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SI FA PRESTO A DIRE “SPIAGGE LIBERE” - SULLE COSTE ITALIANE AUMENTANO GLI SPAZI OCCUPATI DAGLI STABILIMENTI - SECONDO LA FINANZIARIA DEL 2007, L'ACCESSO ALLE SPIAGGE È SEMPRE LIBERO (C’E’ CHI PROVA A FAR PAGARE IL PASSAGGIO PER ARRIVARE ALL’ACQUA) ED È PROIBITO IMPORRE L'AFFITTO DI SDRAIO O OMBRELLONI NELLE SPIAGGE LIBERE ATTREZZATE
Giulia Torlone per “il Venerdì - la Repubblica”
Tanto libere non sono. Circondate da sdraio e ombrelloni a pagamento. Non è facile la situazione per chi vuole godersi il mare in spiaggia senza dover aprire il portafoglio. Secondo un' indagine di Altroconsumo, la spesa media di una famiglia si aggira sui 25 euro, con punte molto più alte negli arenili di lusso. Per evitare di dover pagare basterebbe spostarsi su una spiaggia libera, magari portando ombrellone e sdraio da casa.
Non sempre però è così semplice trovarne una. Sul totale delle coste italiane, la superficie occupata da stabilimenti oscilla tra il 60 e il 70 per cento, un unicum tra i Paesi del Mediterraneo. Secondo la Doxa, nel 2011 gli stabilimenti balneari erano 5.368, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 12 mila su un totale di 7.375 chilometri di litorale.
In media, il nostro Paese ha uno stabilimento ogni 400 metri di costa utile alla balneazione. In testa c' è la Liguria, dove su 135 chilometri solo 19 sono liberi e tre attrezzati. Va male anche sul litorale laziale: a Ostia l' 85 per cento della spiaggia è in concessione privata, a Torvaianica chilometri ininterrotti di edifici impediscono la visuale del mare.
«I regolamenti sono confusi e frazionati» spiega Sebastiano Venneri di Legambiente. «Alcune regioni applicano una proporzione tra spiaggia libera e privata del 50 per cento, altre molto meno». Il problema della mancanza di arenili liberi è stato sollevato sia dai Verdi sia da Legambiente. Su Facebook, la pagina Difendere le spiagge libere contava più di 370 mila like, prima di essere hackerata.
Ma la legge italiana come tutela i consumatori? «Bisogna ricordare che la Finanziaria del 2007 aveva introdotto una norma fondamentale: l'accesso alle spiagge è sempre libero. Gli stabilimenti devono consentire il transito sulla battigia, quella striscia di sabbia larga 5 metri dal punto in cui si infrange l'onda». Spesso però i gestori esigono un pagamento per il passaggio. E infatti il problema, spiega Venneri, sono il mancato controllo e gli abusi sulle concessioni del demanio marittimo: «Sono pluriennali e facilitano il gigantismo».
A tutela dei cittadini sono intervenuti i Verdi con un Manuale del bagnante. La legge riconosce il diritto di passare, per raggiungere il mare, per la via più breve, anche in caso di altri accessi da spiagge libere vicine. Unico vincolo: non intralciare i 5 metri di battigia che devono rimanere sgombri per garantire ai mezzi di soccorso di intervenire in caso di necessità. Inoltre, nel caso delle "spiagge libere attrezzate", cioè il tratto che non è in concessione ma autorizzato al noleggio dell' attrezzatura, è proibito imporre l' affitto di sdraio o ombrelloni.
Ma a limitare l' utilizzo delle spiagge libere è anche la sporcizia. La pulizia qui è a carico del Comune che dovrebbe provvedere a mantenere il litorale in buone condizioni.
Cosa che non succede sempre. Comunque ricordiamoci che, dall' incuria al divieto di passaggio, qualunque abuso va denunciato (alla capitaneria di porto). Perché i diritti non vanno in vacanza.
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