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Maurizio Molinari per “la Stampa”
Paladino dei diritti civili e dell’eguaglianza razziale in America, ha deciso di cantare in Bahrein nonostante le proteste delle opposizioni che lamentano oppressione delle libertà: la scelta del cantante afroamericano John Legend fa discutere perché chiama in causa la sua identità di artista “politico”. Al centro della disputa c’è il Festival “Spring of Culture” che si apre lunedì in Bahrein ed ha subito in calendario un suo spettacolo.
I gruppi di opposizione alla monarchia di Manama gli hanno chiesto a viva voce di “non venire” accusando le autorità locali di “sistematica repressione delle libertà civili” con l’aggravante che le vittime di arresti e detenzioni sarebbero quasi sempre “esponenti della minoranza sciita”.
Legend è stato a lungo in silenzio, tradendo incertezza, ed ha poi reso pubblica la sua decisione con un comunicato scritto nel quale afferma di “essere bene al corrente dei documentati abusi commessi dal governo del Bahrein” ma preferisce comunque mantenere lo spettacolo per “avere un dialogo diretto con il popolo di questa nazione”.
“Ho passato una quantità importante di tempo nella mia vita a pensare ai diritti umani, ai diritti civili ed alle questioni inerenti alla giustizia tanto negli Stati Uniti che altrove - aggiunge Legend - arrivando alla conclusione che non sempre la soluzione è il boicottaggio”. Da qui la volontà di essere presente in Bahrein “per diffondere amore e gioia” ed “incontrare chi si batte per libertà e giustizia”.
Come dire: andrò a Manama per cantare a sostegno delle vittime degli abusi. Ma fra gli attivisti dell’opposizione sciita la decisione non è stata ben accolta. “Chi si batte per la libertà non potrà neanche avvicinarsi al concerto - afferma Maryam Alkhawaja, attivista con padre e sorella detenuti - e il concerto sarà adoperato dal regime per far dimenticare i gravi abusi che continua a commettere”.
In Bahrein è l’unico Paese del Golfo dove vi sono state - nel 2011 - manifestazioni di piazza pro-democrazia ma il governo chiese aiuto alla confinante Arabia Saudita, che le stroncò inviando colonne di mezzi blindati. Riad giustificò l’intervento con il timore che dietro le manifestazioni dei gruppi sciiti vi fosse il tentativo dell’Iran di imporre la propria influenza sul Bahrein.
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