DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giampaolo Visetti per La Repubblica
La zanzara che ha ucciso Sofia ha lasciato tracce. Il profilo del killer ora è impresso nel sangue della bambina di 4 anni morta domenica a Brescia di malaria cerebrale, dopo un calvario iniziato il 13 agosto e durato ventidue giorni. I biologi molecolari dell' Istituto superiore della sanità lo stanno cercando, analizzando i vetrini con i campioni ematici inviati a Roma dall' ospedale S. Chiara di Trento, possibile luogo della trasmissione del Plasmodium Falciparum da parte di una zanzara della specie Anopheles, non presente in Italia.
Il metodo è analogo a quello che i carabinieri del Ris adottano per incastrare un assassino umano. L' analisi genetica del sangue consentirà di identificare il dna dell' insetto che ha trasmesso la malaria a Sofia. La soluzione del mistero, per scienziati e magistrati, sta «nell' accertamento del ceppo».
Se le impronte ematiche impresse nel sangue della vittima risulteranno le stesse lasciate in quello delle due sorelline di 4 e 11 anni, rientrate con la malaria dal Burkina Faso e che hanno incrociato Sofia nell' area giochi del reparto trentino di pediatria, ci sarà la prova del contagio in ospedale. Per questo ai biologi è stato inviato anche il sangue prelevato a Sofia il 17 agosto: consentirà di sapere se aveva la malaria già al primo ricovero e prima dell' arrivo dei malati dall' Africa. Se invece il genoma si rileverà diverso, la caccia alla zanzara killer si sposterà altrove: a Bibione, dove Sofia era in vacanza con genitori e fratello, o nel Nordest fra Trento e l' Adriatico.
La prova genetica richiederà alcuni giorni, ma le indagini dei carabinieri del Nas e delle Procure di Trento e Brescia, che d' ufficio hanno aperto un' inchiesta per omicidio colposo contro ignoti, stanno restringendo il campo delle ipotesi. La prima a risultare esclusa è che il protozoo malarico sia stato trasmesso da bimbo a bimbo, con una ferita accidentale. «Sofia e la famiglia rientrata malata dall' Africa - dice Paolo Bordon, direttore dell' Azienda sanitaria trentina - non hanno avuto contatti epidermici. Un contagio poi richiede che il sangue infetto venga inoculato».
Tramontata anche la pista dell' incidente in reparto. «Sofia non è stata sottoposta a trasfusioni - dice Annunziata Di Palma, primaria di pediatria - e i protocolli nell' impiego degli strumenti medici, tutti monouso, sono stati rispettati. Tra il 18 e il 21 ha potuto uscire dall' ospedale durante il giorno, era in cura per il diabete ma stava bene. Cerchiamo invano un errore umano».
Le quattro trappole posizionate nella pediatria del S. Chiara non hanno infine catturato alcuna specie di zanzara. Per gli entomologi è la conferma che a Trento non volano insetti vettori della malaria. «Se in agosto un esemplare di Anopheles è entrato in ospedale - dice Claudio Paternoster, responsabile del reparto di malattie infettive - si è trattato di un caso eccezionale e isolato». L' attenzione dei medici e del capo della Procura trentina, Marco Gallina, punta così ora su «una zanzara esotica e solitaria che tra il 13 e il 30 agosto» ha colpito Sofia a morte.
Se il suo codice genetico sarà identico a quello dell' Anopheles che aveva infettato la famiglia rientrata dal Burkina Faso, l' insetto, o l' uovo da cui è uscito, era nascosto in una loro borsa, o nei vestiti introdotti in ospedale. «Sarebbe la sempre più frequente zanzara da valigia - dice Paternoster - capace di trasportare la malaria».
zanzara anofele portatrice di malaria
Se il ceppo del parassita assassino risulterà diverso, l' esclusione del S. Chiara sposterà le indagini sull' Adriatico. Per questo il procuratore Gallina ha chiesto all' ospedale di Portogruaro di inviare i documenti del primo ricovero della bambina, quando è emerso l' esordio di diabete infantile. L' obbiettivo è accertare se già il 13 agosto Sofia presentasse sintomi compatibili con la malaria. Le indagini si concentrano così anche sui due viaggi al mare della famiglia Zago: quello dei primi di agosto e il secondo, compiuto per tornare a Bibione dopo le dimissioni del 21 a Trento.
Sotto i riflettori c' è il camper usato per le ferie. Una zanzara Anopheles, trasportata da un Paese tropicale, potrebbe aver trovato rifugio, o deposto le uova, nel caravan. Oppure potrebbe esservi entrata durante i trasferimenti, che hanno portato Sofia a pochi chilometri dagli aeroporti di Verona, Venezia e Treviso. «Capita sempre più spesso - dice Paternoster - ma le zanzare trasportate dall' estero restano attorno agli scali».
L' autopsia, oggi a Brescia, chiarirà se la morte sia stata favorita dall' esordio del diabete infantile. Gli ispettori del ministero della Salute vogliono accertare anche se la diagnosi di «faringite », con cui il 31 agosto la bambina è stata dimessa per la seconda volta dal pronto soccorso trentino, già contagiata dalla malaria, sia stata giustificata. Il diritto impone a tutti la ricerca di eventuali «responsabilità penalmente rilevanti » perché la zanzara che ha ucciso ha impresso il suo profilo nel sangue: la morte di Sofia però, visto che la natura è sempre innocente, difficilmente troverà in tribunale un colpevole.
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