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SBATTI I BENETTON IN PRIMA PAGINA – PURE IL "NEW YORK TIMES" MENA: ''IL BUON NOME DELLA FAMIGLIA E' CROLLATO COL PONTE''. LE ANOMALIE DELLE CONCESSIONI E DELLE ISPEZIONI SUL VIADOTTO MORANDI – ALTRI 40 AVVISI DI GARANZIA PER DIRIGENTI E TECNICI DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA – MENTRE LA DEMOLIZIONE È BLOCCATA PER LE TRACCE DI AMIANTO, I PM CONTESTANO L’AGGRAVANTE DELLA “COLPA COSCIENTE” – IL CROLLO COSTERÀ AD ATLANTIA ALMENO 500 MILIONI
1 – L’ARTICOLO DEL “NEW YORK TIMES” SUI BENETTON
DAGONEWS
L'ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUI BENETTON
Dall'articolo "Genoa Bridge Collapse Throws Harsh Light on Benettons’ Highway Billions", pubblicato dal "New York Times"
In un lungo articolo, pubblicato oggi sulla versione internazionale del “New York Times” (tre giorni fa sul sito), il quotidiano americano torna a parlare di Ponte Morandi e del crollo che getta un'ombra sulla famiglia Benetton.
David Segal e Gaia Pianigiani elencano le anomalie della privatizzazione all’italiana: “Non c’è dubbio che il contratto sia straordinariamente favorevole per i Benetton. Dura fino al 2038 e permette loro di aumentare i pedaggi ogni anno. al di là delle potenziali negligenze, il caso dimostra quelli che i critici accusano essere i profondi fallimenti sistemici nel processo di privatizzazione delle autostrade in Italia. Autostrade ha raccolto enormi profitti e così tanto potere che lo stato è diventato un regolatore in gran parte passivo”.
L’articolo, nel raccontare il crollo del viadotto e le ombre della famiglia, parla anche delle ispezioni gestite da Spea: “la compagnia effettivamente si autoregola, perché possiede la società responsabile delle ispezioni”.
luciano giuliana gilberto benetton
2 – CI MANCAVA SOLO L’AMIANTO – NELLA PILA 8 DI PONTE MORANDI SONO STATE RITROVATE TRACCE DI AMIANTO E QUINDI LA DEMOLIZIONE È BLOCCATA
3 – PONTE MORANDI 40 NUOVI INDAGATI C' È AMIANTO, SLITTA LA DEMOLIZIONE
Matteo Indice per “la Stampa”
La Procura ha infine optato per la scelta più radicale, andando a ritroso negli accertamenti di 25 anni almeno e con un principio chiaro: gli svarioni sul Ponte Morandi sono stati così tanti che vanno accesi i riflettori su 60 persone. Perciò sono iniziate le notifiche di altri 40 avvisi di garanzia nell' inchiesta sul crollo del viadotto che il 14 agosto scorso provocò 43 vittime (sul registro degli indagati erano già stati iscritti 21 nomi).
Nel mirino sono finiti nuovamente dirigenti e tecnici di Autostrade per l' Italia, della controllata Spea Engineering, delegata a monitoraggi e prevenzione rischi, e del ministero delle Infrastrutture. Sono accusati di omicidio colposo e stradale, disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti.
I pubblici ministeri contestano pure l' aggravante della «colpa cosciente»: secondo chi indaga da molti fu presa in considerazione l' ipotesi che il viadotto potesse crollare, ma alla fine si ritenne che non sarebbe successo e fu corso quel «gravissimo azzardo» che si è rivelato fatale.
Le anomalie ignorate
Uno dei nodi principali è il rinvio d' un maxi-progetto di ristrutturazione dei tiranti, il cui cedimento su uno dei piloni è ritenuto dai periti della Procura la più probabile causa dello scempio: fu elaborato da Autostrade nel 2015, ma è slittato fino alla tragedia. È convinzione degli investigatori che l' azienda lo abbia rimandato per drenare i costi (il valore dei lavori superava i 20 milioni) e per evitare che fossero compiuti collaudi e verifiche in corso d' opera, dai quali rischiava di scaturire uno stop al traffico. Ai funzionari ministeriali sono invece mossi addebiti poiché non segnalarono anomalie, nonostante al piano d' intervento fossero allegati report allarmanti.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova
I pm hanno deciso di andare indietro nel tempo poiché nel 1993 proprio i tiranti d' uno dei sostegni rimasti integri furono sottoposti a una ristrutturazione, che mise in luce deterioramenti potenzialmente diffusi ovunque. Il dirigente di più alto livello finora indagato è l' ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci, in carica per oltre 10 anni fino al gennaio scorso: la Finanza aveva segnalato la posizione del suo predecessore Vito Gamberale e in queste ore la Procura sta valutando se inviargli l' avviso di garanzia. È stata nel frattempo rinviata la demolizione con esplosivo di un pilone, poiché sono state rilevate tracce di amianto.
4 – GENOVA PESA SUI CONTI DI ATLANTIA IN VENDITA UN PEZZO DI AUTOSTRADE
Antonio Castro per “Libero Quotidiano”
Il crollo del ponte Morandi ha avuto un impatto pesante sui conti del gruppo Atlantia. Ed è stato l' acquisto del concessionario spagnolo Abertis (definito lo scorso ottobre), a trainare il fatturato. La società della famiglia Benetton ha dovuto accantonare ben 513 milioni di euro per far fronte alla demolizione e agli oneri connessi al crollo del viadotto Polcevera a Genova.
i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova
Presentando i conti agli analisti il gruppo guidato da Giovanni Castellucci ha comunicato un utile di 818 milioni, in flessione del 30% sul 2017, e ricavi in aumento del 16% a 6,9 miliardi. Senza il contributo di Abertis, consolidato negli ultimi due mesi del 2018, l' aumento sarebbe stato di appena il 2%. L' appesantimento sui conti nel 2018 tiene anche conto dei minori ricavi per pedaggio nell' area genovese, rimborsi e spese legali, incidono sull' Ebitda del gruppo Atlantia per 513 milioni di euro e sull' utile, a cascata, «circa 371 milioni».
Mentre gli investimenti operativi sono complessivamente pari a 1,125 miliardi, ieri è stato anticipato che l' assemblea dei soci (del prossimo 18 aprile), proporrà un dividendo di 0,90 euro per azione (-26% rispetto al 2017), in distribuzione a maggio 2019. Una cedola che potrebbe essere ritoccata al rialzo «Quest' anno pagheremo per il 2018 un dividendo di 0,90 euro per azione, è un "floor" e appena la situazione in Autostrade per l' Italia sarà più chiara e la dividend policy più visibile ci potrà essere un update», ha voluto puntualizzare l' amministatore delegato di Atlantia.
crollo ponte morandi genova foto lapresse 1
«Non sappiano quando possiamo tornare al piano annunciato quando abbiamo acquisito Abertis dipende da quando si sarà chiarita la situazione attorno ad Aspi. Diciamo: è una possibilità ma non siamo in grado di anticipare quando».
CONCESSIONI IN FORSE
Gli azionisti dovranno pazientare qualche mese per capire se il premio verrà incrementato. Anche perché «non mi aspetto prima di settembre» i risultati dell' iter di revoca della concessione di Autostrade per l' Italia avviata dal ministero delle Infrastrutture. «La situazione richiede tempo, indagini e controlli. Sono convinto che quello che ho detto a settembre sia ancora valido. Quindi servirà un anno da settembre».
Nel frattempo Atlantia intende «il rapporto tra debito ed Ebitda e valuta la possibile vendita di quote di minoranza in molti asset» ma «non ha urgenza ed ha molta flessibilità», ha precisato il manager: «Dipende dalle opportunità, dai tempi. C' è flessibilità nel nostro portafoglio e ci sono molti asset da cedere pensando alla vendita di quote di minoranza. Ma non c' è urgenza». Bene il traffico sia sulla rete autostradale (+0,2% su quella italiana e +2,7% su quella estera), sia negli aeroporti (passeggeri +4,2% per Aeroporti di Roma e +4,1% per Nizza).
APERTURA A NUOVI SOCI
Scorrendo le slide di presentazione dei risultati del 2018 salta fuori che valuta anche la possibilità di vendere «quota di minoranza in Aspi». Ma anche «l' opportunità di aprire il capitale delle nostre varie piattaforme ad investitori di minoranza» per «aumentare la potenza di fuoco». Ma tutto questo solo «quando la situazione si sarà chiarita con il governo».
Dal punto di vista della sicurezza Castellucci - che ad aprile concluderà il suo mandato alla guida della scoietà - assicura che da « ulteriori controlli possiamo confermare che la rete autostradale gestita dalla società è assolutamente sicura e non ci sono rischi». E conclude precisando che «stiamo cercando anche di capire cosa è successo».
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