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Noemi Penna per “La Stampa”
le chiappe di bart sulla pancia
Belli, sì. Ma potenzialmente pericolosi. Sono oltre 60 milioni gli europei a sfoggiare un tatuaggio: opere d' arte sulla pelle su cui vi è una bassa percezione del rischio, pur essendo responsabili di tre milioni d' infezioni.
A fotografare la situazione di un fenomeno in crescita è la Commissione Europea con un report sulle sostanze contenute negli inchiostri utilizzati dai tatuatori, sollevando la necessità di «regole più uniformi e controlli più stretti».
A causare problemi per la salute sono i colori iniettati, spesso scadenti o addirittura non autorizzati, seguiti a ruota dalla mancanza d' igiene nei laboratori dove vengono eseguiti i tatuaggi. Fattori di rischio per infezioni, allergie acute e ipersensibilità, che non si esclude possano anche far venire il cancro. Questo perché i pigmenti vengono associati a idrocarburi e metalli pesanti che possono entrare in circolo nel nostro organismo.
Pigmenti fuori legge
Il rapporto europeo - condotto per l' Italia da Arpa e Istituto Superiore di Sanità - evidenzia l' utilizzo di «pigmenti non prodotti specificatamente per i tatuaggi» e che in genere «mostrano bassa purezza. Oltre l' 80 per cento dei coloranti in uso sono organici e più del sessanta per cento di loro sono azopigmenti, alcuni dei quali possono liberare molecole cancerogene». E i rischi aumentano se si prende il sole o si fanno terapie laser.
Tra le sostanze pericolose trovate sul mercato europeo vi sono idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti così come contaminazioni microbiologiche, rinvenute nell' 11 per cento dei campioni analizzati. Lo studio specifica come «il rischio di cancro da procedure di tatuaggio non è stata né dimostrata né però esclusa», rimarcando come «in assenza di una raccolta sistematica dei dati, la reale prevalenza delle complicanze da tatuaggio è attualmente sconosciuta».
Ad aver presentato un' infezione è il 5 per cento dei clienti, a cui vanno sommati i reclami di complicazioni transitorie e inerenti al processo di guarigione. In ogni caso gli esperti propongono di «implementare l' attività di sorveglianza del mercato», anche on line, e «ulteriori campagne d' informazione sui rischi», spesso sottovalutati.
Situazione italiana
Anche se in Italia va meglio che in altri Stati, non esiste ancora una legge ad hoc. Secondo la fotografia scattata lo scorso anno dall' Istituto Superiore di Sanità, sono sette milioni gli italiani ad avere marchi indelebili sulla propria pelle, circa il 13 per centro della popolazione. Sono più donne che uomini, e una persona su cinque non ha firmato il consenso informato prima di sottoporsi all' operazione.
Una proposta di legge è ferma in Senato da tre anni: il ministero della Salute ha demandando alle Regioni il compito di regolamentare l' attività. E l' ultima a essersi uniformata è il Piemonte, che già nel 2003 aveva deliberato una normativa in materia, integrata a fine luglio dall' obbligo di formazione per chi esegue tatuaggi, così come piercing e trucco permanente.
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