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G. G. Vecchi per il “Corriere della Sera”
Il momento più imbarazzante è quando ammette di aver saputo che uno dei «Fratelli Cristiani» di Ballarat, Leo Fitzgerald, usava nuotare nudo con gli studenti e baciarli, e dice che la «convinzione generale» era che questo comportamento «eccentrico» fosse abbastanza «harmless», innocuo, aggiungendo: «Era certo inusuale, ma nessuno ci disse che dovevamo fare qualcosa».
Sono notti lunghe, per il cardinale australiano George Pell, «ministro» vaticano dell’Economia. Dalle 22 alle 2, a partire da domenica sera e per «tre o quattro audizioni», sta deponendo davanti alla Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse (La «Commissione reale sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori») che lo accusa, in sostanza, di avere coperto, negli anni ‘70 e ‘80, sacerdoti responsabili di abusi, permettendo che fossero trasferiti da una parrocchia all’altra, e di aver insabbiato gli scandali. Accuse che lo braccano da anni — Ballarat è la sua città natale e la prima diocesi — e lui ha sempre respinto.
Pell parla in collegamento video dall’Hotel Quirinale di Roma, una Bibbia per prestare giuramento, il tono posato, una premessa: «Non sono qui per difendere l’indifendibile. La Chiesa ha commesso errori enormi ma sta lavorando per rimediare». Alle audizioni in hotel assiste un gruppo di una quindicina di vittime guidate dal portavoce del «Ballarat Survivors Group» , Andrew Collins: «Vogliamo guardarlo negli occhi». Avevano lanciato in Rete una raccolta fondi per arrivare a 40 mila dollari e pagarsi il viaggio, hanno superato i duecentomila.
Ieri mattina il cardinale ha parlato faccia a faccia con Francesco. George Pell — prima a Ballarat, poi arcivescovo di Melbourne e di Sydney — è dal 2014 prefetto della Segreteria per l’Economia. Una delle udienze periodiche che il Pontefice ha con i capi dicastero, si dice. Ma è difficile non si sia parlato della deposizione. «Ho il pieno sostegno del Papa», ha detto il cardinale in serata, arrivando all’hotel Quirinale.
Di certo, l’8 giugno, Pell compirà 75 anni, l’età alla quale i cardinali di Curia sono «tenuti» a presentare rinuncia al proprio incarico. A Ballarat, Pell era consulente del vescovo Mulkearns, un insabbiatore. Il comportamento di Mulkearns fu «una catastrofe per la Chiesa», dice. Ma Pell respinge ogni responsabilità, pur ammettendo di aver prestato fede agli accusati: «In quel tempo, se un prete negava questi comportamenti, io ero fortemente incline a credergli», mormora. C’era l’istinto di «proteggere dalla vergogna l’istituzione».
Ad ascoltare c’è anche David Ridsdale, abusato dallo zio, padre Gerard Ridsdale, il più famigerato pedofilo australiano, ora in galera, col quale Pell abitò qualche tempo. Il cardinale assicura che non sapeva, nega di avere offerto al nipote soldi per il suo silenzio. E dice di volere incontrare le vittime.
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