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Corinna De Cesare per il “Corriere della Sera”
La Germania piegata dagli scioperi si rivolge alla vicina Polonia. È quello che è accaduto a Deutsche Post: il gruppo postale tedesco, che conta circa 500 mila dipendenti, ha fatto appello a una sua filiale polacca per limitare l’impatto dello sciopero dei postini tedeschi. Come? Chiamando postini polacchi.
Da mesi in Germania si susseguono astensioni dal lavoro in molteplici settori: treni e metro, asili nido, compagnie aeree e ora anche le poste. Le mobilitazioni, in questo caso, sono state organizzate dal sindacato Verdi per diversi motivi a partire dalla decisione di creare una nuova divisione pacchi con 10 mila nuovi posti di lavoro e una retribuzione inferiore rispetto alla media del gruppo.
Martedì l’ultima astensione dal lavoro di 2.000 postini. E così, secondo quanto riportato dal giornale tedesco «Tagesspiegel», il colosso postale si è rivolto alla sua divisione DHL paket nella vicina Polonia (distante circa 100 chilometri da Berlino) per limitare le conseguenze dello sciopero. Peccato che diversi postini DHL, con divisa di ordinanza, non conoscessero neanche una parola di tedesco come hanno segnalato alcuni lettori al «Tagesspiegel».
«Abbiamo ricorso provvisoriamente a dei colleghi di DHL Packet della Polonia - ha confermato al quotidiano tedesco un portavoce del gruppo - si tratta di postini esperti che sono volontariamente in servizio nella zona della capitale. La Polonia è molto più vicina a Berlino di quanto non lo siano alcune città tedesche come Bonn».
I postini polacchi sarebbero stati pagati con salario tedesco comprensivo di copertura dei costi e logistica, tanto che molti di loro, per il periodo di servizio, avrebbero dormito in hotel a spese dell’azienda. Ma la cosa non ha fatto molto piacere ai sindacati, Verdi in primis, che hanno definito la scelta «vergognosa e senza precedenti».
In passato dirigenti di Deutsche Post sono stati accusati di aver esercitato pressioni sui precari perché si astenessero dagli scioperi, minacciando di non rinnovare i loro contratti. Una questione su cui nei giorni scorsi era intervenuto persino il vice-cancelliere, Sigmar Gabriel che, secondo la «Sueddeutsche Zeitung», avrebbe scritto ai vertici dell’azienda una lettera in cui chiedeva il rispetto dei diritti dei lavoratori.
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