DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Antonello Piroso per "la Verità"
ALESSANDRO PREZIOSI CON ELETTRA
Il ragazzo che voleva essere Freddy Mercury, si ritrovò «beato tra le donne» di passaggio nell' omonimo programma tv, divenne attore vestendo i panni di Laerte nell' Amleto shakespeariano, interpretò film, fiction e soprattutto drammi teatrali -di cui fu anche produttore -, guardò dall' alto in basso Dustin Hoffman (nella serie kolossal I Medici, il collega gli suggerì la giusta intonazione nei dialoghi in inglese, quando andò per ringraziarlo la star gli rispose: «Per contratto non posso parlare con attori più alti di me»), cantò con Ornella Vanoni a Sanremo («Mi regalarono il mio primo giradischi, e il primo ellepì che ascoltai fu Insieme di lei e Gino Paoli; quando mi ha chiesto, avendomi visto in esibizioni canore "amatoriali", se volevo duettare con lei non ci potevo credere, un momento fantastico»), a 45 anni sente di avere una maggiore dimestichezza con il mestiere di vivere.
Che ora coincide con la promozione del film girato con Sarah Felberbaum Nessuno come noi. È così, Alessandro Preziosi?
«Andare in giro a raccontare il tuo lavoro è necessario e sempre stimolante. Anche se talvolta mi ritrovo in situazione psichedeliche: mi accorgo che a qualche mio interlocutore, più che parlare di quello che sto facendo, interessa scivolare nei cliché».
Quello per cui piace alle donne? E che lei fa finta di smitizzare dicendo: «Ma se mi scambiano in continuazione per Adriano Giannini!»?
«Anche. Oppure sul tuo essere padre, sul rapporto con le madri dei miei due figli, o su quello con la mia, di madre. E poi, invariabilmente, arriva la domanda: com' è che le fanno fare sempre le parti di quello bello e strafottente?».
Com' è che le fanno fare sempre le parti di quello bello e strafottente?
(Ride) «Per rendermi simpatico replico: ma io sono così nella vita».
Il professore che interpreta nel film è arido, cinico, saccente.
«Ma poi, lui che è ingabbiato in un matrimonio serenamente noioso, avendo confuso i sentimenti con l' endogamia, cioè l' accoppiamento con un componente del tuo stesso gruppo sociale, si ritrova a vivere una passione amorosa che cambia la scena e la prospettiva».
Una storia ambientata nella Torino anni Ottanta. C' erano le segreterie telefoniche...
«Le emozioni erano vissute in modo diverso. C' era il tempo sospeso dell' attesa».
Mentre adesso c' è la dittatura dell' istante, dell' ansia di trovarsi subito, di essere perennemente connessi.
«Il telefonino come un prolungamento del corpo umano, come lo descriveva Steve Jobs. Solo che alla fine è diventato troppo presente, centrale, ingombrante».
ALESSANDRO PREZIOSI IN MICHELE ZAGARIA
Lei è social?
«Ho cominciato a usare con parsimonia, e mai per la vita privata, solo Instagram, postando immagini o riflessioni su arte, cinema e teatro. A mia volta grazie a Instagram ho scoperto materiale fotografico o video inedito, per esempio su Freddy Mercury».
Il suo mito.
«A 13 anni lo vidi in quel pazzesco concerto a Wembley. Rimasi folgorato. La sua capacità di tenere la scena, uno spettacolo nello spettacolo, e quella folla oceanica in estasi».
Fu così che capì che sul palco, al centro dell' attenzione, voleva esserci lei, e decise di diventare attore.
«No. Dopo la laurea in giurisprudenza, nonostante potessi avviarmi a una carriera accademica e fossi diventato padre a 22 anni, salii a Milano con il desiderio di fare altro. Inizialmente il giornalista. Mi arrabattai, feci il cameriere, patii la fame.
Poi vidi un volantino che annunciava provini aperti per l' Accademia dei filodrammatici di Milano, dove mi presero. Il mio primo provino fu con Gigi Proietti, portai il Mercuzio del Romeo e Giulietta. Ma mi sentii davvero attore quando Antonio Calenda, che mi diede le basi su cui costruire la mia cultura teatrale, nel 1998 fece di me Laerte».
L' elenco dei suoi lavori teatrali, con tanto Shakespeare, ma anche il Cyrano e il Don Giovanni, e poi Eschilo, Pier Paolo Pasolini, Cesare Pavese, è più lungo di quello di film e fiction. Ma è stata grazie a una di queste, Elisa di Rivombrosa, che ha conosciuto la grande popolarità.
«Vuole sapere se mi pesa? No, perché il pubblico è un mondo che va rispettato, e sarebbe altezzoso e snob fare il... Preziosi. Arrivato a 30 anni, vinsi il Telegatto come personaggio maschile dell' anno, la sera della vittoria rimbalzai tra i party della movida milanese, ritrovandomi con Vasco Rossi. Vidi poi l' ultima puntata della seconda serie nella cucina della casa di Franco Zeffirelli».
ALESSANDRO PREZIOSI E GRETA CARANDINI
Roba da far perdere il senso delle proporzioni.
«Io ho incanalato quell' euforia, capitalizzando quell' esperienza, in termini di libertà di poter scegliere e progettare un mio personale percorso, costituendo per esempio la mia casa di produzione.
E comunque le fiction mi hanno regalato anche un' altra strepitosa possibilità: essere diretto da Antonio Frazzi in Per amore del mio popolo, la vita e la morte don Peppe Diana, assassinato dalla camorra a Casal di Principe. Un momento umano e professionale indelebile».
Popolo è un termine molto in voga oggi.
«Non mi sottraggo alla provocazione. Io penso che il governo di oggi stia facendo un cambio di stagione epocale, ha presente quello che si fa con gli armadi? È quasi un esperimento di trapasso antropologico molto forte.
Soprattutto le forze di maggioranza hanno aperto le porte della politica e delle istituzioni alla gente. Sono curioso di vedere dove sapranno arrivare, ma sarebbe un suicidio ritenere pregiudizialmente che ci stiano portando nel baratro».
Ha accordato lo Stradivari?
«Non vuole essere una sviolinata. In quella compagine ci sono pedine che non funzionano, e poi rimane una profonda remora: di scuola, di cultura non si parla, ed essendo io un padre e un uomo che cerca attraverso il suo lavoro di diffonderla, sono molto preoccupato. E non solo per i miei figli».
Ricordavo una sua presa di posizione pro Gianfranco Fini.
«Quando si alzò dalla poltrona e sfidò Silvio Berlusconi sulla concezione proprietaria di un movimento politico».
Il «Che fai, mi cacci?».
«Fu un gesto coraggioso di cui gli diedi atto. Dopo di che si è perso, e ha trascinato nella caduta anche la destra che aveva un suo radicamento sociale. Ma politicamente non mi sono mai sentito di appartenere ad alcun gruppo.
Guardo agli individui, e alle loro singole azioni, che valuto caso per caso senza furori o preconcetti ideologici. A sinistra, per esempio, mi piaceva Paolo Gentiloni, e sono stato alla Leopolda renziana perché sostenevo il referendum costituzionale, anche se feci un intervento che richiamava la necessità di non alzare muri con la parte del Paese che non era d' accordo».
Perché invece non le piaceva Pier Luigi Bersani?
«Trovavo fuorviante che andasse ospite dello show di Maurizio Crozza, bravissimo. Ma come, io sto cercando di credere e di fidarmi di te, e tu mi trasmetti un messaggio destabilizzante perché vai a ridere con quello che ti sfotte?».
Anche Giampiero Mughini ha inviato un messaggio spiazzante, un sottile distinguo tra stupro e sesso non consenziente sulle accuse rivolte a Cristiano Ronaldo.
ALESSANDRO PREZIOSI_sant agostino
«Stupro, sesso non consenziente, abuso: quando c' è coartazione della volontà, non ci sono dispute filologiche che tengano. Anche se devo essere sincero, di quella specifica vicenda non ho capito granché, se perfino gli avvocati dell' uno e dell' altra si sono persi carte e documenti.
La cultura della sopraffazione, come è ovvio, non mi appartiene e mi disgusta, e sto dalla parte delle donne, anche se il rischio di un cortocircuito perverso tra il vezzo della donna di farsi coscientemente preda e il vizio del maschio di farsi coscientemente predatore, è sempre dietro l' angolo».
Il mondo del calcio è apparso più garantista di quello del cinema, decisamente giustizialista.
«Il cinema è fatto da uomini e donne, veicola e ha al suo interno una morale che il calcio - universo maschile dove contano la vittoria e la supremazia dei numeri uno, che ci deliziano con le loro imprese sportive - non ha. Basti pensare agli scandali finanziari che hanno portato Sepp Blatter a uscire con disonore dalla Fifa, ma dopo anni».
Parla il tifoso del Napoli?
«E in gioventù della Juve di Platini. Ho pure il rammarico di non aver mai visto Diego Maradona giocare allo stadio San Paolo. Da tifoso è come chiedermi se vuoi più bene a mamma Juve o papà Napoli».
Ho l' impressione che non si farà amici in nessuna delle due curve. Ma apprezzo l' onestà della dichiarazione. Un indubbio segno di maturità.
«La maturità è un concetto complesso, un traguardo intimo più che anagrafico. Implica il raggiungimento di una serena consapevolezza, una minor ansia di prestazione.
Per molto tempo sono stato concentrato sul lavoro, in funzione di un riconoscimento delle mie scelte.
La mia vita privata è stata segnata da una paternità molto precoce, che mi ha portato a mitizzare il senso di responsabilità, che si accompagnava a un senso di inadeguatezza, pensando che quello che facevo non andasse mai bene, non fosse mai abbastanza per le persone più vicine e che amavo. Diciamo che sono proiettato verso il futuro in una maniera più sana, continuando a essere me stesso, ancora in mezzo a qualche turbolenza, ma smettendo di giudicarmi in continuazione».
Anna Valle e Alessandro Preziosi in Un amore e una vendetta
Cesare Pavese, da lei prediletto, si chiedeva: «Perché, quando si è sbagliato, si dice: un' altra volta saprò come fare, quando invece si dovrebbe dire: un' altra volta so già come farò?».
«Mai fare l' errore di pensare che la possibilità di sbagliare sia alle nostre spalle. Ma citazione per citazione, gliene regalo una dall' Amleto: "Sii onesto con te stesso e ne seguirà, come la notte segue il giorno, che non sarai mai falso con nessuno"».
ALESSANDRO PREZIOSIALESSANDRO PREZIOSI SUSANNA SMIT MARIA GRAZIA CUCINOTTA ALESSANDRO PREZIOSI ALESSANDRO PREZIOSI E GRETA CARANDINIAlessandro Preziosi
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