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T’AMMAZZO E TI DO L’ESTREMA UNZIONE - UN PRETE DI 53 ANNI, DON PAOLO PICCOLI, È STATO CONDANNATO A 21 ANNI E SEI MESI PER AVER STRANGOLATO UN PARROCO DI 92 ANNI IN UNA CASA GENERALIZIA DI TRIESTE - ERA STATO SCOPERTO A RUBARE UN CROCIFISSO E UNA COLLANA - LE PRIME INDAGINI AVEVANO FATTO PENSARE A UNA MORTE NATURALE, MA E' STATA LA PERPETUA AD ACCORGERSI DI UN PARTICOLARE INQUIETANTE…

Caterina Maniaci per “Libero quotidiano”

 

don paolo piccoli

Una casa in cui risiedono sacerdoti, un furto di oggetti sacri e di gioielli, un omicidio, la cui vittima è un anziano sacerdote, e tutt' intorno l' atmosfera di una città, Trieste, che di misteri ne possiede molti, e che ne è, da sempre, sfondo ideale. Ma in questa storia il mistero sembra già svelato. O almeno nella sua parte più ufficiale.

 

Il colpevole, secondo la sentenza della Corte d' assise di Trieste, è lui, un altro sacerdote, don Paolo Piccoli, 53 anni, condannato a 21 anni e sei mesi di carcere, per un delitto orribile: aver ucciso con le proprie mani, strangolandolo, un uomo di 92 anni, monsignor Giuseppe Rocco, un confratello, per un pugno di oggetti preziosi.

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Ricostruiamo la vicenda. La mattina del 25 aprile 2014, nella Casa del clero di Trieste, a via Besenghi, Eleonora Dibitonto, come ogni mattina, entra nella stanza da letto di monsignor Rocco, di cui lei è la perpetua. Nonostante l' età avanzata, monsignore, infatti, esercita ancora la funzione di parroco nella chiesa di Santa Teresa.

 

La donna si trova davanti una scena che la terrorizza: il religioso è a terra, non si muove, tutto vestito, come se si fosse alzato e si fosse preparato per uscire. Lei urla, accorrono in molti. Tra i primi ad arrivare, anche perché la sua stanza è proprio lì accanto, c' è don Paolo Piccoli. Non c' è tempo da perdere, dice, bisogna somministrare l' estrema unzione.

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E lo fa, con commozione, perché lui conosce bene, e da tempo, don Giuseppe. La morte è ormai accertata, si muove la macchina delle indagini, della burocrazia. In un primo momento, tutto fa credere che il decesso sia avvenuto per cause naturali. Il parroco aveva un' età avanzata, la salute barcollante, magari c' è stato un crollo improvviso, un colpo al cuore. Ma le cose, piano piano, si rivelano più complesse.

 

monsignor giuseppe rocco

il dettaglio La stessa perpetua fa notare un dettaglio strano: dal collo di don Giuseppe è scomparsa una catenina d' oro. Che fine ha fatto? Lui non se ne separava mai, insiste la donna, come può essere scomparsa?

 

L' indizio solleva i primi dubbi, poi gli accertamenti stabiliscono che la morte è avvenuta per soffocamento, ma che qualcuno deve aver «aiutato» questo processo mortale. Si riscontrano lesioni anomale, segni di mani sul collo. Si comincia a pensare che ci si trovi davanti ad un caso di omicidio.

 

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E nel mirino delle indagini degli investigatori finisce proprio don Paolo, che in un primo momento era stato ascoltato come testimone. Il movente viene individuato nel fatto che quest' ultimo avrebbe trafugato alcuni oggetti sacri, tra i quali persino un crocifisso e la famosa catenina che appartenevano al defunto. Monsignor Rocco avrebbe scoperto questi furti e per questo sarebbe stato ucciso.

 

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La catenina d' oro, con la sua traccia silenziosa e inesorabile, diventa la muta testimone del delitto, quel particolare che spesso e volentieri fa crollare la presunzione di aver concepito il delitto perfetto. Don Paolo viene collocato «a riposo» nella Curia dell' Aquila, in attesa del processo. E ora, la sentenza che, a giudicare dalle reazioni, sarebbe stata del tutto inaspettata per l' imputato e il suo avvocato difensore.

 

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sorpresa Don Piccoli, infatti, si difende accanitamente. Ripete di essere innocente, di essere vittima di un mostruoso inganno, e punta il dito proprio contro la perpetua, Eleonora. Sarebbe lei la vera omicida, la quale, invece, si è pure goduta una parte di eredità del defunto, gettando ogni colpa addosso a lui.

 

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L'avvocato dell' imputato, Vincenzo Calderoni, ha dichiarato che le sentenze vanno rispettate, ma rimane convinto dell' innocenza di don Piccoli e per questo, una volta lette le motivazioni, ricorrerà in appello. Un caso che ha sollevato molto clamore, perché appunto i protagonisti sono due sacerdoti. Qualche anno fa un altro prete è finito alla ribalta della cronaca nera con l' accusa e la condanna per omicidio.

 

La vicenda, consumatasi nell' Appennino aretino, è quella di padre Gratien Alabi, accusato di aver ucciso e fatto sparire il corpo di Guerrina Piscaglia, sua presunta amante, e per questo, nel 2016, è stato condannato a 27 anni di carcere. Il religioso si è sempre proclamato innocente. Una vicenda che ha tenuto banco a lungo e che ancora presenta alcuni lati oscuri. Senza contare che il corpo della donna non è mai stato ritrovato.