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Massimo Rebotti per corriere.it
Qual è il modello di partecipazione dei cittadini, dei simpatizzanti, che legittima di più le scelte di un partito? Le primarie o le votazioni sul web degli attivisti? Il duello tra Pd e Movimento cinquestelle vive il suo apice nei giorni delle primarie democratiche, ma è destinato a continuare per tutta la lunga campagna elettorale che porterà alle elezioni politiche.
L’ultimo botta e risposta è tra il presidente dem Matteo Orfini e il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, probabile candidato premier del M5S. I Cinquestelle, hanno definito obsoleta la votazione «di carta» delle primarie pd, contrapponendogli il «futuro» delle consultazioni online, che il Movimento gestisce con la piattaforma Rousseau. «Che tenerezza Di Maio — attacca Orfini su Twitter — costretto a commentare le nostre primarie con il fastidio di chi sa che un tale bagno di democrazia non lo farà mai».
Il Pd più di una volta nelle ultime settimane ha sottolineato i numeri molto bassi di partecipazione alle votazioni online per designare i candidati sindaco del Movimento cinquestelle nelle varie città. Per non parlare del caso di Genova, dove una decisione del web è stata poi ribaltata da Beppe Grillo, che non ha gradito la scelta di Marika Cassimatis come candidata. La risposta di Di Maio non si è fatta attendere: «Ricordo a Orfini — ha detto dagli schermi de La7 — che l’ultimo bagno di democrazia che ha fatto è stato quello del referendum che lo ha mandato a casa. Le uniche elezioni che vincono sono quelle che organizzano a casa loro».
Al di là della schermaglia, il tema di come si scelgono i candidati resta e riguarda anche il centrodestra. Diviso tra chi le primarie di coalizione le vorrebbe fare — Meloni e Salvini (tra l’altro la Lega farà le sue il prossimo 14 maggio)— e chi resta perplesso sull’utilità dello strumento, Berlusconi e Forza Italia. Tra l’altro, se si guarda alle elezioni francesi, il vincitore del primo turno, Emmanuel Macron, non è stato designato dalle primarie, mentre il candidato socialista Benoît Hamon, autore di una performance disastrosa, sì. Quindi, anche in futuro, a confrontarsi sulla designazione dei leader o sulle scelte da prendere, saranno tre posizioni: primarie di «carta», click sul web, niente di tutto questo.
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