RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1 - MELILLO E IL CASO DOSSIERAGGI «RACCOLTA DI DATI INIMMAGINABILE»
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
«Nella vicenda che ha riguardato il ministro Crosetto non c’è nulla che lasci intendere minimamente che abbia avuto radice in segnalazioni di operazioni finanziarie sospette e quindi, possibilmente, indicazioni del magistrato incaricato delle Sos, perché mancava proprio il file originario, nel senso che non c’era nessuna Sos. E questo rende palesemente abusiva e arbitraria l’attività svolta dal tenente Striano, che lui rivendica sotto la dizione “preinvestigazioni”».
Era l’8 marzo del 2003, e davanti al procuratore di Roma Francesco Lo Voi e alla sostituta Antonia Giammaria sedeva il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, per illustrare ciò che aveva accertato sui presunti dossieraggi avvenuti dietro lo scudo dell’ufficio che dirigeva da soli nove mesi. Quella deposizione rappresenta l’inizio della slavina che ha travolto il tenente della Guardia di finanza che lavorava negli uffici della Pna in via Giulia e l’ex sostituto procuratore nazionale antimafia Antonio Laudati, oggi principali indagati nell’inchiesta trasferita a Perugia […]
L’indagine era nata dalla denuncia del ministro della Difesa dopo alcuni articoli sui suoi redditi […] tra l’estate e l’autunno 2022 […] Un’attività «radicalmente abusiva dal punto di vista delle competenze del mio ufficio assolutamente inimmaginabili», denunciò Melillo ai colleghi «resa evidentemente possibile dalla precedente organizzazione dell’ufficio».
Dal caso Crosetto è emersa una realtà che il superprocuratore dipinge come sostanzialmente fuori controllo, fino al suo arrivo a giugno 2022. «Ho notato — spiega — che alcuni settori più delicati erano caratterizzati da una sostanziale assenza di regole scritte, finalizzate proprio al presidio delle garanzie per me irrinunciabili di trasparenza, correttezza e obiettività dei criteri di organizzazione».
Aggiungendo, in una relazione consegnata ai pm: «Le mie preoccupazioni sul più generale tema della tenuta delle garanzie di corretta e rigorosa gestione dei delicatissimi dati personali contenuti nelle Sos (che ormai annualmente riguardano 150.000 operazioni finanziarie e, direttamente o indirettamente, circa un milione di persone) sono state nel tempo condivise […] anche con il comandante generale della Guardia di finanza, il governatore della Banca d’Italia e con i direttori dell’Uif», cioè l’Unità di informazione finanziaria della banca centrale che si occupa di riciclaggio e finanziamenti del terrorismo.
Alla revisione dei protocolli della Pna, cominciata proprio dal gruppo Sos, s’è accompagnato un ricambio di personale che ha interessato più della metà dell’ufficio. A partire da Striano. Il nuovo gruppo guidato da un capitano appositamente individuato dal vertice della Finanza sta tuttora lavorando alle verifiche su ciò che è accaduto sotto la «gestione Striano»; sono venute alla luce cifre e circostanze inimmaginabili all’inizio dell’indagine, già trasmesse alla commissione parlamentare antimafia e alla Procura di Perugia, che probabilmente le sottoporrà al giudice del tribunale del Riesame la prossima settimana, quando si discuterà l’appello contro il rigetto della richiesta d’arresto nei confronti di Striano e Laudati. […]
2 - “INDAGINI SUL MINISTRO ARBITRARIE E ABUSIVE” MELILLO PUNTA IL DITO SUL METODO STRIANO
Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci,Giuliano Foschini per “la Repubblica”
L’indagine, o meglio «gli accertamenti pre investigativi», effettuati dalla Direzione nazionale antimafia sul ministro della Difesa, Guido Crosetto, sono stati «del tutto abusivi». Perché non muovevano “da nessuna Sos”, le Segnalazioni di operazioni sospette, di cui si doveva occupare la Dna. «Ma mancava anche una radice documentale, un collegamento, non solo del ministro Crosetto, ma di una qualsiasi altra persona di questa storia, alle finalità istituzionali della Direzione nazionale antimafia. Anche se ci fosse stata una Sos, avrei definito questa attività comunque abusiva».
Le parole sono del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, affidate ai colleghi romani in un lungo verbale agli atti dell’indagine di Perugia sulla centrale di dossieraggio e accessi abusivi di cui sono accusati di far parte il finanziere Giuseppe Striano e il magistrato Antonio Laudati.
Melillo parte dal suo unico incontro con Striano, avvenuto ad agosto del 2022, dopo una richiesta dello stesso finanziere. […] qualche settimana dopo quando nella stanza del procuratore nazionale arrivò Laudati, il magistrato che di fatto lavorava con Striano. «Aveva una comunicazione della dottoressa Giammaria», il pubblico ministero romano che per prima si è occupata della vicenda Striano. «Quando me la portò confesso che chiesi a Laudati: “Ma perché ha scritto a te e non a me direttamente?”.
Dalla nota chiaramente si capiva che c’erano indagini che riguardavano Striano del quale Laudati mi aveva sempre garantito non solo la competenza ma anche l’estrema affidabilità. “Guarda”, mi disse Laudati, “noi non c’entriamo niente: si tratta di accertamenti fatti con sistemi che noi non abbiamo della Finanza. Io su Striano — disse testualmente — metto la mano sul fuoco”. Tanto che scherzosamente, ma non troppo, dissi al collega. “Antonio quante mani hai da poterne disporre così facilmente?”».
Secondo la ricostruzione che ha fatto poi la procura di Perugia, a cui per competenza è passata l’indagine, quella comunicazione arrivata a Laudati fu in un certo senso un autogol della procura di Roma, in quanto in un certo senso lo avvisò dell’indagine. Anche perché — da qui la richiesta di arresto del procuratore umbro Raffaele Cantone — Striano avrebbe provato a depistare le indagini: cancellando messaggi e anche disattivando il trojan che gli avevano installato sul telefono.
[…] Striano […] «Senza alcuna delega», spiega il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, «svolgeva quelli che lui chiama “accertamenti pre investigativi”, ma l’accesso a una banca dati è un atto di indagine a tutti gli effetti». Per questo Melillo nel suo verbale è molto duro sulle modalità di organizzazione del lavoro che ha trovato al suo arrivo, ereditate da Federico Cafiero de Raho, oggi parlamentare dei 5 Stelle. […]
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