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COM’È TRISTE VENEZI! – LE PROTESTE CONTRO LA NOMINA DI BEATRICE VENEZI, COME DIRETTRICE MUSICALE DELLA "FENICE" DI VENEZIA, NON SI FERMANO ALLO SCIOPERO PROGRAMMATO PER VENERDÌ 17: GLI OLTRE 300 LAVORATORI DEL TEATRO SONO PRONTI A FERMARSI PER L'INTERA STAGIONE E POTREBBERO CHIEDERE LE DIMISSIONI DEL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI – LA DESTRA DIFENDE LA “BACCHETTA NERA” MELONIANA, PUNTANDO SULLA SUA POPOLARITÀ SUI SOCIAL, MA I SINDACATI REPLICANO: “UN DIRETTORE MUSICALE DOVREBBE ESSERE PER CURRICULUM E QUALITÀ RICONOSCIUTE…”
Estratto dell’articolo di Giampaolo Visetti per "la Repubblica"
La rivolta contro Beatrice Venezi non finirà con lo sciopero di venerdì 17, che farà saltare la prima del Wozzeck di Alban Berg. Se la nomina della direttrice musicale imposta dal governo Meloni non sarà revocata dal sovrintendente della Fenice, Nicola Colabianchi, la lotta degli oltre 300 lavoratori del teatro veneziano, tra cui 175 orchestrali e artisti del coro, salirà di livello. I musicisti si dichiarano pronti a fermarsi per l'intera stagione, bloccando tutte le cinque recite del Wozzek, la prima della stagione lirica in novembre e perfino il concerto di Capodanno.
lancio di volantini alla fenice di venezia contro la nomina di beatrice venezi 1
Già la prossima settimana potrebbe però partire la richiesta di dimissioni del sovrintendente, in carica da soli sette mesi, dopo che giovedì la sfiducia è stata messa nero su bianco. La petizione che gli chiede di andarsene, avanzata dal gruppo "Sconcerto grosso", in poche ore ha raccolto oltre 500 firme. L'appello che invoca invece un passo indietro di Venezi, è già oltre quota 15mila.
Venerdì, in un palcoscenico mondiale come Venezia, la protesta assumerà un profilo senza precedenti: assemblea pubblica in un campo del centro storico e concerto gratuito offerto alla città, sotto i riflettori dei media internazionali. […]
A preoccupare, il rifiuto di revocare l'imposta nomina della direttrice musicale, o le sue dimissioni, già anticipate da Colabianchi e dal sindaco Luigi Brugnaro. Sulla Fenice […] in queste ore si scontrano visioni opposte. Il ministro alla Cultura Alessandro Giuli, gli esponenti di FdI schierati con Venezi, Colabianchi e Brugnaro, considerano prevalente il "fattore pop assicurato da social e numero di follower".
Chi lavora alla Fenice pretende invece che un direttore musicale venga scelto "in base a curriculum e qualità riconosciute, dopo un percorso di conoscenza e fiducia" con i maestri dell'orchestra. «Sindaco e sovrintendente — dice il mezzosoprano Francesca Poropat — ci hanno chiesto perché siamo preoccupati. Dicono che Venezi è la regina di social e tivù e che siccome è giovane la Fenice farà il botto e potrà aumentare il prezzo dei biglietti. In realtà concerti e tournée, anche grazie al livello di direttori come Myung-whun Chung, sono esauriti da decenni: è umiliante accettare l'indifferenza totale per il valore artistico che un direttore musicale deve possedere».
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Netta l'autodifesa di Colabianchi: «Mai parlato di sessismo dell'orchestra — dice da Sassari — e mai pensato di affiancare un tutor al maestro Venezi. Insensata, oltre che impropria, una mia sfiducia per la nomina di una direttrice non gradita. Non sono un sociologo: tutta questa ostilità però mi sorprende, come lo scoprire che all'improvviso siamo un popolo di valutatori di qualità direttoriali. Venezi è già salita sul podio 500 volte, in tutto il mondo. Tra un anno, alla Fenice, dirigerà tre concerti e due opere: ci sarà il modo di valutare le sue qualità».
[…] «Ci accusano di sessismo — dice il violoncellista Marco Trentin — ma le donne sono la metà della Fenice. Ci accusano di essere di sinistra, ma la destra è in maggioranza anche tra noi. Abbassare il livello culturale, asservendo le sue istituzioni, è parte di un progetto di potere. Noi chiediamo una direzione musicale non imposta dalla politica e di livello-Fenice. Per questo tentano di liquidarci: speriamo che tutti comprendano la dimensione globale della posta in gioco a Venezia».
Nessuno cede: senza uno scatto di Venezi, invitata a dirigere in Georgia dalla nostra ambasciata e (secondo comunicato) "coperta da ripetute standing ovation", per il Grande Teatro della Serenissima si annunciano mesi di tristezza.
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