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Estratto dell’articolo di A.S. per “La Stampa”
Il mondo […] mentre ammira le vette che la tecnologia alimentata dallo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale conquista sul fronte medico, energetico e nella lotta al cambiamento climatico, non si accorge che sta erodendo le fondamenta stesse della sua civiltà. Quindi prima di […] finanziare e investire miliardi di dollari nello sviluppo della IA […], bisognerebbe «guadagnare tempo per rafforzare le istituzioni del XIX secolo» ed evitare «il crollo della democrazia» per accogliere un mondo ineluttabilmente segnato dalla presenza dell'IA in cui però sia l'uomo a poterla padroneggiare e non viceversa.
È il ragionamento che chiude un articolo a firma di Yuval Noah Harari, storico, e dei fondatori del Center for Humane Technology, Tristan Harris e Aza Raskin, apparso venerdì sulla pagine del New York Times. I tre ricercatori disquisiscono dei rischi legati allo sviluppo troppo rapido dell'Intelligenza Artificiale prendendo come spunto un sondaggio compiuto nel 2022.
«A 700 accademici di grido e ricercatori impegnati nelle aziende del settore venne chiesto di immaginare i rischi legati alla IA. Metà risposero che c'era un 10 per cento di possibilità - o persino di più - che il genere umano si estinguesse (o subisse un permanente depotenziamento)». Siamo sicuri, è la domanda che pervade l'articolo, che ne valga la pena? «Saliremmo su un aereo se sapessimo che ha il 10% delle possibilità di precipitare?».
Il nodo da sciogliere non è il rifiuto dell'IA, quanto la capacità di maneggiarla senza esserne travolti. Perché […] l'Intelligenza Artificiale «manipola e genera un linguaggio che ha le sue parole, i suoni e le immagini». […] «se la IA padroneggia il linguaggio» significa che «può hackerare e manipolare il sistema operativo della civiltà». Mangiandosi così l'intera cultura umana, divorando e annichilendo tutto ciò che è stato fatto in migliaia di anni e cominciando «a inondare il mondo con nuovi prodotti». […]
[…] L'uomo […] «non ha spesso diretto accesso alla realtà». Apprendiamo per riflessi culturali, sperimentiamo tramite un prisma di mediazioni e le nostre «visioni politiche sono plasmate dagli articoli dei giornalisti e dagli aneddoti degli amici». È una tela di relazioni a farci essere quel che siamo, essere nel mondo tanto che «il bozzolo culturale è stato finora tessuto da altri esseri umani. Ma cosa sarà invece sperimentare una realtà attraverso un prisma prodotto da un'intelligenza non umana?». […]
Siamo oltre comunque le scene da Terminator, […] è Matrix che assume «il controllo di tutta la società, prima con il controllo fisico dei nostri cervelli e quindi collegandoli al computer. Semplicemente padroneggiando il linguaggio, la IA avrà tutto ciò che serve per contenerci in un mondo stile Matrix di illusioni, senza sparare un colpo, senza impiantare alcune chip nei cervelli».[…]
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