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QUANDO L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE INCONTRA LA DEFICIENZA REALE - A FIRENZE UN AVVOCATO HA INSERITO DELLE SENTENZE DELLA CORTE DI CASSAZIONE INVENTATE DA CHATGPT: IL LEGALE AVEVA CONSULTATO IL CHATBOT PER VELOCIZZARE LA RICERCA, MA POI NON AVEVA VERIFICATO IL CONTENUTO DELLA RISPOSTA DEL SOFTWARE BASATO SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE...
giudice e intelligenza artificiale 1
Estratto dell'articolo di Alba Romano per www.open.online
Aveva usato ChatGPT per trovare riferimenti a sentenze della Corte di Cassazione italiana, salvo citarne nella memoria difensiva molte che non sono mai esistite. È accaduto nelle aule del tribunale di Firenze, in particolare della Sezione Imprese durante un procedimenti civile riguardo a una questione di tutela di marchi e diritto d’autore.
L’avvocato della difesa, secondo quanto hanno stabilito i giudici, avrebbe consultato l’intelligenza artificiale generativa di OpenAi per velocizzare la sua ricerca, senza però controllare in un secondo momento se effettivamente quelle sentenze fossero presenti. Il legale era stato accusato dall’altra parte di lite temeraria, quindi di aver volontariamente e con dolo inserito riferimenti fasulli per guadagnare un vantaggio processuale.
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Errare è umano, ma non solo. Soprattutto quando si ha a che fare con chatbot che fanno del loro unico scopo di esistenza la soddisfazione più completa e totale delle richieste del loro cliente e interlocutore. E più le materie o le richieste sono specifiche, più l’intelligenza artificiale si sforzerà di trovare delle risposte che possano esaurire la curiosità dell’umano.
Anche a costo di inventarsele di sana pianta. Ai giudici fiorentini è bastato un semplice controllo, infatti, per rendersi conto che alcune delle sentenze della Cassazione citate dal legale della difesa non erano semplicemente mai state emesse.
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In chiaro imbarazzo e messo all’angolo dall’errore grossolano, il legale si è giustificato spiegando che la responsabilità di quelle ricerche era da affibbiare completamente a una sua collaboratrice: «Non sapevo che fossero stati generati con l’intelligenza artificiale». [...]
Ha comunque riconosciuto l’omesso controllo da parte del legale, che a sua volta a chiesto che quei riferimenti inventati fossero stralciati dal documento perché ritenuti non decisivi per la sua strategia difensiva.
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