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QUANDO LA "SUPERCAZZOLA" BATTEVA LO SQUALO DI SPIELBERG - NEL 1975 IL BLOCKBUSTER AMERICANO ERA IN TESTA AGLI INCASSI DI TUTTO IL MONDO... TRANNE CHE IN ITALIA - IN QUEL PERIODO, LE SALE DELLA PENISOLA SI RIEMPIRONO SOLO PER "AMICI MIEI", DI MARIO MONICELLI - SPIELBERG SI INCURIOSÌ E STAVA PER COMPRARE I DIRITTI PER FARNE UN REMAKE NEGLI USA, MA L'INTERPRETE NON RIUSCÌ A SPIEGARGLI COS'ERA LA CELEBRE "SUPERCAZZOLA PREMATURATA" E IL REGISTA GETTO' LA SPUGNA... - VIDEO
Estratto dell'articolo di Stefano Della Casa per “La Stampa”
AMICI MIEI - SCENA DELLA SUPERCAZZOLA
1975. In tutto il mondo Lo squalo di Spielberg è in testa agli incassi e segna, dopo una quindicina di anni, il grande ritorno del cinema hollywoodiano come il preferito dal pubblico un po' ovunque. C'è un solo Paese che fa eccezione e quel Paese è l'Italia.
Negli anni in cui il cinema di Hollywood conosceva la più grande crisi, Cinecittà sfornava film d'autore (De Sica, Visconti, Antonioni...) e popolari (i western, i gialli, i Maciste, i poliziotteschi... ) che venivano esportati dovunque.
AMICI MIEI - SCENA DELLA SUPERCAZZOLA
E infatti in Italia, per l'ultima volta in quegli anni, c'è un film che sbaraglia il mostro marino dai denti acuminati. Il film si intitola Amici miei, lo dirige Mario Monicelli, l'interprete più noto è Ugo Tognazzi. È vietato ai minori di 14 anni, ma le sale si riempiono fin dalle prime proiezioni.
Spielberg, che oltre a essere un grande regista è anche un ottimo uomo d'affari, conferisce subito mandato a suoi legali di comprare di diritti per farne un remake negli Stati Uniti: «Se ha incassato così tanto, vuol dire che non dobbiamo farcelo sfuggire». Poi lo vede con a fianco un interprete che però non è in grado di spiegargli cosa sia la «supercazzola prematurata», e del remake americano non se ne fa niente.
ADOLFO CELI SASSAROLI IN AMICI MIEI
In compenso in Italia ci saranno ben due seguiti, (uno diretto da Monicelli, l'altro da Nanni Loy) e un prequel con la firma di Neri Parenti. E intorno al film sono fioriti innumerevoli racconti. Ad esempio, la toscanità di questo gruppo di benestanti di mezz'età con tanta paura della morte è opera di Monicelli stesso, perché colui per cui il film era stato scritto (Pietro Germi, morto l'anno prima) lo voleva ambientare a Bologna.
Oppure il gran rifiuto di Marcello Mastroianni a interpretare il film, timoroso di non essere abbastanza visibile in un cast collettivo, e anche di Raimondo Vianello, che era preoccupato di non poter seguire le partite di Coppa dei Campioni. O anche la profonda avversità di Monicelli per Duilio Del Prete che interpreta il barista e che il regista è costretto a tenere perché aveva già firmato il contratto.
Oppure la certezza, rivelata dallo stesso Monicelli, che per realizzare la scena più famosa del film (quella degli schiaffoni a quelli che si sporgono dal finestrino mentre il treno sta per partire) si è dovuti ricorrere a vagoni costruiti appositamente, perché quelli regolari avevano i finestrini troppo alti e rendevano impossibile la burla.
O, ancora, la curiosità sul film a luci rosse Annabella la calda monella, che campeggia nelle vetrine del cinema fiorentino dove il gruppo si attarda: il film non esiste, ma il manifesto che è esposto utilizza il disegno del film pecoreccio La nipote, girato in Veneto nell'anno precedente da Nello Rossati.
[...] Paradossalmente, però, è proprio sul set di questo film che Monicelli trova la compagna che sarà al suo fianco negli ultimi anni della sua vita. Come tanti studenti dell'epoca anche Chiara Rapaccini, studentessa militante nel movimento studentesco e aspirante artista, si presenta a Firenze per un posto come comparsa. Lei rimane stregata dagli occhi felini, vivaci e intelligenti del regista, Monicelli si accorge che quella ragazza così bella ed elegante ha un vero talento per il disegno.
I due iniziano a frequentarsi e poi vanno a vivere insieme, hanno una figlia, dirigono insieme un documentario sul quartiere romano di Monti, lei diventa un'artista rinomata, vivono una storia d'amore intensa e privata che durerà fino alla morte di Mario e che Chiara racconterà in Mio amato Belzebù, uno dei libri più interessanti sul mondo del cinema italiano.
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