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“QUI BALLANO TRENT’ANNI DI GALERA” – ANDREA SEMPIO, INDAGATO NELLA NUOVA INCHIESTA SUL DELITTO DI GARLASCO, NEL 2017 ERA STATO INTERCETTATO MENTRE PARLAVA DA SOLO IN AUTO, DOPO ESSERE STATO INTERROGATO DAI PM DI PAVIA: “FANNO A ME DOMANDE SU ALTRI CASI COME QUELLO DI BOSSETTI, DOMANDE DI GENETICA SU COME FUNZIONA IL DNA…” – ALL’EPOCA QUELLE FRASI NON FURONO CONSIDERATE RILEVANTI DALLA PROCURA, CHE ARCHIVIO’ IL FASCICOLO A CARICO DI SEMPIO – NON ERA STATA NEMMENO TRASCRITTA L’INTERCETTAZIONE IN CUI ANDREA RACCONTAVA ALLA MADRE: “SONO ANDATI A RIPESCARE DEI VECCHI TABULATI DOVE IO NOVE MESI PRIMA CHIAMAVO VERSO L’UNA DI NOTTE. IO, IN TEORIA, CHIAMAVO CASA DEI POGGI MA...”

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Estratto dell’articolo di Massimo Pisa per https://milano.repubblica.it/

 

andrea sempio

La risata esplode in cuffia. «Che da un lato ti fanno ridere, dall’altro… Quando pensi che… però c’è in ballo trent’anni di galera… Una pena minima di ventun anni…». Andrea Sempio sbadiglia. È l’11 febbraio 2017, il giorno prima è stato interrogato dal procuratore aggiunto Mario Venditti e dalla pm Giulia Pezzino sull’omicidio di Chiara Poggi.

 

L’indagato guida e ragiona a voce alta sull’articolo del codice penale che gli contestano: «Il 575, sì, però… lo so che è brutto trovarsi davanti questo articolo, il 575, o il 474...». All’ascolto c’è il luogotenente Silvio Sapone, il capo della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia, che nel brogliaccio lascerà soltanto la frase sui trent’anni di galera.

 

impronta riconducibile ad andrea sempio

L’altra sera l’ex carabiniere ha parlato ai microfoni de “Lo stato delle cose” sulla sciatteria di quelle trascrizioni e sulla sua considerazione finale a proposito della “completa assenza di elementi” a carico di Sempio: «Queste cose vengono valutate dal magistrato, la mia relazione conta quanto il due di briscola — ha ribattuto — io sono con la coscienza a posto. Voi dovete chiedere...». E il dito indicava verso l’alto.

 

Il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, e il suo aggiunto Stefano Civardi hanno preso nota della clip e valutano la convocazione dell’ex carabiniere nelle prossime ore.

 

MARIO VENDITTI E ANDREA SEMPIO

Ci sarà materia da chiarire a proposito degli audio presenti in quel fascicolo archiviato in fretta, cui Repubblica ha avuto accesso. Perché, ad esempio, nel prosieguo di quel monologo, compaia la frase «fatto a me domanda di genetica su come funziona il dna». E non l’intero e intellegibile, dagli audio numero 113 e 114: «Fanno a me domande su altri casi come quello di Bossetti (l’assassino di Yara Gambirasio, incastrato proprio dal dna, ndr). Fanno a me domande di genetica su come funziona il dna, su come funzionano, non lo so, gli aplotipi, quelle robe lì. Fan domande a me su questo!».

 

Dettagli, per carità. Come la totale omissione del colloquio del 9 febbraio, vigilia dell’interrogatorio, dopo il summit tra gli avvocati difensori e la famiglia Sempio. I quali mostrano sicura e anticipata conoscenza degli atti istruttori.

 

DELITTO DI GARLASCO - IMPRONTA ATTRIBUITA AD ANDREA SEMPIO

Andrea: «Praticamente sono andati a ripescare dei vecchi tabulati dove io nove mesi prima chiamavo verso l’una di notte o che…».

Madre: «Eh».

Andrea: «Eh, niente. Questo han trovato».

 

Madre: «E chi chiamavi verso l’una di notte?».

Andrea: «Che io, in teoria, chiamavo casa dei Poggi verso l’una. E allora mi dice, mi fa: non è che il Marco aveva chiamato a casa attraverso il tuo cellulare? Probabilmente sì. Io mi ricordo che lui chiamava a casa, però non mi ricordo che lui chiamava a casa, però non mi ricordo se gli avevo prestato il mio cellulare o meno. Può essere, ma chi cazz… si ricorda? Chiederò al Marco».

 

[...]

 

O la serenità, totalmente omissata (“Andrea chiama la madre. La donna riferisce del sit”) con cui la signora Daniela Ferrari, il pomeriggio del 15 febbraio (conversazione numero 303), riferisce l’esito della sua deposizione, molto meno complicata di quella del 2008 — fu lì che emerse lo scontrino del parcheggio di Vigevano, custodito fin dalla mattina del delitto Poggi — quando il figlio non era nemmeno indagato.

 

andrea sempio

Andrea: «Allora, com’è andata?

Madre: «Ma va, son stata dentro dieci minuti. M’han chiesto molto meno di quello che m’avevan chiesto l’altra volta quando son venuti là, sul posto di lavoro. Proprio tre cose in croce e basta».

Andrea: «E Giuseppe?

Madre: «Giuseppe è entrato solo a firmare qualcosa e basta, è uscito subito subito lui».

Andrea: «Ah, va bene, ok».

 

O infine la sicurezza con cui, già il 21 febbraio, tre settimane prima della richiesta d’archiviazione, la famiglia Sempio conosceva già il finale di quel fascicolo e già programmava di querelare l’avvocato di Alberto Stasi, Enrico Giarda, il promotore dell’indagine su di lui: «Certo. Ma il discorso è... te pensa che con quello che c’è nelle carte di Giarda direttamente il pm ha detto che è una mezza minc...

 

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Non c’eri te, c’ero dentro io e non era il pm, era, non mi ricordo, l’altra. Ce l’ha già detto che è una mezza minchiata e ce l’ha detto in faccia a me... e agli altri due avvocati... quindi ce l’ha detto... ce l’ha detto lui... loro stessi hanno detto che non c’è niente. Quindi, già questo ti dà una sicurezza in più».

 

Il riferimento ai magistrati Venditti e Pezzino, pur non presente in quella trascrizione dell’ambientale numero 421, è esplicito per chiunque ascolti.

 

MARCO POGGI

Va infine annotato un ultimo doloroso e oscuro monologo di Andrea Sempio, sulla sua auto il 17 febbraio 2017, ancora sull’amico suicida Michele Bertani: «Non abbiamo neanche una tomba, non abbiamo. Non abbiamo una tomba e non abbiamo niente. Non posso neanche andare a commemorarlo. [...]» [...]

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