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POMPIERI PIROMANI E PIRLOMANI - A RAGUSA 15 VOLONTARI DEI VIGILI DEL FUOCO APPICCAVANO LE FIAMME PER POI INTERVENIRE E INCASSARE L’INDENNITÀ DI 10 EURO L’ORA - ARRESTATO IL CAPO: INNESCAVA I ROGHI E DAVA L’ALLARME
Alberto Samonà per Libero Quotidiano
Non ti aspetteresti mai che ad appiccare un incendio siano i pompieri, coloro cioè deputati per natura e dna a spegnerlo. E invece, questo è quanto sarebbe avvenuto a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, dove quindici volontari dei Vigili del fuoco sono stati indagati con questa accusa. Il capo del gruppo, Davide Di Vita, 42 anni, è finito ai domiciliari. Una pratica disdicevole, ma che non sorprende, visto che spesso, specie in Sicilia, il dito è stato puntato proprio nei confronti di quanti vengono assunti per periodi temporanei. Fino ad ora, però, ci si è imbattuti soprattutto in casi isolati di piromani per interesse, ma non in un’organizzazione così capillare come quella sgominata ieri.
Pare che i quindici, in pratica un’intera squadra, avessero escogitato un meccanismo per ottenere più soldi: avrebbero acceso i roghi e poi simulato richieste di soccorso al 115 pur di racimolare qualcosa, 10 euro l’ora, cioè la somma che lo Stato versa in favore dei volontari dei Vigili del fuoco per i loro interventi temporanei. Se le accuse dovessero essere confermare non c’è proprio di che andar fieri.
A quanto pare, gli indizi nei confronti di questo gruppo di pompieri saltuari sarebbero abbastanza schiaccianti, supportati peraltro da intercettazioni video della polizia di Stato di Ragusa, disposte dalla locale procura, dalle quali emergerebbe chiaramente la condotta illecita della squadra.
I gps fatti installare dagli investigatori nei mezzi antincendio, infatti, hanno permesso di ricostruire le presunte condotte criminose e anche dialoghi da cui emergerebbe chiaramente la paternità dei roghi: «Loro sanno tutto, sanno che abbiamo dato fuoco»,questa una delle tante conversazioni intercettate, che dimostra come i presunti piromani si fossero accorti da tempo di avere gli inquirenti alle calcagna. Fra le condotte più gravi c’è, appunto, quella del caposquadra, che oggi lavora in una ditta per impianti refrigeranti e che ieri mattina è stato raggiunto dagli agenti della Mobile mentre era al lavoro: Di Vita, in più di un’occasione, si sarebbe allontanato a bordo di un furgoncino per andare ad appiccare i roghi.
Quindi, le telefonate al numero di emergenza e lecorse con le autobotti per spegnerli.Un comportamento, reso possibile grazie alla presunta connivenza degli altri vigili del fuoco volontari. Il tutto, sempre secondo imagistrati ragusani, al solo scopo di percepire le indennità.
Inoltre i volontari avrebbero chiesto aiuto ad amici e parenti, incaricati anch’essi di segnalare al 115incendi fantasma. Ovviamente, il «lavoro» maggiore sarebbe avvenuto nei giorni di afa, in cui il propagarsi dei roghi veniva facilitato anche dalle temperature elevate e dal vento di scirocco. E sempre dalle intercettazioniè emerso che la squadra di incendiari, in più di una occasione, sarebbe rimasta nei pressi dell’incendio,in attesa, a seguito della telefonata di segnalazione, di recarsi immediatamente sul posto per spegnere l’incendio e intascare, neanche a dirlo, i soldi per l’intervento. I fatti contestati sarebberoiniziatinel 2013 e si sarebbero protratti fino al 2015.
Ed è questa una delle ragioni per cui, con l’unica eccezione del caposquadra, il gip non ha autorizzato l’arresto per i suoi presunti complici, ma soltanto una denunciaa piedelibero.Pare anche che in un caso il capo del gruppo avesseavuto l’idea di voler fare scoppiare una bomba, sempre allo scopo di fare scoppiare unincendio divaste proporzioni e intascare i soldi per l’intervento.
A mettere i magistrati sull’avviso di quanto sarebbe avvenuto è stata una segnalazione effettuata dallocale comando provinciale dei Vigili del fuoco, che si era accordo di anomalie sulle modalità e sulla quantità delle richieste di intervento per incendi in zona. Da qui, le indagini e la successiva ricostruzione che ha messo in luce l’assurda truffa.
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