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Paolo Russo per “la Stampa”
Due indizi non fanno ancora una prova ma il sospetto che il virus stia rialzando la testa c'è. Negli ultimi quattro giorni infatti la discesa dei contagi si è fermata. Certo, domenica e lunedì, scontando il calo fisiologico dei tamponi nel weekend di casi se ne sono contati un po' meno rispetto al giorno prima. Ma sono sempre in salita rispetto alla settimana precedente. E il tasso di positività da giovedì a ieri è salito dall'8 all'11,7%.
Sempre ieri di contagi se ne sono contati 22.083, oltre 4.000 in più rispetto al lunedì precedente. Tra l'altro nelle ultime 24 ore sono risaliti anche i ricoveri: 7 in più i letti occupati nelle terapie intensive e 161 quelli nei reparti di medicina. Anche se i riflessi dell'aumento dei contagi su ospedalizzazioni e decessi si vedono rispettivamente dopo due e tre settimane. Ma che il vento potrebbe aver cambiato direzione lo dicono anche i numeri di alcuni Paesi europei.
In Germania nell'ultima settimana la discesa dei contagi ha frenato sensibilmente a un misero -2% e anche la Francia non è andata oltre un -9%. Ma in Olanda c'è già stata una brusca inversione di tendenza con il 50% di casi in più rispetto alla settimana precedente, mentre in Austria la risalita è stata del 12%, in Svizzera del 39% e in Portogallo del 4%. «Anche la discesa della curva relativa ai ricoveri in terapia intensiva è meno ripida di prima - sottolinea il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le applicazioni del calcolo «M. Picone» del Cnr - e lo stesso dicasi di quella dei decessi».
francesi sulle rive della senna in barba alle restrizioni per covid
Cosa ci sia dietro questo colpo di coda dell'epidemia è difficile da dire. Probabilmente un concausa di eventi, ritengono gli esperti. «La sensazione è che ci sia in giro un certo grado di rilassatezza e questo un effetto sull'andamento della curva dei contagi ce l'ha. Forse è passato il messaggio che avevamo lasciato l'epidemia alle spalle e si è persa l'attenzione», spiega Massimo Andreoni, presidente Simit, la società scientifica di infettivologia e malattie tropicali.
Un po' ha pesato anche il persistere del clima freddo, che fa stare più al chiuso gli italiani. Sicuramente, sostengono gli esperti di Speranza, non ha influito la presenza dei profughi ucraini, non vaccinati nel 65% dei casi, ma ancora troppo poco numerosi per fare da volano ai contagi. Che una bella spinta potrebbero riceverla invece da Omicron 2. I dati dell'Iss sulla sua presenza in Italia saranno pronti la prossima settimana, ma i tecnici della Salute sanno che si sta espandendo, essendo più contagiosa della versione originale, anche se non maggiormente aggressiva.
Se i numeri fanno temere un'inversione di rotta della pandemia, il governo, preso della più grave emergenza ucraina, prende tempo e rinvia alla prossima settimana la cabina di regia che dovrebbe definire una volta per tutte la road map delle riaperture, ferma restando la fine dello stato di emergenza il 31 marzo con chiusura della struttura commissariale, anche se chi ci lavora continuerà a occuparsi di campagna vaccinale e acquisto farmaci in una «unità di missione» istituita presso il ministero della Salute.
Il rinvio delle decisioni aiuterà a capire che piega stia prendendo la curva dei contagi, ma non piace alle Regioni, in pressing per velocizzare invece i tempi. Le richieste dei governatori sono già sul tavolo: a partire dal 1° aprile niente più Green Pass rafforzato per salire su i mezzi di trasporto, sedersi all'aperto al bar o al ristorante e per alloggiare in hotel; via le Ffp2 per salire su bus e metro o per andare a scuola; sport e altre attività all'aperto accessibili a tutti; stadi, teatri e cinema a capienza piena.
Intanto da giovedì si potrà tornare a far visita per 45 minuti ai propri cari ricoverati in ospedale e a consumare pop-corn e bibite al cinema e allo stadio. Prove di normalità in attesa di capire che tempo indicherà il barometro dell'epidemia.
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