DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Francesca Morandi per www.corriere.it
Ristoranti di lusso e pizzerie, ma anche la panetteria, la macelleria, la pasticceria. Ventiquattro vittime cadute nella trappola di Paola Francesca Pizzamiglio, 40 anni, natali a Codogno, casa a Vescovato, nel Cremonese, una carriera di truffatrice seriale del delivery, che un anno fa, in emergenza pandemica, il cibo d’asporto lo ordinava al telefono, se lo faceva portare a casa, senza mai pagare.
Escargot e pasta con il tartufo, vino e spumante. Palato raffinato, il suo. Una collezione di denunce in mezza provincia, un debito di 3.756 euro accumulato solo nel 2020.
Ma il conto è più salato. Si sfiorano i 9 mila euro con i colpi messi a segno nel 2019, l’anno d’inizio della carriera truffaldina della quarantenne. Il debutto in una gioielleria di Cremona. Il 13 aprile, la truffatrice acquistò un anello di brillanti e zaffiri, una catena in oro e due ciondoli in argento: 2.240 euro pagati con un assegno «cabriolet».
L’anno, il 2019, in epoca pre Covid. Francesca frequentava volentieri i ristoranti, pranzo o cena, a Cremona o fuori città. Sola o in compagnia di amici. Pagava, si fa per dire, con assegno, regolarmente scoperto. Oppure, offriva la tessera bancomat: «Signora, non la prende». «Mi scusi, passo domani». Arrivederci e grazie.
Truffa, insolvenza fraudolenta, ricettazione di assegni le accuse che hanno portato l’imbrogliona seriale davanti al giudice: un capo di imputazione lungo otto pagine, come l’elenco delle vittime e dei debiti. Per esempio i 215 euro di carne ordinati in macelleria. Oppure, il gioielliere che si è costituito parte civile.
Due anni fa diede la caccia a Francesca, la trovò. Era persino disposto a non denunciarla se solo gli avesse restituito i gioielli, ma lei candidamente gli spiegò: «Sono regali che ho fatto». Arrivarono i carabinieri, partì la denuncia.
Sul banco degli imputati, la truffatrice è in compagnia delle amiche Debora Orfeo e Stefania Merlo, 41 e 43 anni. Furba e ben informata, Francesca. Nelle prenotazioni online, spesso cambiava il nome.
A volte si presentava come amica, figlia, cameriera, parente di persone che del locale erano clienti. Si faceva spedire il menù, sceglieva e ordinava. «Purtroppo ci siamo fidati», il commento dei ristoratori truffati. Il periodo era difficile, l’asporto era l’unica occasione per lavorare. L’imputata ne ha approfittato.
Nella lista dei ristoranti di lusso truffati, prima e dopo la pandemia, figurano «La Borgata», alla periferia di Cremona (pasti ordinati per 400 euro) e l’«Umbreleer» di Cicognolo (150 euro).
La truffatrice aveva provato anche a «La Crepa» di Isola Dovarese. Ordinò su WhatsApp cibo d’asporto per 396 euro, ma le andò male: il titolare chiese il pagamento prima della consegna.
Non si è fatta mancare nulla, l’imputata: dalla torta (46 euro) comprata nella storica pasticceria Lanfranchi all’ombra del Torrazzo, al cibo per cani e gatti ordinati al telefono al negozio di Torre de’ Picenardi: 260 euro di scatolette che il titolare non ha più visto.
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