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Andrea Bassi per "Il Messaggero"
Se si vuole avere una misura di quanto il gioco illegale sta prendendo piede in Italia, basta prendere il primo parziale bilancio del Copregi. Un nome che dice poco. È uno di quegli acronimi utilizzati dalla Pubblica amministrazione quando deve battezzare comitati, commissioni e organismi vari. Quella del Copregi, il Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori, invece, negli ultimi mesi è diventata un'attività strategica.
L'organismo del quale fanno parte, oltre ai Monopoli, anche il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il Comando Generale della Guardia di Finanza e il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, nonostante sulla carta esistesse da anni, è stato attivato solo a marzo scorso grazie al direttore dell'Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, e ha iniziato ad operare da settembre.
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In poco più di sei mesi, polizia, finanzieri e carabinieri coordinati dal Copregi, hanno scovato 250 sale illegali, chiuso un centinaio di bische, messo sotto sequestro oltre 2 mila macchinette illegali e comminato sanzioni per oltre un milione di euro.
Dopo 240 giorni di chiusura delle sale legali, i giocatori italiani si sono spostati in massa sull'illegale. Ai Monopoli, guardano con sempre maggiore preoccupazione ai numeri del fenomeno. Durante l'intero 2019, sul cosiddetto canale fisico, ossia nelle sale scommesse, in quelle slot, nei tabacchini, nei bar, sono stati giocati complessivamente 74,1 miliardi. Una cifra che tiene conto anche delle vincite rigiocate.
L'ANDAMENTO
Nel 2020, l'anno della pandemia e del lockdown delle sale, il giocato è sceso a 39 miliardi. Che fine hanno fatto i 35 miliardi mancanti? «Non sono spariti», dice Minenna. «Una parte di quelle somme è rimasta nel gioco legale, si è semplicemente spostata dal canale fisico a telematico. L'altra parte», prosegue, «riteniamo che sia finita nei circuiti illegali».
Sul canale telematico nel 2019 gli italiani hanno puntato 36,4 miliardi. Nel 2020 le scommesse sull'online sono cresciute di 13 miliardi, a 49,2 miliardi, decretando tra le altre cose il sorpasso sulle sale. Seguendo il filo del ragionamento di Minenna, sarebbero dunque 22 i miliardi che sarebbero andati a finire nel buco nero dell'illegale.
Il danno registrato dallo Stato è enorme. La tasse sulla raccolta perse hanno superato i 4,5 miliardi di euro. Per gli utenti, inoltre, è sempre più difficile distinguere i legale dall'illegale. Non di rado accade che il canale illecito spacci le sue giocate per legali. A volte persino producendo ricevute con il logo falsificato dei Monopoli.
«Per fronteggiare questo fenomeno, spiega Minenna, «a maggio l'Agenzia metterà a disposizione dei consumatori una App che dirà al giocatore in tempo reale se la giocata che sta facendo è su un canale lecito o illecito».
Una innovazione importante. Ma dall'esplosione dell'illegale si può trarre, forse, un'altra lezione: chiudere le sale e ridurre le occasioni di gioco, non riduce, come qualche politico pensava, la dipendenza dei giocatori patologici. Sposta solo il gioco dalla legalità all'illegalità. Lo sommerge, arricchendo le mafie, ma non lo elimina.
Un tema che potrebbe tornare di attualità non appena le restrizioni dovute al Covid saranno superate e le sale riaperte. Diverse Regioni e molte amministrazioni comunali negli ultimi anni, hanno introdotto misure stringenti sulle distanze che le sale devono avere dai punti sensibili e gli orari da rispettare. Regole che, già prima del lockdown per il Covid, stavano espellendo il gioco legale da diverse zone del Paese. Minenna intanto propone «un tavolo di coordinamento per arrivare a un testo unico dei giochi». Una disciplina concordata che consenta di superare le criticità emerse in questi anni.
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