RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
The people have spoken.
Accounts who doxxed my location will have their suspension lifted now. https://t.co/MFdXbEQFCe
— Elon Musk (@elonmusk) December 17, 2022
TWITTER: MUSK ANNUNCIA RIPRISTINO ACCOUNT GIORNALISTI
(ANSA-AFP)- Elon Musk ha annunciato durante la notte che farà ripristinare gli account su Twitter di vari giornalisti che erano stati banditi dal social media di sua proprietà e che lui accusava di essere una minaccia alla sua famiglia per aver postato i movimenti del suo jet privato. "La gente si è espressa. Gli account che hanno diffuso la mia posizione si vedranno togliere la sospensione da ora", ha detto il tycoon, patron di Tesla e SpaceX e dello stesso Twitter, dopo aver proposto un referendum fra gli iscritti. Dei 3,9 milioni di persone che hanno preso pèarte, fa sapere, il 59% ha votato per il ripristino.
TWITTER LE PUGHE DI MUSK
Riccardo Luna per “la Stampa”
Da giovedì notte, quando Elon Musk ha sospeso da Twitter alcuni giornalisti americani affidando la loro riammissione a un ridicolo sondaggio online, cerco di trovare un senso a questa storia, anche se questa storia, come diceva il poeta, un senso non ce l'ha. Perché fino a questo momento le mosse di Elon Musk nella gestione del social network, comprato per 44 miliardi di dollari alla fine di ottobre, sono state spiazzanti, arroganti, a volte anche violente. Ma in un certo senso sono state coerenti con una certa cultura della Silicon Valley.
Prendete il licenziamento di massa: la metà dei dipendenti avvisati con una email notturna. Ma anche il grande Steve Jobs fece qualcosa di simile quando tornò alla Apple dopo essere stato in esilio: licenziò quattromilacento persone in un colpo solo. I licenziamenti in Silicon Valley sono l'altra faccia delle carriere meteoriche. Poi c'è stata la richiesta ai dipendenti di lavorare "hardcore", senza limiti di orario e in presenza, altro che smart working; richiesta accompagnata dall'ultimatum, accettare o andarsene.
Ma la Silicon Valley è stata costruita da startupper che passavano le notti in ufficio, le foto dei sacco a pelo vicino alle scrivanie non sono di adesso, sono degli anni '90. Poi c'è stata la riammissione di qualche migliaia di utenti di estrema destra banditi (oltre a Donald Trump): ma anche qui, Musk ha preso Twitter sventolando la bandiera della libertà di espressione, ha semplicemente ridato una chance a tutti, e infatti appena uno di loro, il rapper Kanye West, ha twittato la sua ammirazione per Hitler è stato bannato di nuovo.
E infine la gestione erratica del prodotto, nel tentativo di cambiare le cose e trovare nuove fonti di ricavo: una strategia tipica della Silicon Valley che va fiera della massima "move fast and break things", vai veloce anche se romperai qualcosa; e persino sensata se si considera che Twitter da sempre cerca una strada che lo faccia crescere come gli altri social network.
Fin qui insomma Elon Musk poteva non piacere ma in quello che faceva c'era un senso. Questa storia dei giornalisti è diversa. Tutto parte da un profilo Twitter, creato qualche anno fa da un ragazzino, che automaticamente pesca i dati dei piani di volo e twitta in tempo reale gli spostamenti del jet di Elon Musk (non solo il suo, ma @elonjet è il profilo di maggior successo). Già in passato Musk si era lamentato della cosa e appena arrivato a Twitter ci ha tenuto a dire che avrebbe difeso la libertà di espressione persino di un profilo che detesta come @elonjet.
elon musk fischiato allo spettacolo di david chapelle 3
È passato poco più di un mese e lo ha sospeso. Perché ha cambiato idea? Perché il clima attorno a Musk è molto cambiato. Un episodio lo spiega benissimo. Qualche sera fa a San Francisco era l'ospite a sorpresa dello spettacolo teatrale di un comico di successo, il suo amico Dave Chapelle. È arrivato sul palco introdotto dalla frase: ed ecco a voi l'uomo più ricco del mondo! Non il massimo dell'eleganza. Ed è stato subissato di fischi.
elon musk fischiato allo spettacolo di david chapelle 1
Chapelle ha provato a difenderlo, ha scherzato sul fatto che chi fischiava forse era stato licenziato, oppure aveva posti brutti a teatro, ma i fischi sono aumentati. Allora Musk, pensando di fare il simpatico, ha gridato nel microfono uno dei tormentoni dello show, una frase volgare che però in altri contesti ha fatto ridere. Ha urlato: «I am rich, bitch!», sono ricco, puttana. Goffo, patetico, imperdonabile. Cosa c'entra con la posizione del suo jet?
elon musk fischiato allo spettacolo di david chapelle 6
C'entra: negli aeroporti dove atterra infatti oramai trova contestatori ad attenderlo e in America è un attimo che il boo del teatro diventi una pistolettata. Insomma, una questione di sicurezza, ha detto: date pure la posizione del mio jet ma non in tempo reale. Anche qui, un senso c'è. Ma i giornalisti sospesi no. Sospendere una dozzina di giornalisti che si sono limitati a riportare la vicenda di @elonjet è censura. È prepotenza. È arbitrio. Ma soprattutto è insensato.
Se dici di voler fare di Twitter la grande piazza del mondo e poi sospendi dei giornalisti che ti criticano, stai creando la piazza di un regime. Un posto dove affacciarti dal balcone per chiedere al popolo osannante: quando li riammettiamo? Ora o fra una settimana? Su votate. L'Onu è intervenuta per dire che si tratta di «un pericoloso precedente».
E infatti Twitter ha sospeso anche il profilo di Mastodon, un minuscolo social che secondo alcuni potrebbe fare concorrenza a Twitter. Perché il più grande innovatore del nostro tempo stia facendo di tutto per assomigliare ad un piccolo dittatore resta un mistero. Questa cosa non ha nessun senso, porterà alla fine di Twitter e non farà bene alle nostre democrazie.
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